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 segue da ANALISI STORICA DELL’EFFETTO DELLE POLITICHE DEL GOVERNO SULL’ECONOMIA ITALIANA – 1

di Marco Palombi

2010 -2019: Downgrading, crescita dello spread, intervento della BCE e conseguenze sull’Italia

Durante la crisi del debito sovrano che seguì la crisi finanziaria del 2008, diversi Paesi dell’Eurozona furono colpiti da downgrading del loro rating creditizio. Questi downgrades riflettevano le crescenti preoccupazioni riguardo la capacità di tali Paesi di gestire i loro elevati livelli di debito e di sostenere la crescita economica. Tra i Paesi più colpiti vi furono Grecia[i], Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia.

Per l’Italia, le principali agenzie di rating, tra cui Moody’s, Standard & Poor’s (S&P) e Fitch, ridussero il rating dell’Italia a causa dell’alto livello del debito pubblico (120% del PIL, un valore tra i più alti dell’Eurozona) unito ad una bassa prospettiva di crescita economica, insieme alle turbolenze politiche che agitavano le acque della democrazia del Bel Paese[ii].

A ottobre del 2011 Moody’s declassò il rating dell’Italia di tre notch, da Aa2 a A2, con outlook negativo, citando “rischi economici e finanziari in Italia e nell’area euro” e preoccupazioni sulla capacità dell’Italia di accedere ai mercati del debito in condizioni favorevoli​.

Poco prima, a settembre 2011 S&P ridusse il rating dell’Italia da A+ ad A, con outlook negativo. La decisione fu motivata da una “crescente debolezza delle prospettive di crescita economica e dall’incertezza politica”​. Successivamente, a gennaio 2012 S&P declassò ulteriormente il rating dell’Italia da A a BBB+, con outlook negativo, evidenziando i rischi legati alla crescita economica debole e alla sostenibilità del debito pubblico.

Anche Fitch abbassò, a ottobre 2011 il rating dell’Italia di un notch, da AA- ad A+, con outlook negativo, citando l’elevato debito pubblico e l’incertezza sulle prospettive di crescita economica​ (S&P Global), per poi di nuovo abbassarlo a gennaio 2012 a A-, mantenendo l’outlook negativo.

I downgrades portarono a un aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato italiani. Ad esempio, i rendimenti dei BTP decennali superarono il 7% a novembre 2011, rendendo il servizio del debito più costoso per il governo italiano.

La riduzione del rating aumentò inoltre l’incertezza tra gli investitori riguardo alla sostenibilità del debito italiano, portando a una fuga di capitali e a una maggiore volatilità sui mercati finanziari.

Questa incertezza portò a una fuga di capitali e a una maggiore volatilità sui mercati finanziari.

Durante il periodo di massimo stress finanziario, l’Italia vide un significativo deflusso di capitali. Ad esempio, nel 2011, i dati della Banca d’Italia mostrarono che i deflussi netti di capitali privati ammontavano a circa 235 miliardi di euro, riflettendo la fuga degli investitori dai titoli italiani verso asset considerati più sicuri come i Bund tedeschi.

Ed ecco apparire lo spettro dello Spread.

Lo spread tra i rendimenti dei BTP italiani e i Bund tedeschi aumentò drasticamente, raggiungendo oltre 500 punti base a novembre 2011. Questo aumento dello spread fu un indicatore chiave della perdita di fiducia degli investitori e dell’aumento del rischio percepito associato ai titoli di stato italiani.

L’incertezza politica ed economica, accentuata dai downgrades del rating, portò a una maggiore volatilità sui mercati azionari italiani, con l’indice FTSE MIB che subì forti oscillazioni durante il periodo della crisi. Nel corso del 2011, il FTSE MIB subì perdite significative a causa delle crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità del debito italiano e le turbolenze politiche interne. Ad esempio, tra luglio e agosto 2011, l’indice perse circa il 30% del suo valore, scendendo da circa 21.000 punti a meno di 15.000 punti​. In particolare, l’8 agosto 2011, il FTSE MIB registrò una delle sue peggiori performance giornaliere, chiudendo con una perdita di oltre il 6%. Questo crollo fu parte di una più ampia crisi dei mercati azionari globali, causata dalla preoccupazione per la situazione del debito sovrano in Europa.

