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CRONACATRIESTE, SEQUESTRATE DALLA GDF SIGARETTE DI CONTRABBANDO – Nel tentativo di introdurre illecitamente oltre trecento chilogrammi di sigarette avevano escogitato un metodo alquanto insolito al fine di eludere i controlli dei funzionari del Reparto antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e dei militari della Guardia di Finanza in forza al Comando Provinciale di Trieste. Tra la merce regolarmente trasportata su due semirimorchi turchi, cartolarmente destinati ad una società di logistica, sita nella città inglese di Birmingham, sono stati individuati numerosi scatoloni, ognuno dei quali contenente dieci tovaglie alimentari monouso, dotate di etichetta commerciale e del classico packaging di cellophane, che al tatto apparivano insolitamente rigide. Sapientemente celate, ovvero avvolte nelle singole tovaglie monouso della lunghezza di circa 20 metri ciascuna, i partecipanti all’operazione rinvenivano le stecche di sigarette utilizzate come “base” dei manufatti. Il sequestro ha permesso di evitare un ingente danno all’erario, quantificabile in quasi 70.000 euro, nonchè illeciti profitti stimabili in oltre 140.000 euro, qualora le sigarette fossero state immesse sul mercato nero, e scongiurare un serio pericolo per la salute. Infatti, all’esito dell’attività investigativa, coordinata dalla dott.ssa Chiara De Grassi e dal dott. Andrea La Ganga, Sostituti Procuratori presso la Procura della Repubblica di Trieste, emergeva, tra l’altro, che le sigarette sequestrate erano state inserite nell’elenco delle cosiddette “illicit whites” o “cheap whites” e, per questo, sprovviste delle autorizzazioni normative per poter essere commercializzate nell’ambito del mercato unionale, contenendo al proprio interno elevati livelli di catrame, nicotina e monossido di carbonio, oltre alla presenza di altri elementi non pertinenti. MODENA, ESEGUITO DALLA GDF DECRETO DI SEQUESTRO PREVENTIVO NEI CONFRONTI DI UNIMPRENDITRICE OPERANTE NEL DISTRETTO TESSILE DI CARPI. Nei giorni scorsi, su delega di questa Procura della Repubblica, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di quasi 400.000 euro emesso del Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale nei confronti di un’imprenditrice di Carpi (MO), indagata per utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, in qualità di amministratrice di una società operante nell’ambito del distretto tessile e della maglieria. A seguito di due verifiche fiscali, i finanzieri della Compagnia di Carpi ricostruivano lo schema fraudolento, finalizzato all’evasione delle imposte tramite l’abbattimento della base imponibile ai fini dell’imposte dirette, dell’IVA e dell’IRAP, che veniva posto in essere mediante l’annotazione nella contabilità di fatture per operazioni inesistenti, per un importo di circa 500.000 euro, emesse da altre imprese intestate a cittadini extracomunitari e con unità locali dichiarate nelle province di Verona, Brescia, Milano e Pisa, che, in realtà, erano delle mere “cartiere”, in quanto prive di qualsiasi consistenza economica. Inoltre, all’atto dell’avvio delle attività ispettive, presso i medesimi locali veniva riscontrata l’esistenza di una ditta individuale, formalmente intestata ad una parente dell’indagata ma, di fatto, gestita sotto ogni profilo (commerciale, amministrativo e contabile) dalla stessa, attraverso la quale veniva conseguito un ulteriore, indebito beneficio contributivo e fiscale. Infatti la ditta individuale fatturava, senza effettuare i previsti versamenti all’Erario e agli Enti previdenziali, le prestazioni lavorative del personale che in concreto era alle dipendenze dalla società, consentendo a quest’ultima di abbattere ulteriormente i costi per oltre 600.000 euro e, contestualmente, di disporre di “forza lavoro” senza sostenere gli oneri contributivi e previdenziali. Questa Procura, sulla base delle fonti di prova acquisite, chiedeva l’applicazione della misura cautelare reale al Gip del Tribunale di Modena