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A rischio in Italia quasi 9.200 aziende: e le prospettive anche per il prossimo anno, non sono affatto confortanti.

È quanto emerge da un report realizzato da Allianz Trade. Secondo il documento, che prende in esame tutti i paesi dell’Eurozona, dopo due “rimbalzi” del 2022 (+1%) e del 2023 (+7%), le insolvenze sono destinate ad accelerare nuovamente nel 2024, attestandosi su un aumento del 9%, per poi stabilizzarsi, nel 2025, su livelli molto elevati. L’Italia non farà eccezione, registrando un aumento pari al 19%.

Il 2024 si candida quindi a essere un altro anno nero, con un numero di default dovrebbe infatti aumentare ancora per la terza volta consecutiva. “In questo contesto – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardiè purtroppo l’edilizia a registrare le maggiori sofferenze. Sono 8.500 le imprese edili a rischio di liquidazione giudiziale a causa della sostanziale incedibilità dei crediti legati ai lavori per il Superbonus. Le banche hanno ormai chiuso le porte a queste tipologie di acquisto a causa della Legge 69/24 e si rischia il fallimento per una assurda crisi di liquidità: cassetti fiscali pieni, ma zero soldi in cassa. Le conseguenze potrebbero essere gravissime, anche sul piano occupazionale“.

La crescita delle insolvenze registrata in Italia nel 2023, secondo gli analisti di Allianz Trade, è passata dal +4% del primo trimestre al +31% del quarto, coinvolgendo tutti i settori. Con un contributo significativo da commercio (23%) e commercio manifatturiero (17%) e appunto dell’edilizia (16%).

Quest’anno e il prossimo si dovrebbe registrare un’ulteriore accelerazione, dal momento che la prolungata debolezza dell’economia – e appunto le difficoltà legate al Superbonus – acuiscono la pressione sulle imprese fragili già colpite da costi maggiori, tassi di interesse più elevati e minore disponibilità di finanziamenti.

“Nel 2024 commenta infine il presidente Lombardi – si prevedono dati ancor più preoccupanti. Soprattutto nell’edilizia e in tutto il suo vastissimo indotto: urgono interventi per una uscita dal Superbonus meno onerosa per le aziende, attraverso un sistema di acquisizione dei crediti che coinvolga immediatamente la Cassa Depositi e prestiti”.



 

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