In risposta alla crisi, l’Europa adottò due misure, in sequenza.

La prima è stata il Outright Monetary Transactions (OMT): Nel settembre 2012, la BCE annunciò il programma di acquisto illimitato di titoli di stato (OMT) per stabilizzare i mercati finanziari e ridurre i tassi di interesse.

Il programma fu stato concepito per fornire un meccanismo di supporto ai Paesi in difficoltà che avessero perso l’accesso ai mercati di finanziamento a condizioni sostenibili gli obiettivi erano stabilizzare i mercati obbligazionari sovrani e ridurre i tassi di interesse sui titoli di stato dei Paesi membri in difficoltà.

I Paesi beneficiari dovevano comunque accettare un programma di aggiustamento economico concordato con il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) o il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Nel quadro dell’OMT, la BCE poteva acquistare illimitatamente titoli di stato sul mercato secondario, ma solo se il Paese beneficiario avesse richiesto aiuto ed accettato le condizioni del programma di aggiustamento. Inoltre, gli acquisti erano limitati ai titoli di stato sul mercato secondario, non sul mercato primario, per favorire il calmieramento del mercato.

Solo l’annuncio dell’OMT contribuì significativamente a ridurre gli spread sui titoli di stato di Paesi come Italia e Spagna, senza necessitare effettivamente l’attivazione del programma.

Ci fu un effetto significativo sulla riduzione della volatilità nei mercati finanziari italiani: dopo l’annuncio dell’OMT, l’indice VIX per l’Italia, che misura la volatilità attesa del mercato azionario, mostrò una significativa riduzione, segnalando una diminuzione dell’incertezza. Gli spread dei titoli di stato italiani rispetto ai Bund tedeschi si ridussero da oltre 500 punti base nel 2011 a meno di 300 punti base entro la fine del 2012​.

L’ambiente finanziario migliorato facilitato dall’OMT ha stimolato una ripresa degli investimenti in Italia, inclusi quelli in infrastrutture.

Gli investimenti in Italia aumentarono significativamente dopo l’introduzione dell’OMT. Nel 2015, gli investimenti fissi lordi aumentarono del 2,5% rispetto all’anno precedente, con una particolare crescita negli investimenti infrastrutturali​.

Gli investimenti in infrastrutture stradali ammontarono a 4,393 miliardi di euro nel 2020, dimostrando un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Questi investimenti includevano grandi progetti come il miglioramento delle reti stradali e ferroviarie, che furono fondamentali per stimolare la crescita economica​.

L’OMT ha contribuito a ristabilire la fiducia degli investitori nella capacità dell’Italia di gestire il proprio debito pubblico, favorendo il ritorno dei capitali nei mercati finanziari italiani. A seguito dell’annuncio dell’OMT, i flussi di capitale verso l’Italia aumentarono significativamente. Gli investimenti diretti esteri (IDE) in Italia, ad esempio, passarono da valori negativi nel 2012 a una ripresa positiva con un flusso netto di oltre 17 miliardi di dollari nel 2015​​.

Come altra conseguenza, i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese non finanziarie sono diminuiti dal 4,5% nel 2012 al 2,1% nel 2015. Analogamente, i tassi sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono scesi dal 3,9% nel 2012 al 2,0% nel 2015.

Ma l’OMT era concepito come uno strumento reattivo per stabilizzare i mercati in tempi di crisi acuta, piuttosto che come una misura preventiva per stimolare l’economia e contrastare la deflazione. Il programma non era progettato per affrontare problemi strutturali di bassa inflazione e stagnazione economica a lungo termine.