che emetteva il decreto con il quale disponeva il sequestro preventivo, anche nella forma per equivalente, di somme per un importo corrispondente alle imposte evase. All’esito delle attività sono stati sequestrati denaro sui conti correnti, l’intero capitale sociale di una società immobiliare, quota parte di due unità immobiliari e un’autovettura nella disponibilità dell’indagata per un valore complessivo di circa 100.000 euro. GROSSETO, LOTTA AGLI AFFITTI IN NERO. ACCERTATA DALLA GDF EVASIONE FISCALE DI OLTRE 500 MILA EURO. Con l’approssimarsi della stagione estiva, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Grosseto hanno intensificato i controlli a contrasto delle locazioni immobiliari irregolari. Gli interventi, che hanno interessato l’intera provincia maremmana, sono stati preceduti da un’accurata attività di analisi dei dati acquisiti nel corso del quotidiano controllo economico del territorio, incrociati con le informazioni presenti in rete sui principali portali digitali dedicati alla prenotazione di bed and breakfast e case vacanze. Ciò ha permesso di orientare l’azione delle Fiamme Gialle in modo mirato e selettivo verso quei connotati da un maggior rischio di pericolosità fiscale. Le attività rientrano nel più ampio dispositivo messo in campo dal Corpo a tutela della realtà economica turistico-balneare, uno dei settori più rilevanti per il nostro territorio. In tale contesto la Guardia di Finanza, oltre a proteggere i consumatori dai rischi in cui possono incappare rivolgendosi a chi agisce al difuori delle regole, contribuisce a garantire il corretto funzionamento del mercato affinchè gli operatori economici onesti possano beneficiare di una sana concorrenza. I controlli finora portati a termine hanno consentito di individuare oltre 10 persone, tra privati ed imprenditori, che hanno nascosto al fisco più di 500 mila euro di redditi da locazione: si va da piccoli appartamenti in collina a prestigiose ville in località esclusive che rendono migliaia di euro a settimana. Sono state, inoltre, contestate violazioni di varia natura come il mancato pagamento del canone TV speciale, la mancata iscrizione al portale turistico regionale, l’omessa comunicazione delle persone alloggiate all’organo di Pubblica Sicurezza e il mancato pagamento di tributi locali. PISA, SEQUESTRATI DALLA GDF 506 MILA EURO DI CREDITI INDEBITAMENTE PERCEPITI RELATIVI ABONUS FACCIATE”. Militari del Comando Provinciale Pisa hanno dato esecuzione, nei giorni scorsi, al sequestro preventivo disposto dal GIP presso il Tribunale di Pisa, di 506 mila euro di contributi indebiti, sotto forma di crediti d’imposta, relativi a “bonus facciate”. L’indagine è scaturita da una denuncia presentata da una cliente, di una persona giuridica (Srl) di Pisa operante nel settore dell’edilizia, corroborata da autonoma attività investigativa e di accurata attività di analisi di rischio da parte dei militari del Gruppo di Pisa, volti a riscontrare, in particolare, la spettanza dei bonus in materia edilizia, così, come previsti. Le attività investigative hanno consentito di individuare un complesso schema fraudolento perpetrato dagli indagati, il titolare dell’impresa ed il suo commercialista, basato su duplicazioni del credito sul “cassetto fiscale” del denunciante ed altri coinvolti a fronte di singole operazioni commerciali. Nello specifico, all’emissione della fattura relativa all’esecuzione dei lavori, dalla quale sono stati generati crediti d’imposta, è seguita l’emissione di note di credito in rettifica, all’insaputa dei clienti, volte a stornare soltanto dal punto di vista fiscale il credito, attribuendo all’operazione una parvenza di neutralità. In un secondo momento, con un’altra ma identica fattura per la medesima prestazione nei confronti dello stesso cliente e di pari importo, sono stati generati ulteriori crediti di imposta, senza procedere allo storno in rettifica dei crediti indebitamente maturati. In aggiunta, ulteriori accertamenti effettuati dai finanzieri hanno consentito