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Continua a ridursi il potere d’acquisto delle famiglie piemontesi. C’entra (ancora) l’inflazione che, seppur ridimensionata rispetto al 2022, è rimasta in media elevata. In termini reali il reddito medio è inferiore del 2% circa rispetto ai livelli pre-pandemia.

I consumi

 

Un dato che va a impattare sui consumi: il “rimbalzo” che si è registrato dopo i vari lockdown è andato rallentando, come in tutta Italia. Secondo le stime di Banca d’Italia la crescita è stata in media pari all’1,2%, contro il +6,6% registrato l’anno precedente. Parlando di consumi reali i livelli attuali, rispetto al 2019, sono stati di poco superiori (+0,6%).

Il costo per l’acquisto del paniere di beni e servizi ritenuti essenziali per soddisfare i bisogni fondamentali è in Piemonte lievemente inferiore a quello medio nazionale; un divario che diventa più cospicuo tra il capoluogo regionale e gli altri centri metropolitani del Paese.
 

La ricchezza

 

Se nel 2022 la ricchezza netta pro capite era pari a 182.500, nel 2023 è diminuita del 2,6%. Secondo Banca d’Italia questo è stato determinato anche dalla riduzione di attività finanziare dopo un triennio di notevole crescita sostenuta dall’accumulo di risparmio nel corso della pandemia. 
 

Meno mutui, più finanziamenti

 

Al palo, quest’anno, visti gli alti tassi, i prestiti per per l’acquisto di abitazioni, specie tra i giovani, mentre aumentano i finanziamenti per beni come le autovetture con l’aumento di immatricolazioni di auto di privati (+7%). 

Molte famiglie hanno riallocato il proprio portafoglio finanziario verso strumenti più remunerativi: a fronte di un calo dei depositi in conto corrente, sono cresciuti quelli a risparmio e gli investimenti in titoli, soprattutto in quelli di Stato.

Il credito bancario al settore privato non finanziario è diminuito – sostiene Banca d’Italia parlando del Piemonte -. Alla minore domanda da parte di imprese e famiglie si sono associate politiche di offerta degli intermediari più prudenti. Il tasso di deterioramento dei prestiti è cresciuto in misura modesta, rimanendo su livelli contenuti nel confronto storico e in linea con la media nazionale. I ritardi nei rimborsi sono lievemente aumentati sia per le imprese, soprattutto per quelle di minori dimensioni, sia per le famiglie“.

Calano gli investimenti

 

In un periodo di forte incertezza sono calati anche gli investimenti delle imprese industriali. 

Alla spesa in conto capitale – come spiega Banca d’Italia – hanno continuato a contribuire gli acquisti di macchinari tecnologicamente avanzati e di impianti a più alta efficienza energetica”.

Migliora la redditività

 

Mentre migliora la redditività delle aziende piemontesi. “La redditività complessiva delle aziende è ancora migliorata, nonostante il rallentamento congiunturale e l’aumento dell’onerosità del debito, sul quale ha influito l’elevata quota di prestiti a tasso variabile – sostiene Banca d’Italia -. La liquidità, già su livelli storicamente alti, è ulteriormente salita, anche per la minore spesa per investimenti. Il calo della domanda di credito e un atteggiamento più prudente degli intermediari hanno determinato una riduzione dei prestiti al sistema produttivo, che è stata più intensa per le aziende più piccole e per quelle dell’industria e delle costruzioni“.
 

L’economia cresce, nonostante le difficoltà

 

In generale i dati sul Pil vedono un +0,9%, in linea con la media italiana, ma poco al di sotto di quella del Nord Ovest. Nella prima metà dell’anno scorso sono cresciute le attività e i fatturati delle imprese. L’attività, per esempio, nel settore edile, è ancora aumentata, seppur a ritmi più contenuti, con gli strascichi dei vari bonus e l’avanzamento delle opere finanziate con il Pnrr.Marginalmente positivo il saldo tra ingressi e uscite dal mercato delle imprese. Le multinazionali “pesano”, in Piemonte più che altrove, maggiormente al valore aggiunto e all’occupazione. 
 

Le previsioni

Il 2024 è partito con una produzione in diminuzione e un aumento al ricorso alla Cassa integrazione. L’indagine della Banca d’Italia prefigura nell’industria una marginale riduzione del fatturato reale, investimenti stabili (grazie alla maggiore accumulazione delle aziende di grandi dimensioni), mentre sarebbero in attenuazione le difficoltà di approvvigionamento di input produttivi diversi dal lavoro. Tra le aziende del terziario intervistate dalla Banca d’Italia l’andamento dei ricavi risulterebbe simile a quello del 2023; per quelle delle costruzioni la produzione continuerebbe a salire, anche se a tassi più contenuti.
 

La povertà

A livello piemontese rimane stabile, invece, rispetto all’anno precedente, il numero di persone che vive in povertà assoluta, sotto l’8,5% nazionale. Ma la forbice si allarga se si raffronta Torino rispetto ad altri centri.



 

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