Il Quantitative Easing (QE) fu introdotto dalla BCE nel marzo 2015 come una misura più ampia e proattiva rispetto all’OMT. Il QE mirava a stimolare l’economia dell’Eurozona e ad affrontare il problema della bassa inflazione.

QE prevedeva l’acquisto di una vasta gamma di asset, inclusi titoli di stato e obbligazioni del settore privato, su larga scala e su base continuativa.

A differenza dell’OMT, il QE non richiedeva condizionalità specifiche per i Paesi beneficiari, rendendolo uno strumento più flessibile e applicabile a tutta l’Eurozona. L’obiettivo principale del QE era aumentare la domanda aggregata e riportare l’inflazione verso il target del 2% della BCE. Attraverso l’acquisto di asset, la BCE intendeva ridurre i tassi di interesse a lungo termine, aumentare la liquidità nel sistema finanziario e incoraggiare prestiti e investimenti​.

Il QE, per sua natura, era progettato per essere una misura preventiva, in grado di sostenere l’economia dell’Eurozona in modo continuativo, piuttosto che intervenire solo in risposta a crisi finanziarie acute.

Il Quantitative Easing della BCE è stato attuato attraverso il programma di acquisto di asset (Asset Purchase Programme – APP), che ha incluso diversi sottoprogrammi per diverse categorie di asset.

  • Public Sector Purchase Programme (PSPP): iniziato nel marzo 2015, include l’acquisto di titoli di stato dei Paesi dell’Eurozona e titoli emessi da istituzioni sovranazionali europee. Fino a dicembre 2018, il PSPP ha rappresentato la maggior parte degli acquisti totali sotto l’APP. Nel marzo 2015, gli acquisti mensili erano pari a 60 miliardi di euro, aumentati a 80 miliardi di euro tra aprile 2016 e marzo 2017. Nel 2017, gli acquisti sono stati ridotti a 60 miliardi di euro mensili e poi a 30 miliardi di euro mensili da gennaio a settembre 2018, e infine a 15 miliardi di euro mensili da ottobre a dicembre 2018​​. Questo programma ha impiegato circa l’80% dei valori totali.

  • Corporate Sector Purchase Programme (CSPP): Il CSPP è stato lanciato nel giugno 2016, e riguarda l’acquisto di obbligazioni societarie non bancarie emesse da imprese dell’Eurozona. Gli acquisti mensili nel quadro del CSPP hanno contribuito a migliorare la liquidità nei mercati delle obbligazioni societarie, riducendo i costi di finanziamento per le imprese private.

  • Asset-Backed Securities Purchase Programme (ABSPP) è stato avviato nell’ottobre 2014. Includendo l’acquisto di titoli garantiti da attività (asset-backed securities), questo programma mira a sostenere il mercato delle cartolarizzazioni e migliorare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese.

  • Third Covered Bond Purchase Programme (CBPP3): lanciato nell’ottobre 2014, questo programma riguarda l’acquisto di obbligazioni garantite emesse da istituti di credito, con l’obiettivo di migliorare la liquidità nel settore bancario e incentivare l’erogazione di prestiti.

  

Le tre misure, CSPP, ABSPP, CBPP3 hanno impiegato il restante 20% degli acquisti totali, acquistando obbligazioni sovrane per ridurre i tassi di interesse a lungo termine e stimolare l’economia.

In totale Tra il 2015 e il 2018, la BCE acquistò oltre 2,6 trilioni di euro in titoli di Stato​.

Questo intervento contribuì a ridurre i tassi di interesse sui titoli di stato italiani, che scesero dal 5,75% nel 2012 al di sotto del 2% nel 2016, riducendo i costi di finanziamento per il governo italiano​.

Le conseguenze però non furono del tutto positive.

Nonostante la facilitazione del credito da parte della BCE, le imprese italiane non riuscirono a migliorare significativamente la loro patrimonializzazione, continuando a dipendere fortemente da fonti esterne per le forniture di semilavorati. Questo portò a un aumento delle importazioni da Paesi extra-UE, esportando ricchezza fuori dall’Unione Europea.