di riscontrare per i 2 immobili oggetto dei presunti interventi operati, in provincia di Pisa e Lucca, che i lavori sono stati eseguiti in minima parte o per importi nettamente inferiori da parte della Srl pisana. I finanzieri hanno, così, passato a setaccio la documentazione contrattuale, eseguendo mirate acquisizioni e approfondite analisi documentali, nonchè accurate audizioni e specifici sopralluoghi su tutto il territorio pisano, ove erano ubicati i cantieri. I malcapitati condòmini occupanti i due immobili, non solo hanno assistito alla mancata esecuzione dei lavori, ma hanno anche versato all’impresa una somma pari al 10% o addirittura al 50% dell’importo complessivo per l’effettuazione della ristrutturazione. Grazie all’emissione di fatture con sconto del 90%, la società avrebbe conseguito ingenti contributi indebiti sotto forma di crediti d’imposta, senza mai effettuare i corrispondenti lavori. Grazie al sequestro, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, per 506 mila euro, è stata impedita l’introduzione e la circolazione, nel circuito economico legale, di crediti di imposta indebiti, tra l’altro, utilizzabili in compensazione con debiti tributari o cedibili a terzi. Il sequestro ha interessato direttamente il “cassetto fiscale” dell’impresa pisana, con il congelamento e successivo sequestro dei crediti d’imposta. ANCONA, PERSCA DI FRODO, SEQUESTRATI DALLA GDF 9.000 RICCI DI MARE. Continua incessante, da parte dei finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Ancona e del personale della Guardia Costiera di Ancona, l’azione di contrasto alla pesca di frodo e alla commercializzazione di specie ittiche vietate, lungo il litorale del capoluogo marchigiano, che ha portato, nei giorni scorsi, in due distinti interventi, al sequestro di oltre 9.000 esemplari di ricci di mare e alla verbalizzazione di 7 soggetti responsabili, per complessivi € 76.000 di sanzioni amministrative. L’attività di contrasto alla pesca illegale è stata svolta nell’ambito di servizi predisposti, sia dal Reparto Operativo Aeronavale che dalla Guardia Costiera, per la vigilanza in mare e lungo il litorale, attraverso l’impiego di mezzi navali e pattuglie a terra. In particolare, durante la prima attività, i finanzieri impegnati in attività di pattugliamento in mare con una motovedetta, avvistavano un piccolo natante sospetto, che stava navigando a luci spente, con 3 individui a bordo in tuta subacquea, intenti alla pesca nelle acque antistanti la diga foranea del Cantiere Navale Fincantieri. L’equipaggio della motovedetta, dopo aver monitorato in maniera occulta il barchino durante le operazioni di pesca, allertava le pattuglie a terra, sia della Guardia di Finanza che della Guardia Costiera. Le pattuglie sopraggiunte sul luogo dell’approdo, individuavano i 3 soggetti intenti a sbarcare l’ingente quantitativo di ricci di mare appena pescati, per caricarli su di un’autovettura. Il prodotto ittico rinvenuto, pari a complessivi 6.000 esemplari di ricci di mare e le attrezzature utilizzate per la pesca, venivano sottoposte a sequestro, mentre ai tre pescatori di frodo venivano elevate sanzioni per un ammontare pari a oltre € 38.000, per l’esercizio abusivo della pesca di ricci di mare, effettuata in tempo vietato, superando ampiamente i limiti quantitativi consentiti. Anche il secondo intervento eseguito dai finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale, si è svolto lungo il tratto di mare adiacente il Porto di Ancona, con l’impiego di un’Unità Navale d’altura e di pattuglie a terra. Nella circostanza, l’equipaggio dell’unità navale, già in attività di pattugliamento lungo il litorale marchigiano, individuava durante la notte, una piccola barca sospetta, con 2 individui a bordo, che navigava lentamente, nei pressi della diga foranea del Cantiere Navale Fincantieri. I finanzieri grazie alla strumentazione di bordo riuscivano a monitorare da vicino il natante, che stava rientrando. A comunicarlo è il Comando Generale della Guardia di Finanza.

