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Questa settimana sarà particolarmente importante per i mercati finanziari. Negli Usa, è ufficialmente iniziata la stagione delle trimestrali, con 182 società chiamate a pubblicare i propri bilanci, in modo da dare agli investitori gli strumenti necessari per rimodulare il proprio assetto finanziario. In Europa, la riunione della Bce di giovedì 18 luglio potrebbe scombinare le carte, anche se sono improbabili grosse sorprese prima della pausa estiva, con ogni discorso sui tagli verosimilmente rimandato a settembre. In questo contesto così dinamico si inserisce l’Outlook per i mercati obbligazionari a cura di Flavio Carpenzano, Investment Director per il Reddito Fisso di Capital Group. Il report fa il punto sullo stato di salute di bong governativi, obbligazioni corporate e asset cretidizi, sottolineando le opportunità potenzialmente più vantaggiose per il secondo semestre 2024.

Fiducia per gli asset creditizi, nonostante i falchi della Fed

I mercati obbligazionari hanno parzialmente sofferto negli ultimi anni per via dell’aumento dei tassi d’interesse che ha fatto salire i rendimenti, frenando di conseguenza i prezzi. Tuttavia, gli asset creditizi continuano ad offrire potenziale valore per gli investitori. Rientrano in questa categoria le obbligazioni corporate, emesse da società private come banche e società industriali al fine di raccogliere finanziamenti, ma anche gli MBS, acronimo di mortgage backed security, ossia titoli obbligazionari rivenienti da operazioni di cartolarizzazione di prestiti ipotecari, vale a dire la loro trasformazione da credito non trasferibile a titoli negoziabili.

Questi strumenti, secondo l’esperto di Capital Group, sono particolarmente ben posizionati. In particolare fra gli MBS «appaiono interessanti le obbligazioni di qualità e con cedole elevate come quelle di enti pubblici», i quali possono «aiutare gli investitori a mantenere un portafoglio bilanciato, insieme alle opportunità di credito».

Opportunità di reddito solido per le obbligazioni corporate nel 2024

Consumi stabili e crescita economica promuovono di certo un contesto favorevole per le obbligazioni corporate investment grade con rating BBB/BAA o superiore. Merito del fatto che gli emittenti «hanno evitato in gran parte l’impatto dell’aumento dei costi di finanziamento, perché hanno perlopiù rifinanziato il debito durante la pandemia, quando i tassi erano vicini allo zero». I solidi livelli di spesa da parte dei consumatori permettono poi alle imprese di aumentare i prezzi, favorendo un rafforzamento degli utili previsti per il 2024 e 2025. Anche se, sottolinea il report, i rischi associati ai tassi più elevati suggeriscono un approccio prudente, in particolare per le obbligazioni con rating più basso.

Buone notizie anche per gli high yeld, obbligazioni con merito di credito più basso, tra cui spicca il settore dell’energia, la cui solidità finanziaria permette di affrontare a testa alta anche i tassi più elevati. A chi detiene in portafoglio titoli high yeld statunitensi farà piacere sapere che «la qualità creditizia generale del mercato è aumentata nettamente negli ultimi anni», in cui gli emittenti con rating BB dominano il 50% della scena.

Diseguaglianze legate allo spread creditizio

Quando si parla di spread creditizio si intende la differenza di rendimento tra un’obbligazione e un titolo di riferimento considerato più sicuro, come i Treasury USA. Lo spread creditizio riflette dunque il rischio di credito dell’emittente dell’obbligazione, ovvero la probabilità che non sia in grado di ripagare il debito o gli interessi. Un maggiore rischio percepito comporterà quindi un maggiore spread creditizio richiesto dagli investitori, i quali appunto necessiteranno di un premio extra per continuare a detenere un’obbligazione considerata più rischiosa.

Per Carpenzano, adottare un approccio di investimento più concentrato sulle singole aziende permette di ridurre la dipendenza da un particolare scenario macroeconomico e cogliere migliori opportunità di rendimento fra le obbligazioni di rating alto. In modo da aggirare anche i rischi legati alla dispersione regionale e settoriale provocata da una contrazione degli spread creditizi poco uniforme. Non a caso «gli spread in Europa e in Asia sono vicini o inferiori alle medie storiche, ma ancora lontani dai minimi, ai quali invece si stanno avvicinando negli USA».

Attenzione alta su obbligazioni dei mercati emergenti

Le politiche monetarie restrittive adottate negli ultimi anni hanno contribuito a ridurre l’inflazione inerziale, ossia la tendenza dell’inflazione a persistere nel tempo anche qualora i fattori scatenanti iniziali siano venuti meno. Al contrario, l’inflazione primaria, cioè l’aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, è salita in diversi mercati emergenti legati a Paesi con economie non ancora completamente sviluppate. Su questo fronte, le banche centrali si muovono in maniera autonoma. Dato che mentre le economie asiatiche rimangono caute di fronte a possibili riduzioni dei tassi, «diversi Paesi dell’America Latina e dell’Europa orientale sono in fase di allentamento avanzata».

Complessivamente, il miglioramento delle prospettive di crescita globale rappresenta un forte sostegno per controbilanciare l’incremento dei rendimenti dei Treasury Usa. Un aumento dei tassi d’interesse sui titoli di debito emessi dal governo degli Stati uniti infatti può impattare negativamente sui mercati emergenti aumentando i costi di finanziamento per le imprese e i governi che si indebitano in dollari, e disincentivando gli investitori a detenere asset rischiosi legati ai mercati emergenti, preferendo invece titoli di stato con rendimenti più alti e privi di rischio. Senza contare poi il fatto che il rafforzamento del dollaro renderebbe nettamente più costose le importazioni, danneggiando le economie di numerosi paesi e mercati emergenti.

«Rimaniamo in generale costruttivi sul debito dei mercati emergenti», conclude l’outlook di Capital Group, sottolineando come «i tassi di crescita di alcune economie emergenti rimangono superiori a quelli delle controparti dei mercati sviluppati». Uno scenario particolarmente promettenti per diverse obbligazioni corporate dei ME, che potrebbero rappresentare utili strumenti per diversificare i propri investimenti.

 

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