L’Italia aumentò le sue importazioni di semilavorati e materie prime da Paesi extra-UE. Ad esempio, le importazioni dall’Asia aumentarono del 30% tra il 2013 e il 2017, riflettendo una crescente dipendenza da fornitori esterni.

Questa dipendenza aumentò il deficit commerciale con i Paesi extra-UE, esportando ricchezza fuori dall’Eurozona. Nel 2017, l’Italia registrò un deficit commerciale di circa 20 miliardi di euro con Paesi extra-UE.

Le imprese italiane, abili ad approfittare delle misure ma non reattive dal punto di vista strutturale, continuarono a essere sottocapitalizzate. Nel 2017, il rapporto medio debito/equity delle PMI italiane era ancora superiore a 2:1, mostrando una dipendenza eccessiva dal debito rispetto al capitale proprio​​.

7. 2019 – 2024 Covid e dintorni

La pandemia di COVID-19 ha richiesto risposte fiscali e monetarie senza precedenti. Il governo italiano, supportato dal Fondo di Ripresa dell’Unione Europea, ha lanciato politiche fiscali espansive per sostenere imprese e famiglie.

Queste misure includevano:

  • Sussidi per coprire i costi fissi e mantenere l’occupazione nelle PMI, per un importo stanziato di circa 15 miliardi di euro. Questi fondi sono stati utilizzati per coprire i costi fissi come affitti e utenze, nonché per mantenere i posti di lavoro attraverso programmi di cassa integrazione e altre forme di sostegno salariale.

  

  • Sostegno alle Famiglie, divisi in diverse categorie, quali il Bonus per Lavoratori Autonomi, con pagamenti diretti di 600 euro al mese per due mesi ai lavoratori autonomi e liberi professionisti o il Reddito di Emergenza, ossia un sussidio temporaneo per le famiglie con basso reddito, variabile tra 400 e 800 euro mensili in base alla composizione del nucleo familiare. L’Importo stanziato è stato di circa 10 miliardi di euro.

  • Investimenti Sanitari: importo stanziato circa 3.2 miliardi di euro per il potenziamento del sistema sanitario, inclusi l’acquisto di attrezzature mediche, la costruzione di nuovi reparti ospedalieri e il finanziamento della ricerca sui vaccini.

Poi c’è stata la costituzione del Fondo di Ripresa e Resilienza, finalizzato ad effettuare una serie di investimenti nel settore infrastrutturale (miglioramento delle reti di trasporto ed energetiche), per la digitalizzazione, per la sostenibilità ambientale. Per queste misure, l’Italia ha ricevuto circa 191.5 miliardi di euro dal piano NextGenerationEU.

La BCE ha anche attuato delle manovre monetarie per favorire la circolazione dell’economia, aumentando la liquidità a disposizione e disincentivando il risparmio. L’obiettivo era mantenere i tassi sui depositi a -0.5%. Per questo il tasso di sconto applicato era anch’esso negativo.

Insieme a questa misura tipicamente monetaria, è stato lanciato, nel marzo 2020, il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), finalizzato all’acquisto di titoli di Stato e obbligazioni societarie per un totale di 1.850 miliardi di euro.

Sempre durante la pandemia, il governo italiano ha implementato diverse misure per supportare le banche e gestire gli NPL:

  • Moratorie sui prestiti per un valore di circa 280 miliardi di euro, riducendo la pressione sui bilanci bancari e prevenendo un aumento immediato degli NPL. A settembre 2021, il 25% delle moratorie inizialmente richieste (circa 71 miliardi di euro) erano ancora in atto, di cui il 77% detenute da imprese​
  • GACS (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze): Estensione delle garanzie statali per le cartolarizzazioni di NPL, facilitando la vendita e la gestione degli NPL. Il totale delle transazioni garantite da GACS ha raggiunto i 94 miliardi di euro​.