ARRESTI ESEGUITI DALLA POLIZIA DI STATO DI TERNI. Nelle prime ore della giornata odierna, personale della Polizia di Stato di Terni e del Servizio Centrale Operativo, con il supporto delle Questure di Roma, Perugia, Frosinone, Macerata, Ascoli Piceno, L’Aquila, Teramo, Viterbo, Rieti, Grosseto, Siena e del Reparto Prevenzione Crimine, ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Perugia nei confronti di un 30enne egiziano e di un 32enne del Bangladesh, e dell’obbligo di presentazione alla P.G. a carico di un italiano del 1966, tutti residenti a Terni, indagati per  associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione di documenti necessari al rilascio di un titolo di soggiorno e a favorire, mediante l’utilizzo degli stessi, la permanenza di cittadini stranieri sul territorio nazionale e l’ingresso attraverso, il  ricongiungimento familiare. Gli oltre 100 operatori della Polizia di Stato sono altresì impiegati in numerose perquisizioni delegate sempre da questa Procura nei confronti di altre 25 persone, molti dei quali residenti fuori regione e tutti sottoposti ad indagine, a vario titolo per i reati sopra indicati, nell’ambito del medesimo procedimento penale. L’attività di investigazione ha avuto origine nel 2022 a seguito di una segnalazione pervenuta alla Procura della Repubblica di Terni, il cui Ufficio ha coordinato la fase iniziale delle indagini prima della trasmissione alla Direzione Distrettuale Antimafia di questa Procura – dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Terni, riguardante le frequenti quanto sospette richieste di residenza o di cambio di residenza da parte di cittadini stranieri – in prevalenza originari del Pakistan, Afghanistan, Egitto ed Iraq, in alcuni appartamenti siti nel centro cittadino. Nel corso degli accertamenti emergeva la figura di un cittadino egiziano, titolare di alcune attività commerciali, quale soggetto che avrebbe organizzato le attività indicate, quest’ultimo, in particolare, avrebbe consentito, tra l’altro, a vari soggetti extracomunitari principalmente di nazionalità egiziana, di ottenere o rinnovare il titolo di soggiorno, procurando loro locazioni, poi, accertate come fittizie, in modo da poter richiedere la residenza, i relativi contratti venivano registrati all’Agenzia delle Entrate anche dal 58enne italiano, titolare di un’agenzia immobiliare, pure destinatario della misura cautelare, e documentazioni artefatte relative alla loro posizione economica. Le indagini, eseguite anche con attività tecniche, consentivano di ipotizzare un’associazione a delinquere attiva in provincia di Terni e che ruotava attorno al 30enne egiziano che riceveva/effettuava circa 800 chiamate telefoniche al giorno e che era in grado di far  ottenere i documenti necessari per conseguire, a seconda dei casi, il rilascio del permesso di soggiorno, il rinnovo dello stesso, la trasformazione del permesso di soggiorno di cui erano titolari in quello di lungo periodo CE, ovvero ad ottenere il ricongiungimento in Italia con familiari residenti all’estero. Analizzando poi gli investigatori la posizione sul territorio nazionale dei diversi cittadini extracomunitari, è stato accertato che gli stessi, perlopiù, richiedevano per la prima volta il soggiorno per asilo politico, o il suo rinnovo, o per protezione sussidiaria, ovvero la trasformazione del permesso di soggiorno di cui erano titolari in quello di lungo periodo CE, attestando falsamente la loro posizione lavorativa attraverso documentazione inerente l’apertura di ditte individuali, oltre 100 P.IVA, la maggior parte delle quali per attività non specializzate di lavori edili o volantinaggio, o rapporti di lavoro subordinato presso le predette ditte individuali, spesso senza che allo straniero fosse versato alcun contributo, autolavaggi e barbieri, oppure in alcuni casi direttamente alle dipendenze dello stesso 30enne