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REGGIO EMILIA – L’acqua è il bene più prezioso che abbiamo, ma in Italia ne sprechiamo 3,4 miliardi di metri cubi ogni anno. Un dato ancora più grave, in un epoca di cambiamenti climatici caratterizzati da lunghi periodi di siccità. L’estate 2024 è stata pesantissima al centro e al sud, meglio è andata in Emilia Romagna, grazie alle intense piogge primaverili, ma i numeri impietosi diffusi dalla Cgia di Mestre restano un monito impietoso.

In Italia ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente poco meno di 58; gli altri 42 si perdono lungo la rete idrica che in molte parti del Paese è datata e in cattivo stato di salute. Le differenze a livello territoriale sono evidentissime. A Potenza, Chieti, L’Aquila, Latina e Cosenza lo spreco supera il 66% di quanto immesso in rete, se ne vanno persi in pratica 2 litri su 3. Per contro Como, Pavia, Monza, Pordenone e Milano riescono a mettere a disposizione dei cittadini praticamente 9 litri su 10. In realtà, la performance migliore a livello regionale è dell’Emilia Romagna che però ha una dispersione del 29,7% e precede nella classifica dei territori virtuosi Valle d’Aosta e Lombardia. Un contributo importante a questo primato, comunque da migliorare in termini assoluti, arriva da Reggio Emilia dove la percentuale di acqua sprecata è del 23,5%, 53 litri al giorno per ogni reggiano, con la provincia al 26esimo posto in Italia tra le più virtuose. Meglio in Emilia Romagna va solo a Ravenna, Rimini e Piacenza. Un’analisi impietosa, quella della Cgia di Mestre sui dati ufficiali riferiti al 2022, anche perché l’Italia è il paese che in Europa consuma più acqua con l’agricoltura che usa il 41% del totale, 16,4 miliardi di metri cubi ogni anno. Il resto dell’utilizzo è diviso tra usi civili 24%, industria 20% e produzione di energia elettrica 15%. Un massiccio utilizzo di acqua davanti a Spagna e Francia che deve far riflettere sulla necessità di ammodernare la rete ma anche sullo sforzo che deve essere fatto di rivedere le modalità produttive, in agricoltura e nell’industria. Fondamentale, in tal senso, sarà utilizzare al meglio i 5,3 miliardi messi a disposizione da PNRR per realizzare nuove infrastrutture e diminuire,  ammodernare il sistema irriguo in agricoltura e introdurre sistemi di depurazione delle acque reflue da riutilizzare in agricoltura e nel settore produttivo.

Servizio Tg di Alessio Fontanesi

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