Queste ultime misure sono state affiancate da un supporto fiscale e regolamentare: Misure fiscali per incentivare la cessione di NPL, come la possibilità di trasformare le attività fiscali differite in crediti d’imposta, con un limite fino a 2 miliardi di euro di NPL venduti​​.

Ma… c’è un ma

Durante la pandemia, il costo delle materie prime è aumentato significativamente, contribuendo al depauperamento delle risorse italiane:

Il costo delle materie prime è aumentato tra il 20% e il 30% nel 2021 rispetto ai livelli pre-pandemia. Questo aumento è stato causato dalla domanda globale e dalle interruzioni nelle catene di fornitura, con il settore manifatturiero ed energetico che hanno subito i maggiori impatti​ (ne parlo ampiamente nei miei articoli e libri, non sto quindi qui a ripetermi)

Questo fu dovuto principalmente all’impatto del COVID-19 sui porti cinesi e sul trasporto marittimo globale ha portato a un aumento dei costi della logistica: il costo di spedizione di un container sulle rotte commerciali transoceaniche è aumentato di sette volte nei 18 mesi successivi a marzo 2020. Il costo di spedizione delle merci alla rinfusa è aumentato ancora di più, contribuendo a un aumento dell’inflazione globale fino a 1,5 punti percentuali nel 2022​.

L’Aumento dei costi ha portato di con L’aumento dei costi ha spinto molte aziende a dipendere maggiormente da forniture e investimenti esterni all’UE. nel 2021, infatti, si è osservato che una grande porzione dei fondi di aiuto statali è stata utilizzata per pagare fatture a fornitori di materie prime e semilavorati extra-UE, con un aumento stimato del 12% negli acquisti di questi materiali.

Inoltre, le misure adottate per contrastare la crisi pandemica hanno portato a un aumento sia dell’inflazione che dei prezzi al consumo: nel 2022, l’inflazione in Italia ha superato l’8%, con un picco del 12.3% a dicembre. La media annuale del tasso di inflazione per il 2022 è stata dell’8.1%​; i prezzi al consumo sono aumentati significativamente, con il prezzo dei prodotti alimentari non lavorati che è cresciuto del 12.6% rispetto all’anno precedente. Questo aumento ha influito negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Per reagire a ciò, la BCE ha adottato, contrariamente a quanto fatto negli anni ’70, una politica monetaria restrittiva, con l’obiettivo di ridurre la massa monetaria in circolazione, rendendo il credito più costoso e, di conseguenza, frenando la domanda aggregata.

La BCE ha aumentato il tasso di interesse principale diverse volte, portandolo al 4.0% entro la fine del 2023.

Sebbene l’aumento dei tassi di interesse abbia contribuito a ridurre l’inflazione, i prezzi al consumo non hanno mostrato un corrispondente calo significativo.

Con il grafico si percepisce meglio la discrepanza:

Palombi unobis

Insegnano al primo anno di Economia che un solo dato non serve a nulla: bisogna sempre esaminare più dati per capire veramente come stanno le cose, dato che solo la combinazione di più informazioni può fornire un quadro veritiero della situazione

Se infatti ci limitassimo all’esame della curva inflazionistica, dovremmo esser contenti, dato ch’essa cala nel corso degli ultimi due anni grazie alla politica di contrazione della massa monetaria della BCE.

Ma se esaminiamo l’andamento dell’inflazione, insieme a quello dei prezzi al consumo, all’indice di fiducia delle imprese e al tasso di circolazione del capitale, ci rendiamo conto che l’economia italiana sta stagnando.

Infatti, se è vero che l’inflazione cala, diminuisce grandemente anche il tasso di circolazione del capitale. Questo tasso, conosciuto anche come velocità del denaro, è la misura economica che indica la frequenza con cui una unità monetaria viene spesa per beni e servizi all’interno di un’economia in un determinato periodo di tempo (l’anno). Questo indicatore riflette il livello di attività economica e la fiducia degli agenti economici. Un tasso di circolazione elevato suggerisce un’economia dinamica, dove il denaro cambia frequentemente di mano, mentre un tasso basso indica un’economia stagnante o con poca attività economica.

