È tornato in libertà l’ex assessore regionale pugliese Alfonsino Pisicchio, agli arresti domiciliari dallo scorso 10 aprile con l’accusa di concorso in corruzione e turbativa d’asta. Lo ha deciso la gip Ilaria Casu, accogliendo l’istanza del legale Salvatore D’Aluiso, che ha sostenuto come non sussistano più le esigenze cautelari, visto che Pisicchio non ha più un ruolo attivo in politica. Pisicchio era stato arrestato per corruzione e turbata libertà degli incanti in relazione alla gara d’appalto da 5,5 milioni per la gestione della riscossione dei tributi del Comune di Bari. I fatti risalgono al gennaio 2020.
La gara – secondo l’accusa – fu pilotata e in cambio Pisicchio e suo fratello Enzo (anch’egli ai domiciliari) ottennero varie utilità (danaro, assunzioni, promesse di assunzioni e un finanziamento illecito per il loro partito) per l’opera di intermediazione svolta nel rapporto illecito tra l’imprenditore che si aggiudicò la gara, Giovanni Riefoli, ai domiciliari, e altri pubblici ufficiali indagati, a cominciare dall’allora dirigente comunale Francesco Catanese (anche lui ai domiciliari e poi rimesso in libertà).
La gip di Bari Ilaria Casu ha disposto la revoca degli arresti domiciliari anche per Enzo Pisicchio, fratello dell’ex assessore regionale Alfonsino.
Entrambi furono arrestati lo scorso 10 aprile, a Enzo Pisicchio sono contestati i reati di concorso in corruzione, turbativa d’asta ed emissione di fatture per operazione inesistenti. La gip ha dunque accolto il ricorso dei legali di Pisicchio, Francesco Paolo Sisto (cugino omonimo del viceministro della Giustizia) e Vito Mormando, che avevano sostenuto come il pericolo di reiterazione di reato non fosse più sussistente, sia perché i fatti risalgono ad oltre quattro anni fa sia perché oggi Enzo Pisicchio non ricopre più alcun incarico politico e non ha rapporti con la pubblica amministrazione.
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