egiziano. Tali attività presentavano, di frequente, come sede legale la stessa residenza dello straniero e i sopralluoghi effettuati dagli investigatori non hanno mai riscontrato alcuna ditta presente. Gli stranieri, in altri casi ancora, aprivano una partita Iva in prossimità della richiesta di permesso di soggiorno indicando, una data di inizio dell’attività nell’anno precedente, in modo tale da poter allegare la relativa dichiarazione reddituale. Il 30enne egiziano è risultato in rapporto, tra gli altri, con alcuni proprietari di casa, 7 cittadini italiani, e con altri soggetti stranieri che a vario titolo lo supportavano, accompagnando gli stranieri presso gli immobili e ritirando dagli stessi il denaro pattuito, ritenuti partecipi dell’attività illecita e non destinatari della misura cautelare per avere il Gip ritenuto non sussistenti le attuali esigenze cautelari.  Il “servizio” fornito ai cittadini stranieri fruttava un compenso, individuato secondo una sorta di vero e proprio tariffario che variava a seconda della pratica necessaria per ogni singolo straniero interessato. Il  “pacchetto completo”, secondo quanto emerso, avrebbe avuto un costo che si aggirava intorno ai 4.000 euro con pagamenti, effettuati a volte in più soluzioni, anche attraverso bonifici, di frequente effettuati dall’estero, in particolare dalla Francia.  Nelle numerose abitazioni interessate, perlopiù presenti in Terni, alcune, anche nei comuni di Narni, Stroncone ed Arrone, anche se di pochi vani, figuravano residenti decine di extracomunitari. In un’abitazione situata in pieno centro cittadino, di soli 38 mq., in un periodo, sono risultati residenti formalmente ben 14 persone. Altra figura di spicco della citata organizzazione, è stato ritenuto essere il 32enne del Bangladesh, titolare di P.Iva per attività di consulenza amministrativa, il quale si occupava in via principale delle “pratiche amministrative” necessarie ai diversi cittadini stranieri interessati. Nel corso delle disposte perquisizioni, infine, sono stati posti sotto sequestro numerosi telefoni cellulari e cospicua documentazione che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti investigativi. È quanto segnalato dalla Polizia di Stato.

ROMA, A TOR VERGATA I CARABINIERI ARRESTANO UOMO PER MALTRATTAMENTI ALLA MOGLIE IN PRESENZA DEI FIGLI MINORENNI. I Carabinieri della Compagnia di Frascati hanno arrestato un 36enne romano, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti contro familiari nei confronti della moglie. A seguito di una segnalazione giunta al “112“, i Carabinieri sono intervenuti in zona Tor Vergata, dove un uomo, al culmine di una lite scaturita per futili motivi, aveva aggredito la moglie, una donna di 36 anni di origine peruviana. L’aggressione è avvenuta alla presenza dei figli minorenni della coppia, uno di pochi mesi e l’altra di anni 10 che, è stata trasportata presso l’ospedale pediatrico Bambin Gesù in quanto in stato di shock a seguito del violento litigio al quale aveva assistito. Anche la donna/madre ha fatto ricorso alle cure mediche dei sanitari, presso il Policlinico Tor Vergata, mentre il marito è stato tradotto dai Carabinieri della Stazione di Tor Vergata, nel carcere “Regina Coeli“. ROMA, A TOR BELLA MONACA, CONTROLLI DEI CARABINIERI CONTRO ILLEGALITÀ E DEGRADO. UNA PERSONA ARRESTATA E SANZIONATI I TITOLARI DI 5 ATTIVITÀ COMMERCIALI. I Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca hanno effettuato una mirata attività di controllo nella periferia est della Capitale, finalizzata alla prevenzione e alla repressione di ogni forma di degrado e illegalità nelle aree a maggiore incidenza criminale. In manette è finito un 39enne colombiano, senza fissa dimora e con precedenti, notato aggirarsi con atteggiamento sospetto in una nota piazza di spaccio del quartiere e fermato per un controllo. Sottoposto a perquisizione personale, i Carabinieri