Questo dato, collegato all’indice in ribasso della fiducia delle imprese, comporta che queste preferiscano fare una presa di beneficio, piuttosto che reinvestire i guadagni.

La presa di beneficio è insita nel mantenimento (anzi innalzamento) dei prezzi al consumo (aumento del margine per le aziende), in controtendenza con l’inflazione (quindi la massa non viene rimessa in circolazione) e con la bassa velocità del denaro.

Vediamo anche cosa succede sul fronte internazionale, facendo un’analisi del Tasso di Cambio EUR/USD nello stesso periodo.

Da gennaio 2022 a dicembre 2022, il tasso di cambio EUR/USD è sceso da 1.13 a 1.02. Questo riflette un indebolimento dell’euro rispetto al dollaro USA, causato dalle incertezze economiche globali e dalle differenze nelle politiche monetarie tra la BCE e la Federal Reserve.

Nel 2023, l’euro ha iniziato a recuperare valore rispetto al dollaro, passando da 1.01 a 1.10 entro dicembre 2023. Questo a causa delle politiche monetarie più aggressive (restrittive) della BCE per combattere l’inflazione.

All’inizio del 2024, tuttavia, l’euro ha mantenuto un livello relativamente stabile, ma ha iniziato a declinare di nuovo, passando da 1.10 a 1.05 entro maggio 2024. Questo a causa di persistenti incertezze economiche e del rallentamento della crescita economica in Europa

Un euro più debole può avvantaggiare le esportazioni italiane, rendendo i beni italiani più competitivi sui mercati globali. Tuttavia, questo effetto positivo può essere limitato se la fiducia delle imprese rimane bassa e il tasso di circolazione del capitale è ridotto.

L’andamento dell’euro rispetto al dollaro ha mostrato un calo iniziale nel 2022, un recupero nel 2023 e una nuova fase di declino nel 2024. Sebbene un euro più debole possa teoricamente favorire le esportazioni italiane, la scarsa fiducia delle imprese e la ridotta circolazione del capitale hanno limitato questi benefici.

Le politiche monetarie restrittive della BCE hanno ridotto l’inflazione, ma non sono riuscite a stimolare una maggiore attività economica, né interna né nei confronti dell’estero. Le imprese, di fronte a un aumento dei costi del credito e a un clima di incertezza, hanno preferito mantenere i prezzi elevati per garantire i profitti piuttosto che reinvestire i guadagni. Questa combinazione di fattori ha portato a una stagnazione economica, con una ridotta velocità del denaro e una bassa attività economica complessiva. L’economia italiana, pertanto, non ha beneficiato appieno delle politiche monetarie restrittive e richiede ulteriori interventi per stimolare la crescita e la fiducia delle imprese.

Cosa farà la BCE a fronte di questo?

Si parla di una nuova politica espansionistica.

Ma l’economista che è in me consiglierebbe di farlo sulla base dell’aumento della massa monetaria non liquida, sulla spinta di quanto hanno fatto gli USA a partire dal 2020. Questo consente di poter mobilitare risorse qualora necessario senza aumentare – per inflazione – i prezzi al consumo.

E poi può tornare buona in caso serva finanziare la riconversione delle imprese in vista di uno sforzo bellico.

 

[i] Quando la BCE ha introdotto il programma OMT nel 2012, la Grecia era inizialmente esclusa dal programma. Questo perché uno dei requisiti per accedere agli acquisti OMT era che il paese richiedente dovesse avere un accesso sostenibile ai mercati di finanziamento e rispettare un programma di aggiustamento economico, concordato con il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) o il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

La Grecia, non avendo accesso ai mercati finanziari a condizioni sostenibili e essendo già sotto un programma di salvataggio della Troika, non soddisfaceva i requisiti per l’OMT.

L’OMT richiedeva che i paesi rispettassero rigorosamente le condizioni stabilite nei programmi di aggiustamento economico. La Grecia, a causa della sua complessa situazione politica ed economica, faticava a rispettare tali condizioni.

