Superbonus, con l’annuncio dello spalma-crediti si temono gli effetti negativi per tutti gli operatori del settore: professionisti, imprese, banche, intermediari finanziari, cittadini. Spaventa il prospettato allungamento a 10 anni delle detrazioni relative ai contributi edilizi. Diamo un’occhiata alle ultime novità.
L’addio al Superbonus 110% e l’emendamento spalma-crediti comporta inevitabilmente delle conseguenze alquanto negative per i professionisti.
Pur comprendendo e condividendo la necessità di salvaguardare i conti pubblici, la modifica del criterio di ripartizione delle spese del Superbonus in 10 anni, anche se a partire dalle spese sostenute dal 1 gennaio 2024, previsto come un obbligo anziché come mera facoltà, esteso anche alle spese del sismabonus e a quelle del bonus barriere architettoniche, lede i diritti acquisiti da cittadini, imprese e professionisti che hanno fatto affidamento su una legge dello Stato, e costringerà gli stessi, ad anno in corso, a modificare operazioni economiche molto impattanti sui propri bilanci e sui cash flow
, è quanto dichiarato dalla vicepresidente di Confprofessioni, notaio Claudia Alessandrelli, coordinatrice del gruppo di lavoro di Confprofessioni, istituito che segue e monitora la normativa del Superbonus 110% e di tutti i bonus edilizi.
Superbonus, cosa rischiano i professionisti con lo spalma-crediti
Facciamo un passo indietro e torniamo all’annuncio dello spalma-crediti per il Superbonus da parte del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, dopo aver partecipato ai lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus. Come risaputo, il governo ha ipotizzato un intervento su spese già sostenute, con l’obbligo di spalmare i crediti su 10 anni del Superbonus, bonus barriere architettoniche e sisma bonus.
Anche se è necessario attendere il testo di conversione del decreto-legge 39/2024 che uscirà dall’Aula del Senato questa settimana e che poi passerà alla Camera per il via libera definitivo, si temono già gli effetti negativi. Secondo Alessandrelli, dopo la chiusura del Superbonus è necessario individuare una strategia alternativa per conseguire gli obiettivi della sostenibilità energetica del nostro patrimonio edilizio e di sostegno al settore dell’edilizia, al fine di recepire la cosiddetta Direttiva “Case green”.
Si tratta, infatti, di un obiettivo certamente arduo da perseguire per l’Italia, considerando che nel nostro Paese circa 1,8 milioni di edifici residenziali sul totale di 12 milioni rientrano tra gli edifici più energivori (con classe energetica G), 9 milioni di edifici residenziali ricadono in classe E, F e G, mentre il Superbonus 110% ha riguardato sino ad ora meno di 500mila edifici.
In questa fase, diventa indispensabile accorpare tutti i bonus sotto un’unica detrazione fiscale di portata inferiore, eventualmente rimodulando i meccanismi, con modalità di incentivazione differenziata. Infine è imprescindibile definire un sistema di norme chiare e di facile interpretazione ed applicazione da parte degli operatori economici e dei cittadini beneficiari, evitando modifiche della disciplina troppo ravvicinate alle scadenze, oltre che prevedere per le misure agevolative un orizzonte temporale di riferimento sufficientemente stabile nel medio e lungo periodo
, è il commento conclusivo della vicepresidente di Confprofessioni.
Superbonus news
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Superbonus, effetti negativi dallo spalma-crediti: immagini e foto
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