Pnrr: dove funzionano le riforme del piano
Le riforme rappresentano la condizione cruciale perché la Recovery and Resilience Facility (Rrf), la linea di finanziamento attivata a livello europeo per uscire dalla crisi indotta dalla pandemia, abbia successo. Gli investimenti dei piani nazionali, infatti, possono contribuire alla crescita, ma non possono, da soli, curare i problemi della stagnazione economica dell’Ue. Per questo occorrono riforme, in particolare nel caso dell’Italia, il maggior beneficiario dei fondi europei. Se l’Italia dovesse fallire nell’attuazione di queste riforme, la possibilità di ricorrere nuovamente al debito comune, in settori come la difesa, la transizione verde o la ricostruzione dell’Ucraina si scontrerebbe con un’opposizione insuperabile. Per questo motivo, è importante fornire prove dei progressi nell’adozione delle riforme concordate nell’ambito del Pnrr.
Giavazzi Francesco, Goretti Chiara, L’Economia – Corriere della Sera
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Esg, i nuovi standard. Ue 2 mila imprese all’esame
Dopo l’enfasi iniziale, a luci spente, e quasi in sordina, la Csrd, la nuova direttiva europea che rende il bilancio di sostenibilità obbligatorio per le imprese, è entrata ormai nel vivo. Per tutte le grandi società, banche, assicurazioni, quotate e non, già coperte dalla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (Nfrd), la novità è che a partire dal 2024, con pubblicazione nel 2025, dovranno aggiungere informazioni tecniche più dettagliate e complesse per redigere il nuovo reporting di sostenibilità. La Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive) prevede un’attuazione graduale, ma già nel 2026 le società più grandi, che non rientrano nell’ambito della Nfrd, quindi esentate fino a questo momento dal produrlo, dovranno completare i loro primi bilanci (allineati alla Csrd) per l’anno fiscale 2025.
Vito De Ciglia, Affari&Finanza – La Repubblica
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La Cina sta vincendo la partita globale dei minerali
D opo aver capito tardi i rischi della dipendenza dal gas russo, l’Europa prova a curarne per tempo un’altra, ugualmente strategica. Riguarda le materie prime critiche, una trentina di elementi insostituibili per le industrie verdi, hi-tech e della difesa il cui consumo esploderà e che oggi la Ue importa quasi per intero, per lo più da un solo fornitore, spesso cinese. Sono il litio, il nickel e il cobalto delle batterie elettriche, il boro delle turbine eoliche, il magnesio per aerei e satelliti, le terre rare di schermi e laser. Un passo è fatto: due mesi fa è entrato in vigore un regolamento che ha l’obiettivo di ridurre questa dipendenza, da un lato incrementando estrazione e raffinazione in Europa, dall’altro accordandosi con i Paesi ricchi di risorse per diversificare le forniture.
Santelli Filippo, Affari&Finanza – La Repubblica
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