Nonostante l’iniziale esclusione dalla OMT, la Grecia ha beneficiato di altre forme di supporto da parte della BCE e delle istituzioni europee:

La Grecia ha ricevuto diversi pacchetti di salvataggio, con un totale di oltre 260 miliardi di euro tra il 2010 e il 2015, per stabilizzare l’economia e ristrutturare il debito pubblico​

Prima dell’introduzione dell’OMT, la BCE aveva già avviato il Securities Market Program (SMP) nel 2010, attraverso il quale acquistava titoli di stato dei paesi dell’Eurozona in difficoltà, inclusi quelli della Grecia. Tuttavia, il volume degli acquisti SMP era limitato rispetto al potenziale degli OMT.

Durante la crisi, le banche greche hanno avuto accesso al programma di liquidità di emergenza (Emergency Liquidity Assistance – ELA) della BCE, che ha fornito liquidità alle banche per mantenere la stabilità finanziaria interna.

Anche se la Grecia non ha beneficiato direttamente degli acquisti OMT, l’effetto annuncio del programma ha contribuito a ridurre gli spread sui titoli di stato greci e a stabilizzare i mercati finanziari dell’Eurozona.

La Grecia ha dovuto attuare severe misure di austerità e riforme strutturali come condizioni per ricevere i pacchetti di salvataggio, con impatti significativi sul tessuto economico e sociale del paese. Nonostante gli aiuti, la sostenibilità del debito greco è rimasta una questione critica. Ristrutturazioni del debito e misure di alleviamento del debito sono state necessarie per riportare il debito pubblico a un livello sostenibile.

[ii] Fattori di Instabilità Politica

  • Indagini Giudiziarie contro Berlusconi:

Silvio Berlusconi fu coinvolto in numerosi processi per corruzione, frode fiscale e abuso di ufficio. Queste accuse, insieme ai processi, creavano una costante instabilità politica e distraevano l’attenzione dal governo dalle questioni economiche e strutturali del paese.

Una parte del Paese ha considerate le azioni giudiziarie contro di lui come un “golpe giudiziario” mirato a destabilizzare il suo governo.

L’Italia ha una lunga storia di governi di coalizione fragili. Durante il periodo di Berlusconi, il governo fu frequentemente soggetto a crisi interne e defezioni di membri della coalizione, che portavano a una continua incertezza politica.

  • Repentini cambi di Governo:

La caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011 e la successiva formazione del governo tecnico guidato da Mario Monti fu vista come un segnale di instabilità. Monti dovette implementare severe misure di austerità per rassicurare i mercati finanziari e le istituzioni europee.

La lentezza e l’inefficienza nel portare avanti riforme strutturali fondamentali, come quelle del mercato del lavoro e del sistema pensionistico, aumentarono le preoccupazioni sulla capacità del governo italiano di affrontare le sfide economiche a lungo termine.

L’Unione Europea e la BCE esercitarono una forte pressione sull’Italia affinché implementasse riforme più incisive per migliorare la competitività e la sostenibilità fiscale. La percezione che l’Italia non stesse rispondendo adeguatamente a queste richieste contribuì alla percezione di instabilità.

Elenco delle Fonti Utilizzate (1970 – 2024)

1. OECD. (2021). COVID-19 crisis and banking system resilience. [online] Available at: https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/

2. IMF. (2021). How Soaring Shipping Costs Raise Prices Around the World. [online] Available at: https://www.imf.org/en/News/Articles/2021/07/14/

3. PwC. (2021). The Italian NPL Market. [online] Available at: https://www.pwc.com/it/en/publications/the-italian-npl-market.html

4. Banca d’Italia. (2021). Annual Report. [online] Available at: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relazione-annuale/

5. European Central Bank. (2023). ECB Policy Changes. [online] Available at: https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/

