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Non sempre essere figli (economicamente parlando) è uno svantaggio. Sembra strano a dirsi, soprattutto in tema di caro mutui, ma tant’è. L’Ufficio Studi di Telemutuo ha messo a confronto il costo finale di un finanziamento ipotecario acceso da una coppia giovane nel 1990, per l’acquisto della prima casa, con quella di un giovane under 35 che oggi di avventura nell’acquisto dell’abitazione. Risultato? Il mutuo dei genitori è costato quasi il doppio di quello dei figli (+80%).

L’esempio su 30 anni

Ipotizzando l’accensione di un mutuo a tasso fisso con durata di 30 anni di pari importo (100.700 euro pari a 195 milioni di lire del 1990) si scopre che il montante, a fine del lungo rimborso, da parte di un ragazzo del 2023 ammonta a 162.000 euro a fronte degli oltre 292.000 euro pagati dai genitori sul finanziamento richiesto nel 1990, se attenti a utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione per rinegoziare nel tempo il tasso iniziale. Per un giovane di oggi, insomma, questo si traduce in un risparmio superiore a oltre 132.000 euro rispetto a quanto pagato dai genitori per un mutuo dello stesso importo.

Cosa è cambiato

“Nel corso degli ultimi decenni le condizioni di finanziamento per l’acquisto di una abitazione sono migliorate non soltanto a fronte del calo dei tassi di interesse, ma anche per l’importante beneficio offerto dal Decreto Bersani nel 2007 che ha garantito, e sta garantendo la possibilità di surrogare un mutuo consentendo al mutuatario di ottimizzare i propri finanziamenti ipotecari a seconda delle condizioni del mercato”, ha spiegato Angelo Spiezia, amministratore delegato di Telemutuo.

Cosa è cambiato? Guardando alle dinamiche dei tassi nel corso degli anni si scopre che il tasso applicato dalle banche nel 1990 si attestava addirittura attorno al 14% a fronte di un tasso di inflazione del 6,5%. Sette anni più tardi i tassi si erano dimezzati arrivando al 7% inducendo le famiglie a sostituire il primo mutuo con uno più conveniente. A quei tempi, tuttavia, questo genere di operazione comportava un esborso di circa 1.300 euro legato alla sottoscrizione dell’atto notarile e alle le spese di istruttoria da parte della banca. Soltanto nel 2007 il Decreto Bersani ha introdotto la surroga ovvero la possibilità di trasferire un mutuo a un’altra banca senza costi di rinegoziazione generando un evidente vantaggio per il mutuatario. Nel 2010, tuttavia, con un tasso Irs sotto il 4% il mutuo acceso nel 1990 da una famiglia presentava un evidente vantaggio economico nella rinegoziazione a seguito della riduzione del tasso attorno al 5,5% con un’inflazione all’1,5%.

 

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