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Agricoltura e fotovoltaico possono coesistere? Inizialmente si pensava di no, ma alla fine si è arrivati al compromesso, come spesso succede in politica, tra le associazioni di categoria e i ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin per l’agrivoltaico. Il Decreto Agricoltura, dopo il passaggio alla Camera dei Deputati con 148 sì, 71 no e un astenuto, adesso è a tutti gli effetti operativo e quindi, tra le numerose altre misure, sarà possibile installare impianti fotovoltaici sollevati da terra all’interno dei campi coltivati. È previsto il divieto, invece, per l’installazione a terra nelle aree agricole degli impianti fotovoltaici, tranne se non per alcuni casi specifici

Il passaggio tra le polemiche

Le polemiche, inevitabilmente, non sono mancate, da quelle più o meno velate da parte delle associazioni di categoria degli agricoltori a quelle più esplicite da parte di chi è convinto della necessità di incentivare l’agrivoltaico nell’ottica degli obiettivi della sostenibilità ambientale. Coldiretti aveva espresso, fin da subito, disappunto per il tema, non apprezzando nemmeno la possibilità di unire il fotovoltaico all’agricoltura. Non si possono poi non citare le discussioni tra i due ministri, Lollobrigida e Fratin, nell’inserire o meno nel decreto legge la possibilità di installare gli impianti sui campi. I due, inevitabilmente, sono stati tirati su per il colletto dalle pratiche obbligatorie per il raggiungimento della transizione energetica entro il 2030. All’inizio, infatti, era stata accolta la richiesta di Coldiretti, ma successivamente si è giunti a un compromesso di cui si è accennato prima. In definitiva, sì agli impianti fotovoltaici nei campi agricoli, ma solo per quelli sollevati da terra, in modo da permettere l’attività agricola nella parte sottostante.

L’accordo per la salvaguardia dei terreni fertili 

Alcuni giorni prima del passaggio definitivo alla Camera del Decreto Legge, il Ministro dell’Agricoltura, Coldiretti e Fondazione Univerde hanno siglato un accordo sul tema con cui si ribadiscono le buone pratiche per favorire l’agrivoltaico sul territorio nazionale. Tra gli obiettivi: l’apertura a un percorso comune e la salvaguardia dei terreni fertili prediligendo quelli non produttivi.

agrivoltaico

I sistemi fotovoltaici innovativi, infatti, integrati in agricoltura permettono non solo la produzione diretta di energia da fonte rinnovabile, ma anche di attuare una strategia tra biota e impianti, evitando oltretutto lo spreco di suolo fertile. Durante l’incontro Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha sottolineato l’importanza dello “stop al fotovoltaico selvaggio voluto dal Decreto Agricoltura, che blocca lo scempio di distesi di ettari di moduli fotovoltaici a terra o di tecnologie industriali camuffate da parchi agrivoltaici”. Dello stesso pensiero anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde. “L’agrivoltaico va realizzato in accordo con il mondo agricolo e deve tenere il passo con la tecnologia, è importante realizzare le rinnovabili in modo sostenibile, con la priorità del rispetto dei suoli agricolo fertili”.

Confagricoltura, dal canto suo, ha invitato il Governo a non disperdere quello che è stato fatto in questi anni per la diversificazione del reddito d’impresa. “Incoraggiare gli investimenti in energia pulita da parte degli imprenditori agricoli, veri custodi del territorio, è l’unica garanzia perché la produttività del suolo sia garantita e perché la transizione energetica non vada a detrimento della produttività agricola”.

Dalla “Terra dei Fuochi” alla “Terra del Sole”

A proposito del connubio tra agricoltura e sostenibilità ambientale è stato presentato il nuovo progetto “Terra del Sole”, targato Coldiretti Campania e NextEnergy Capital. In quella che è tristemente famosa per essere la “Terra dei fuochi” nel territorio di Giugliano in Campania, 140 ettari saranno dedicati alla produzione di energia rinnovabile senza il consumo di suolo agricolo, per una potenza nominale complessiva di 86,6 MWp. Il risultato sarà una produzione di energia elettrica pari a circa 155 GWh all’anno, oltre alla riduzione di 83mila tonnellate all’anno di CO2. 

L’esempio perfetto dalla Puglia

Il progetto di una “vigna agrivoltaica” aveva visto la luce già qualche mese fa, molto prima dell’approvazione del Decreto Legge Agricoltura, nell’agro di Gioia del Colle, nel Barese. Nata nel 2008 dall’idea di Nicola Mele ed Emilio Roggero, la vigna agrivoltaica di comunità ha l’obiettivo di produrre vino biologico e al tempo stesso energia pulita e rinnovabile. I soci, fin da subito, hanno pensato di non sostituire la coltivazione tipica dell’uva da vino con i moduli, anzi di unirli in un unico progetto.

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(Fonte: Vigna Agrivoltaica di Comunità)

Hanno deciso quindi di installare un sistema di un megawatt su sei ettari di terreno, rialzato dal terreno di due metri su pergola. I pali che sostengono il vigneto danno man forte anche ai pannelli. Questi ultimi, oltre a produrre energia solare, creano un microclima all’interno del vigneto, con un’umidità maggiore e quindi un minor stress idrico delle piante e soprattutto una protezione maggiore dalle malattie. All’impianto agrivoltaico sono presenti anche sensori che monitorano la condizione delle foglie, l’umidità del suolo e le variazioni del vento, oltre ad essere dotati di un sistema per il recupero dell’acqua piovana.

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(Fonte: Vigna Agrivoltaica di Comunità)

Cambiamenti radicali, ma radicati

La rivoluzione green sta cambiando i volti delle nostre città, ma lentamente anche i colori delle nostre campagne. Gli obiettivi per uno sviluppo sostenibile del territorio non possono essere tralasciati e l’agrivoltaico si sta inserendo pienamente in questo filone. Un mutamento che non ha colto di sorpresa nemmeno il Vaticano, che nei giorni scorsi, ha dichiarato che si doterà di un impianto agrivoltaico. Una trasformazione epocale nello Stato più piccolo del mondo. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

 

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