6. Financial Times. (2023). Impact of ECB Rate Hikes. [online] Available at: https://www.ft.com/content/

7. Inflation.eu. (2022). Historic Inflation Rates in Italy. [online] Available at: https://www.inflation.eu/inflation-rates/italy/historic-inflation/cpi-inflation-2022.aspx

8. Inflation.eu. (2023). Historic Inflation Rates in Italy. [online] Available at: https://www.inflation.eu/inflation-rates/italy/historic-inflation/cpi-inflation-2023.aspx

9. Istat. (2024). Monthly CPI and Inflation Data. [online] Available at: https://www.istat.it/

10. OECD. (2023). Business Confidence Index. [online] Available at: https://data.oecd.org/

11. Trading Economics. (2023). Italy Business Confidence. [online] Available at: https://tradingeconomics.com/italy/business-confidence

12. Micromega, Intervista a Emilio Carnevali. (2023). [online] Available at: https://www.micromega.net/emilio-carnevali-intervista

13. Atlante delle debolezze. (2024). [PDF Document]. Provided by User.

Dettagli delle Fonti Storiche (1970 – 2024)

Anni ’70 – ’90:

– Reazione allo Shock Petrolifero e Iperinflazione:

– Dettagli sull’iperinflazione e le misure di politica monetaria per contrastare gli shock petroliferi.

– Fonti storiche e analisi economiche disponibili su archivi istituzionali e pubblicazioni economiche.

Anni ’90 – 2000:

– Trattato di Maastricht e Adozione dell’Euro:

– Riduzione del debito pubblico e conformità ai criteri di Maastricht.

– Fonti: Rapporti ufficiali della Commissione Europea e analisi economiche disponibili su archivi istituzionali.

Anni 2000 – 2010:

– Espansione del Settore Privato:

– Liberalizzazione dei mercati finanziari e aumento del debito privato.

– Fonti: Pubblicazioni della BCE e rapporti economici.

Anni 2010 – 2020:

– Crisi Finanziaria del 2008 e Politiche Post-Crisi:

– Interventi statali e politiche di supporto alle banche e alle PMI.

– Fonti: IMF, Banca d’Italia, e analisi di mercato.

Anni 2020 – 2024:

– Pandemia di COVID-19 e Risposte Economiche:

– Misure fiscali e monetarie durante la pandemia.

– Fonti: OECD, IMF, Istat, e rapporti della BCE.

Fonti Specifiche Utilizzate

1. OECD (2021). COVID-19 crisis and banking system resilience. [online] Available at: https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/

2. IMF (2021). How Soaring Shipping Costs Raise Prices Around the World. [online] Available at: https://www.imf.org/en/News/Articles/2021/07/14/

3. PwC (2021). The Italian NPL Market. [online] Available at: https://www.pwc.com/it/en/publications/the-italian-npl-market.html

4. Banca d’Italia (2021). Annual Report. [online] Available at: https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relazione-annuale/

5. European Central Bank (2023). ECB Policy Changes. [online] Available at: https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/

6. Financial Times (2023). Impact of ECB Rate Hikes. [online] Available at: https://www.ft.com/content/

7. Inflation.eu (2022). Historic Inflation Rates in Italy. [online] Available at: https://www.inflation.eu/inflation-rates/italy/historic-inflation/cpi-inflation-2022.aspx

8. Inflation.eu (2023). Historic Inflation Rates in Italy. [online] Available at: https://www.inflation.eu/inflation-rates/italy/historic-inflation/cpi-inflation-2023.aspx

9. Istat (2024). Monthly CPI and Inflation Data. [online] Available at: https://www.istat.it/

10. OECD (2023). Business Confidence Index. [online] Available at: https://data.oecd.org/

11. Trading Economics (2023). Italy Business Confidence. [online] Available at: https://tradingeconomics.com/italy/business-confidence

12. Micromega (2023). Intervista a Emilio Carnevali. [online] Available at: https://www.micromega.net/emilio-carnevali-intervista

13. Atlante delle debolezze (Marco Palombi – 2024).

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