di Chiara Fabrizi
Assunzioni giù sia per giugno che per l’intera estate. La flessione degli avviamenti al lavoro in Umbria viene certificata dall’ultima rilevazione del sistema informativo Excelsior, che nella regione misure le intenzioni di circa 110 mila imprese attive in tutti i principali comparti.
Lavoro in Umbria, assunzioni giù a giugno In particolare a giugno la diminuzione della richiesta di forza lavoro è del 5,1 per cento, in numeri assoluti si tratta di 300 posti in meno, con le imprese che per il mese in corso contano complessivamente prevedono di assumere 5.560 persone contro le 5.850 del giugno 2023. Il dato negativo dell’Umbria è più pesante di quelli che Unioncamere e Anpal, che curano la rilevazione, secondo cui a giugno in Italia si avrà una contrazione dello 0,3 per cento degli avviamenti al lavoro confrontati col giugno dello scorso anno, mentre nel Centro Italia ci si attesta a -1,5 per cento. Anche i dati delle assunzioni di giugno che arrivano dalle regioni confinanti con l’Umbria sono migliori: la Toscana segna +0,4 per cento di assunzioni a giugno, le Marche -2,9 per cento e il Lazio -2,2 per cento. La flessione degli avviamenti al lavoro in Umbria per il mese in corso è ancora più rilevante, ovvero -9,7 per cento, se confrontata col giugno 2022, quando gli avviamenti al lavoro previsti furono 6.160.
Negativo anche il bilancio sul trimestre estivo Meno pesante il bilancio delle assunzioni in Umbria allargando l’analisi al trimestre estivo, che salgono a 15.460 con una flessione dell’1,7 per cento sull’estate 2023, quando le previsioni di avviamenti al lavoro erano 15.730, ovvero 270 in più. In particolare, dei 15.460 di cui le imprese umbre prevedono di aver bisogno 3.420 sono del comparto turistico, quindi hotel e ristoranti; 2.330 del commercio; 1.780 per i servizi alla persona; 1.700 delle costruzioni; 880 per servizi operativi a imprese e persone. Meno di un’assunzione su quattro, precisamente il 23 per cento, sarà stabile (indeterminato o apprendistato) e un’assunzione su tre, ovvero il 34 per cento, è riservata a under 30, mentre 56 imprenditori su 100 prevedono di faticare a trovare i profili di cui hanno bisogno.
Comparazioni La stima sulle assunzioni in Umbria nel periodo giugno-agosto, comunque, resta tra le più alte degli ultimi anni: nell’estate 2022 infatti ci si attestava a 15.400 posti (estate 2024 vale +0,4 per cento); nel 2021 addirittura a 14.700 (+5,2 per cento); nel 2019 a 12.890 (+19,9 per cento); e, infine, nel 2018 a 13.610 (+14,3 per cento). Malgrado ciò, però, la performance dell’Umbria per il trimestre giugno-agosto è in controtendenza sia rispetto al dato nazionale, che segna un incremento dell’1 per cento di assunzioni, sia del dato del Centro Italia, che comunque registra un modesto +0,2 per cento. A livello regionale, invece, le Marche fanno peggio dell’Umbria con -2,3 per cento, mentre la Toscana e il Lazio viaggiano in positivo rispettivamente per lo 0,5 per cento e l’1 per cento.
Frenata da hotel e ristoranti A pesare sulla frenata del trend positivo è soprattutto l’offerta di posti di lavoro del comparto turistico che, come evidenziano dalla Camera di commercio dell’Umbria, «ha ovviamente un ruolo chiave nel trimestre estivo». Nel comparto regionale, infatti, a giugno alberghi, ristoranti e servizi turistici prevedono di assumere 1.120 persone contro contro le 1.240 richieste dal settore nel 2023 (-9,7 per cento) e le 1.400 del 2022 (-20 per cento). Isolando gli avviamenti al lavoro del comparto turistico per l’estate, le imprese umbre prevedono di aver bisogno di 3.420 addetti con una flessione del 7,3 per cento sul trimestre giugno-agosto del 2023, quando ne servivano 3.690, mentre il dato dell’estate al via è in linea con quello dello stesso trimestre 2022, quando le assunzioni si attestavano a 3.430.
Mencaroni In questo quadro, il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, riconosce che i dati «stavolta non fanno brillare l’Umbria, che accusa un calo superiore alla media nazionale e a quella del Centro», anche se «la situazione alla prova dei fatti – dice – potrebbe risultare migliore, perché potrebbe esserci, nelle previsioni delle imprese del turismo, un eccesso di prudenza», complice il fatto che «la campagna promozionale estiva della Regione Umbria, in passato portatrice di risultati lusinghieri, deve ancora manifestare tutti i suoi effetti», sostiene Mencaroni. Il presidente, poi, evidenzia «l’aggravamento delle difficoltà che incontrano le aziende a reperire le figure professionali di cui hanno bisogno. Occorre – torna a dire Mencaroni – una politica organica e persistente che abbia al suo interno, oltre alla formazione e a tutto ciò che serve a superare questo mismatch, anche un taglio del cuneo fiscale, per aumentare il reddito reale dei lavoratori e stimolare l’offerta di lavoro. In Italia e in Umbria, a fronte di questa grave difficoltà, c’è un’area di inattivi assai grande ed è situazione assolutamente da rimuovere se si vuole togliere questo macigno dalla strada della crescita e dello sviluppo economico e sociale».
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