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Il 30 giugno scadrà l’esonero contributivo per i datori di lavoro delle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) inizialmente introdotto dalla legge 178/2020.

Lo aveva preannunciato il ministro Fitto, durante il question time presso la Camera dei Deputati del 15 maggio 2024, che non ci sarebbe stata alcuna proroga del regime straordinario europeo “temporary crisis and transition framework” e, di conseguenza, della decontribuzione Sud.

Mancano una decina di giorni alla scadenza e quindi dal 1 di luglio per tutte le imprese del Sud il costo del lavoro aumenterà del 30%, stiamo parlando di una agevolazione sui rapporti di lavoro dipendente tra le più utilizzate (Secondo i dati dell’Osservatorio INPS nel 2022 da gennaio ad agosto la misura ha interessato quasi un milione di rapporti di lavoro).

La misura consisteva in una sgravio sui contributi previdenziali per i datori di lavoro privati con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Va anche precisato che non si applicava solo alle nuove assunzioni ma a tutti i rapporti in essere nel periodo agevolato. Erano esclusi il settore del lavoro domestico, della finanza e dell’agricoltura.

L’ultima proroga aveva previsto una riduzione dei contributi con una scala decrescente fino al 2029:

– dal 2022 e fino al 31 dicembre 2025 l’esonero è pari al 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro;

– per gli anni 2026 e 2027 l’esonero sarebbe sceso al 20%;

– per gli anni 2028 e 2029 lo sgravio sarebbe stato fissato al 10% .

Il Ministro Fitto ha detto che ci saranno «possibili misure analoghe, già in parte previste nel decreto Coesione con interventi specifici in questa direzione». Il riferimento è al Decreto Legge 60/2024 che ha introdotto il “bonus Zes” (articolo 24), uno sgravio contributivo destinato alle assunzioni nelle stesse regioni del Mezzogiorno, che però presenta criteri più restrittivi, sono interessati un numero più limitato di beneficiari. Questo incentivo infatti riguarda le assunzioni a tempo indeterminato effettuate tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025 di lavoratori over 35 disoccupati da almeno 24 mesi, ed è riservato a imprese con un massimo di 10 dipendenti al momento dell’assunzione.


Non sorprende la scelta del Governo, sempre più a trazione leghista, quello che non si giustifica è il silenzio delle organizzazioni di categoria, come sindacati, ordini professionali e Associazioni datoriali, prima fra tutte Confindustria.  



 

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