3,7 milioni restano sul piatto. Poche domande, neanche 30 ammessi al contributo con fondi Ue #finsubitoagevolazioni

ANCONA Ma dove finiscono i fondi che l’Unione Europea assegna alle Marche? Capita che rimangano scritti nei bandi, ma non messi in circolo per alimentare l’economia reale creando nuove opportunità di occupazione. Esemplare il caso dei cinque milioni di euro puntati da Palazzo Raffaello sul tavolo delle start up, le imprese ad alto contenuto innovativo (nelle Marche ne sono attive 296) con il bando Start&Innova Giovani, lanciato nell’aprile 2023, finanziato con fondi Fse+, il fondo sociale europeo plus con cui l’Ue sostiene l’occupazione. Tre quarti delle fiches, circa 3,7 milioni di euro, sono rimasti sul piatto per la scarsa adesione al bando (che prevedeva contributi a fondo perduto da 40mila euro per ogni candidato startupper ammesso) destinato a giovani laureati e laureandi disoccupati iscritti ai Centri per l’impiego, sotto i 36 anni d’età, residenti o domiciliati nelle Marche.

La platea dei disoccupati

Platea piuttosto capiente, considerato che nel primo bimestre 2023, alla vigilia del bando, i disoccupati laureati fino a 35 anni iscritti ai Centri per l’impiego delle Marche erano 4.774, di cui il 38,4% disoccupati da oltre 24 mesi. Eppure la risposta dei potenziali imprenditori – giovani laureandi o neolaureati disoccupati – non è stata certo esaltante, come certifica il decreto con cui l’altro ieri il settore Servizi dell’impiego e politiche del lavoro della Regione Marche ha approvato il verbale della commissione e la graduatoria di merito delle 22 domande arrivate nella seconda finestra temporale, aperta dal primo febbraio al 22 aprile scorso, dopo le prime 12 dieci domande (10 delle quali accolte) pervenute nel primo slot da 2,5 milioni del 2023.

Dalla moda al turismo

Sono in tutto 17 le domande accolte e ammesse al contributo in questa seconda tranche, per progetti di start up suddivisi nei diversi sistemi del bando: 8 riguardano l’Economia dei servizi e del turismo, 3 il sistema Moda, 2 i prodotti e i servizi per la Salute, uno a testa la Meccanica e engineering, l’Agroalimentare, i prodotti e servizi per la cultura e l’educazione e il sistema Casa-arredo. Tra le due finestre, non arriviamo a 30 progetti finanziati, davvero pochi, per un bando che in teoria avrebbe potuto erogare contributi a 125 embrioni di start up.  Risultato: dei 5 milioni messi a disposizione con i fondi europei Fse+, ne saranno impegnati solo un quarto, secondo i calcoli fatti anche dal consulente aziendale Enrico Buoncompagni nel suo blog Il Grillo Parlante, tutt’altro che ostile al governo regionale di centrodestra ma sempre pronto a pungolare quando si tratta dell’impiego di fondi europei. «Che la Regione punti a promuovere le start up innovative è meritorio – scrive Buoncompagni – sta di fatto che tra la prima e la seconda finestra del bando le domande ammesse sono state circa 30 impegnando solo 1,2 milioni dei 5 milioni stanziati». Per Buoncompagni sarebbe meglio che le risorse FSE+ avanzate «fossero stanziate o per scorrere la graduatoria del vecchio bando Sostegno alla creazione di impresa 2023, nel quale la metà delle domande sono rimaste senza fondi, o per rimpinguare lo stanziamento 2024 dello stesso bando di prossima uscita».

Quota per i borghi

Ma nonostante l’insuccesso del bando la Regione non arretra sulle start up, anzi rilancia ritenendo il settore delle imprese ad alta innovazione di importanza cruciale della strategia per la specializzazione intelligente. A inizio luglio è stato approvato un nuovo bando rivolto a realtà imprenditoriali che realizzano investimenti connessi ai risultati di ricerca o nuovi prodotti innovativi per rafforzare il posizionamento sul mercato interno ed internazionale. La dotazione finanziaria complessiva di 9,5 milioni, di cui 4 milioni riservati al finanziamento dei progetti presentati da micro, piccole e medie imprese localizzate nei borghi.