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La Commissione europea ha approvato la proroga di sei mesi per il cosiddetto “bonus Sud” alle imprese del Meridione. Cosa chiederà in cambio? L’analisi di Giuseppe Liturri per la newsletter Out.

Da qualche settimana i rapporti tra l’Italia e la Commissione sembrano idilliaci. Quella che era un tempo era “fero” nelle mani dell’arcigna Margrethe Vestager, Commissario alla concorrenza, ora è “piuma”.

Oggi l’ultimo episodio. Da Bruxelles è giunto il via libera alla proroga per ulteriori 6 mesi (fino al 31 dicembre) a favore di una norma italiana che riduce del 30% i contributi previdenziali a carico delle imprese del sud. Una norma nata nel 2020, finanziata fino al 2029 (vale circa 4 miliardi l’anno, ma decrescenti) con la legge di bilancio del 2021, ma che si è sempre scontrata con il divieto di aiuti di Stato. E quindi siamo stati costretti ad andare tre volte (la prima a giugno 2022, con proroga fino al 31/12/2022; la seconda a dicembre 2022, con proroga fino al 31/12/2023; la terza a dicembre 2023, con proroga fino al 30/06/2024) a Bruxelles col piattino in mano per chiedere alla Vestager il superamento del divieto, alla luce del Quadro Temporaneo (QT) del marzo 2022 per le conseguenze della guerra in Ucraina.

Bisogna ammettere che il ministro Raffaele Fitto – che qualche mese fa in Parlamento era poco possibilista – è riuscito in una “mission impossible” e gliene va dato merito. Infatti, il QT ormai terminerà il 30 giugno. Quindi mancava proprio l’aggancio normativo finora utilizzato per giustificare la proroga. Ma anche il QT aveva approvato quell’aiuto su basi traballanti, sostenendo il maggior impatto delle conseguenze economiche della guerra sulle imprese del Sud, a causa degli elevati costi energetici e di trasporto. Impatto che si è ormai esaurito.

Ciononostante, Fitto ha portato a casa l’autorizzazione. Che in altri tempi (caso Tercas, per tutti) sarebbe stata con ogni probabilità negata, con motivazioni peraltro dotate in questo caso di qualche fondamento.

Ma, poiché a pensar male si fa peccato ma si indovina, noi ci permettiamo di farlo e crediamo che questa decisione sia parte di un gigantesco pacchetto “do ut des” in contrattazione in questi giorni nel suk di Bruxelles. Presto scopriremo cos’altro c’è.

 

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