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Per la prima volta, durante la riunione di ieri del Tavolo ministeriale sulla decarbonizzazione di Brindisi, sono spuntati i nomi degli investitori interessati a portare le loro produzioni sulle aree Enel da dismettere, tra centrale, porto e retroporto. Ma soprattutto, per la prima volta è arrivato ufficialmente l’assenso da parte del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso all’organizzazione di un Tavolo nazionale sulla chimica e, soprattutto, all’Accordo di programma per Brindisi, da tempo ormai richiesto dal territorio per provare a mettere un argine all’emorragia di posti di lavoro che sarà causata dallo spegnimento definitivo della centrale “Federico II” di Cerano, prevista ufficialmente per il 31 dicembre 2025 ma che, come preannunciato diverse volte dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, potrebbe arrivare addirittura alla fine di quest’anno.

La riunione

A riferire il via libera da parte di Urso è stato Amedeo Teti, direttore del dipartimento Imprese del ministero, che ha condotto la riunione di ieri alla quale hanno partecipato tra gli altri i sindacati, le associazioni datoriali, la Provincia di Brindisi (rappresentata dal delegato del presidente, Pasquale Luperti), il Comune di Brindisi con il sindaco Giuseppe Marchionna, la Regione, il presidente del consorzio Asi Vittorio Rina ed il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi.

I possibili investimenti

Ma l’Accordo di programma in vista dell’uscita dal carbone è solo uno degli argomenti che sono stati messi sul tavolo nel vertice di ieri. Tra questi, anche sei possibili investimenti per rilanciare lo sviluppo industriale e portuale della città, dando un possibile sbocco occupazionale a chi non ce l’ha o a chi rischia di perderlo proprio a causa della decarbonizzazione ed in generale della transizione energetica.

In fase avanzata

Si comincia con l’investimento – previsto in tempi brevi – da parte di Scandiuzzi, azienda già presente a Brindisi, per la creazione di un polo industriale per grandi carpenterie. Un investimento che, nella sua prima fase, dovrebbe valere circa dieci milioni di euro e richiedere una cinquantina di posti di lavoro (a tempo indeterminato), alcuni dei quali con specializzazioni professionali che oggi non sono presenti sul territorio. Il secondo investimento è quello, già noto, di Act Blade, che sarebbe vicina alla firma dell’accordo con Invitalia per il finanziamento della produzione di dieci prototipi delle sue pale eoliche innovative. Per il momento, dunque, l’investimento si trova in una fase preliminare ma sembrano ormai in via di superamento le difficoltà degli scorsi mesi. Sul fronte della logistica, invece, tra le aziende pronte ad investire nella Zona franca doganale di Enel ci sarebbe Grimaldi, che già da tempo è presente a Brindisi con i suoi traghetti ro-ro e ro-pax. Un investimento da 30 milioni di euro che dovrebbe portare all’assunzione di circa 120 persone. Con una possibile seconda fase, da ulteriori 30 milioni di euro e 120 posti di lavoro, che prevederebbe l’ampliamento verso l’area di Cerano. Questi primi tre progetti riguardano l’area portuale e retroportuale mentre un quarto, dal valore di circa 4 milioni di euro, prevede la realizzazione (su un’area di due ettari) da parte di Greenthesis di un impianto per il riciclo del materiale proveniente dalle pale eoliche a fine vita. Impianto che occuperebbe una dozzina di persone.

Le altre possibilità

A questi  si aggiungono Renantis, che si occupa di eolico offshore e Fincosit, che si è dichiarata disposta ad attrezzare e gestire la futura banchina di Capo Bianco per la realizzazione dei floaters, ovvero le basi per gli impianti eolici offshore galleggianti. Interesse dichiarato nell’ambito della partecipazione congiunta dei porti di Brindisi e Taranto all’avviso pubblico bandito dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per la realizzazione di nuovi cantieri proprio nell’ambito della filiera dell’eolico ossfhore. Non si è parlato minimamente, invece, del progetto da 600 posti di lavoro – annunciato a Brindisi a poche ore dalle elezioni europee dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini – di Rfi che prevede l’assemblaggio di pannelli fotovoltaici da installare poi lungo la rete ferroviaria nazionale. Una mancanza rilevata dai sindacati ed rispetto alla quale anche il consigliere provinciale Luperti ha chiesto lumi, ottenendo come risposta un secco: “Rivolgetevi al ministero delle Infrastrutture”. Per il deputato e commissario regionale di Forza Italia Mauro D’Attis, ad ogni modo, «è stato compiuto un passo importante» in quanto «iniziano ad emergere una serie di iniziative industriali che possono dare slancio decisivo a Brindisi»



 

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