lo hanno trovato in possesso di 5 dosi di cocaina e denaro contante, ritenuto provento dello spaccio. I militari dell’Arma hanno anche segnalato all’Ufficio Territoriale del Governo di Roma un 46enne trovato in possesso di modica quantità di hashish, per uso personale. I Carabinieri della Stazione Roma Tor Bella Monaca, unitamente ai colleghi del NAS di Roma, hanno poi svolto una serie di accertamenti presso numerose attività commerciali della zona, sanzionando, per complessivi 10.000 euro, i titolari di due market, per carenti condizioni igienico-sanitarie e per mancanza di tracciabilità della catena alimentare di prodotti di origine animale destinati al commercio, con conseguente sequestro, ai fini dello smaltimento, di 80 kg di alimenti di origine animale e vegetale. Insieme a personale dell’ASL Roma 2, i militari hanno, invece, sanzionato tre persone, il titolare di un minimarket, con contestuale immediata sospensione dell’attività, fino a regolarizzazione della riscontrata mancanza del sistema di aereazione, dello scarso numero di armadietti necessari in relazione ai dipendenti e per mancanza di idoneità della cella frigo per la conservazione di alimenti, la titolare di un market, con sanzione amministrativa di 1.000 €, per carenti condizioni igienico-sanitarie e per la mancanza di vetrine atte a proteggere le derrate alimentari e il titolare di un forno, con sanzione di 1.000 €, per carenti condizioni igienico-sanitarie e mancanza di HACCP. In totale, i Carabinieri hanno identificato 91 persone e eseguito verifiche su 41 veicoli. CIVITAVECCHIA, I CARABINIERI ARRESTANO 3 UOMINI E SEQUESTRANO 51 KG DI COCAINA MENTRE USCIVANO DAL PORTO. I Carabinieri della Compagnia di Civitavecchia, d’intesa con la locale Procura della Repubblica, nei giorni scorsi, hanno arrestato tre uomini, due di 43 e 57 anni, residenti a Terni e già noti alle forze dell’ordine per reati in materia di stupefacenti e un 31 enne residente a Roma, incensurato, gravemente indiziati del reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso. I tre, controllati dai Carabinieri all’uscita dall’area portuale di Civitavecchia, a bordo di due auto, sono stati trovati in possesso di 3 borsoni, contenenti 44 involucri termosaldati poi risultati contenere 51,222 kg di cocaina. Nello specifico la droga era nel bagagliaio dell’auto condotta dal 43 enne preceduta da auto con a bordo gli altri due. Oltre alla sostanza stupefacente e le auto prese a noleggio, i militari hanno anche sequestrato 6 telefoni cellulari, 2 dispositivi G.P.S., 2 ricetrasmittenti, 2 scale e utensili vari rinvenuti nella disponibilità dei tre, che si ipotizza possano essere stati adoperati per estrarre lo stupefacente da contenitori stoccati presso l’area portuale. Gli indagati sono stati condotti nel carcere di Civitavecchia, nuovo complesso Borgata Aurelia, dove, il locale Tribunale, ha convalidato il loro arresto e disposto la custodia cautelare. Ad informarlo è il Comando Provinciale CC di Roma.

METEO Da giovedì prossimo, 8 agosto, come segnalato da “Il Meteo“, assisteremo a una vera e propria escalation termica, che ci condurrà verso un weekend infuocato. Il termometro potrà raggiungere picchi impressionanti tra i 41 e 42 gradi al Sud, con la Sicilia in prima linea, mentre il Centro si attesterà sui 38-39 gradi. Anche la Valle Padana non sarà risparmiata, con temperature che oscilleranno tra i 37 e i 38 gradi. Anche in vista del secondo fine settimana del mese, dal 10 all’11 agosto, si prevedono temperature folli, con picchi fino a 43 all’estremo Sud, e valori prossimi ai 40 gradi anche al Nord. Saranno, probabilmente, i giorni più torridi dell’estate 2024. Ma non è solo il caldo diurno a preoccupare. Le notti si preannunciano tropicali, con temperature che difficilmente scenderanno. Bene, buon caldo a tutti!

Rocco Becce

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