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CASALMAGGIORE – Dopo le ferite inferte dal terremoto del 2012, la chiesa settecentesca di Maria Immacolata, più conosciuta come chiesa del Morotto, in via Azzo Porzio, è tornata pienamente accessibile al termine dei lavori di consolidamento effettuati ed ora è frequentata per il rosario ogni giovedì sera. L’altra sera il momento di preghiera e la messa sono stati presieduti da don Cesare Castelli.

L’edificio sacro venne eretto con le offerte devozionali nel 1777 sul sito di una più antica cappella, della quale fu inglobata una muratura affrescata con l’effigie della Vergine. «Si racconta – spiega il parroco-abate don Claudio Rubagotti – che un ragazzino, affidandosi alla Madonna, sarebbe stato salvato dalle acque del Po e da una possibile brutta fine tra le pale di un mulino. L’episodio sarebbe stato dipinto su un muro e da qui sarebbe nato il nome ‘Morotto’».

La comunità ha visto dunque la rinascita di questa chiesetta che ha sempre goduto di una profonda devozione da parte dei fedeli della zona. Tuttavia, i danni strutturali riportati durante il sisma, che colpì duramente l’Emilia Romagna e le aree limitrofe della Lombardia, avevano compromesso la sua stabilità, rendendo necessario il suo parziale abbandono.

«I lavori di restauro hanno interessato la messa in sicurezza della parte absidale, la sezione maggiormente colpita», ricorda don Claudio. Nonostante tutto, una piccola apertura è sempre stata mantenuta per permettere ai fedeli di dare uno sguardo all’interno, mantenendo viva la connessione spirituale con questo luogo sacro.

Il progetto di restauro, curato dall’architetto Leonardo Stringhini e approvato dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, ha visto il contributo determinante della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, che ha stanziato 20mila euro. A questa somma si è aggiunto un generoso contributo di 10mila euro da parte di un privato, che ha preferito rimanere anonimo, oltre a varie donazioni da parte dei fedeli. Complessivamente, il progetto ha raccolto 42mila euro, somma sufficiente a dare una nuova speranza alla comunità.

«Gli interventi non sono sono ultimati – osserva don Rubagotti -. Oltre alla continuazione degli interventi strutturali, occorrerebbe anche effettuare il recupero degli affreschi che sono stati danneggiati dalle infiltrazioni d’acqua». I lavori sono stati eseguiti da una ditta di Rivarolo Mantovano.

Va ricordato che un gruppo di cittadini, guidati da Antonio Formica e Luigi Borghesi, molto legati all’edificio sacro, anni fa fa si era attivato con la campagna «Salviamo la chiesa del Morotto» perché si potesse arrivare alla riapertura al culto. La chiesetta del Morotto, prima del terremoto, era sempre aperta grazie a Formica e alla moglie tutti i giorni e, specialmente, nel mese mariano di maggio, vi venivano celebrate anche alcune messe o recitati dei rosari. Il primo a muovere alcuni passi verso la sistemazione della chiesa era stato a suo tempo don Mario Martinengo, ex parroco di San Leonardo, con attenzione anche da parte di don Alberto Franzini. «Adesso – riferisce don Claudio – l’idea è di celebrare in chiesa almeno una messa al mese».



 

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