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Il sisma che ha colpito l’Emilia Romagna continua a farsi sentire ma nelle difficoltà dei terremotati a tornare ad una vita “normale”. Difficoltà psicologiche aggravate da iter burocratici apparentemente solidali; tante belle parole ma la verità purtroppo pare essere un’altra. È il comitato Sisma.12 a sollevare alcune questioni importanti, dati alla mano: “È necessario chiarire al più presto vari aspetti determinanti perché la ricostruzione possa efficacemente decollare, spiega il portavoce del comitato Alessandro Bergonzini, prima di tutto la modalità di erogazione dei contributi, poi la ricostruzione impossibile dei casolari di campagna e, infine, il rischio della morte civile dopo la perdita della casa”.


Sono stati definiti virtuali i contributi delle banche in quanto “presentato e autorizzato il progetto di recupero dell’abitazione danneggiata, il terremotato va in banca per chiedere i contributi e saldare fino all’80%. La banca mette a disposizione un finanziamento agevolato (un mutuo a tutti gli effetti) che dovrà essere rimborsato in rate alla banca stessa e contrariamente a quanto si pensa o si è sentito dire, è il terremotato a dover restituire il finanziamento e non lo Stato. Il terremotato maturerà un credito d’imposta pari alla rata di mutuo che ha pagato che potrà utilizzare esclusivamente in compensazione con altri tributi, ammesso che ne abbia, altrimenti perderà il beneficio”. Tributi come Irpef, addizionali regionali e comunali, Imu e contributi Inps.


Tuttavia ci sono alcuni dettagli non proprio tali: se il terremotato non ha redditi o ne ha in misura insufficiente non riuscirà a recuperare il credito d’imposta, inoltre la “regola” vuole che prima si paga la rata del mutuo, poi si compensa. Dal Comitato: “Non si può pretendere che la ricostruzione possa basarsi su contributi erogati non in denaro, ma sotto forma di credito d’imposta da compensare”. “Dalla Regione sono arrivate verbali rassicurazioni circa un provvedimento di prossima emanazione che trasferirà il credito da compensare alla banca erogatrice del finanziamento, la quale provvederà a compensare coi propri debiti d’imposta”.


Altra questione: la ricostruzione impossibile dei casolari di campagna. I terremotati che abitavano nei casolari di campagna ricevono un trattamento decisamente diverso per quanto riguarda la determinazione dei contributi a differenza di chi abitava in un appartamento in paese. Questo perché il contributo per la ricostruzione non è calcolato sui costi effettivi di ricostruzione, ma su quelli riconosciuti in base al prezziario regionale (che si dice essere spesso inferiore ai prezzi correnti di mercato) con un limite massimo costituito da un costo convenzionale che diminuisce drasticamente per le superfici superiori ai 120 mq. Se, dunque, chi abitava in un classico appartamento di città avrà difficoltà nel reperire le risorse finanziarie per finanziare il costo che rimarrà a suo carico, il proprietario del casolare riceverà un contributo effettivo inferiore al 40% di quanto necessario.


Infine il Comitato Sisma.12 parla anche di rischio morte civile. Non potendo sperare nel pieno sostegno dello Stato, per i terremotati i problemi aumentano se sulla casa danneggiata dal sisma incombeva un muto. In questo caso l’8 agosto 2012, la regione Emilia Romagna ha sottoscritto un accordo col sistema bancario che impegna le banche a concedere: l’anticipazione del contributo statale (quello fino all’80%); la concessione di un mutuo che copra la quota rimanente rimasta a carico del terremotato (il teorico 20% che rimane); la possibilità, per chi aveva già un mutuo in essere, la chiusura del medesimo e la riaccensione di un nuovo mutuo che incorpori il precedente e lo integri con la quota dei costi di ristrutturazione che rimane a carico del terremotato.


C’è un grosso “ma” in proposito. Perché  l’istituto di credito avrà la facoltà di decidere se il terremotato merita la concessione del credito in base alla sua possibilità futura di restituirlo. In caso negativo, il terremotato non potendosi permettere una ristrutturazione a carico suo, penserà ad un affitto con il rischio di entrare nell’elenco dei cattivi pagatori perché mancherà a qualche dovere economico (tra muto e fitto) e ciò vuol dire rischiare una morte civile.


Occorre urgentemente fare qualcosa, occorre che lo Stato faccia qualcosa. Potrebbe coprire integralmente gli oneri di ricostruzione, così come è stato fatto in tutte le tragedie che hanno preceduto quella emiliana. L’Emilia Romagna ha reagito velocemente rispetto ad altre regioni al sisma, questo non vuol dire che può fare tutto da sola.

 

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