16 Maggio 2024
“L’emendamento presentato dal Mef sul cosiddetto Superbonus ha chiarito che, a fronte di operazioni di sconto in fattura e di acquisto di crediti fiscali, è confermata la possibilità di spalmare il credito fiscale in 4 anni” ma “permangono elementi di retroattività” scrive l’ABI in una nota diffusa ieri.
“In particolare – continua il comunicato – per i beneficiari diretti delle detrazioni relative alle operazioni attivate tra l’inizio del 2024 e l’entrata in vigore della legge di conversione, e per le banche e altri intermediari finanziari che si vedrebbero ridotte dal 2025 le voci compensabili, incidendo quindi anche sui crediti maturati negli anni passati“. Inoltre, “verrebbero escluse le componenti relative ai contributi previdenziali, assistenziali e ai premi per l’assicurazione contro gli infortuni del lavoro e le malattie professionali“.
Secondo l’associazione “in questo modo per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti: dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto, con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti“.
Un aspetto particolarmente rilevante per gli istituti, “tenuto conto delle indicazioni della Banca d’Italia di gennaio 2021 e di luglio 2023 sugli acquisti dei crediti rivenienti dai bonus edilizi“.
Via Nazionale, infatti, ha indicato la necessità che “le banche definiscano adeguate politiche e processi di governo e gestione del rischio, in modo da assicurare che i plafond di acquisto siano definiti in funzione della capienza attuale e prospettica della posizione debitoria dell’istituto nei confronti dell’erario, evitando così l’acquisto di un ammontare di crediti non congruo rispetto ai debiti utilizzabili per la compensazione. Auspichiamo quindi – conclude la nota – che parlamento e governo prendano nella dovuta considerazione anche tali importanti elementi“.
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