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Nessuna abolizione per il redditometro, ma lo strumento assume una nuova forma con le novità del DL n. 108 del 2024. Cambiano le regole alla base dell’accertamento fiscale: scatta con redditi superiori a quelli dichiarati di almeno 70.000 euro circa e vengono tracciate nuove vie d’uscita

Il decreto legislativo numero 108 del 2024 ha messo un punto fermo alla querelle sul redditometro, tracciando una terza via tra la conferma della sua vecchia versione e l’abolizione.

Le regole alla base dell’accertamento fiscale cambiano per andare a colpire esclusivamente chi ha redditi più alti: viene introdotto, infatti, un tetto per l’eccedenza da considerare pari a circa 70.000 euro, dieci volte l’assegno sociale.

Nuove vie d’uscita, inoltre, vengono tracciate per i contribuenti accertati.

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Dal vecchio al nuovo redditometro: riflettori accesi sull’accertamento fiscale

La scorsa primavera, nel bel mezzo dei lavori di attuazione della riforma, il redditometro ha messo in subbuglio il dibattito politico sulle strategie di accertamento fiscale.

Tramite l’approvazione di un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze a fine maggio è stato ripristinato lo strumento che prende in esame le spese sostenute dai cittadini per verificarne la loro capacità contributiva. Il termometro dei redditi ha generato, però, reazioni immediate che hanno portato lo stesso MEF a sospendere in pochi giorni l’accertamento sintetico, dichiarando la volontà di ridefinirne i contorni.

La parola “redditometro” è diventata impronunciabile, tanto che la stessa Commissione finanze, durante l’esame parlamentare che ha portato al decreto legislativo numero 108 del 2024, ha fondato la costruzione della nuova versione sulla negazione:

“La Commissione sollecita quindi il Governo a incrementare le tutele dei contribuenti, evitando di ripristinare strumenti e istituti a carattere induttivo di massa (come ad esempio il cosiddetto redditometro), ma definendo l’ambito esclusivamente sui singoli casi di contribuenti che presentano ex ante profili di rischio fiscale”.

Di fatto, però, il risultato contenuto nell’articolo 5 del decreto correttivo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 agosto scorso è una nuova versione del vecchio redditometro.

Come funziona il nuovo redditometro 2024

La strategia di controlli fiscali con un raggio d’azione già molto ristretto, come indicato dalla Corte dei Conti nella panoramica fornita lo scorso anno, diventerà sempre più selettiva.


L’accertamento sintetico, le cui regole sono contenute nell’articolo 38 del DPR n. 600 del 1973, si baserà su due condizioni tra loro collegate:

  • il reddito complessivo accertabile deve avere una eccedenza di almeno il 20 per cento rispetto a quello dichiarato;
  • e in ogni caso di almeno 10 volte l’importo dell’assegno sociale annuo (6.947,33 euro), vale a dire di una cifra pari a circa 70.000 euro.

Se da un lato, quindi, si conferma l’eccedenza di un quinto già prevista nel redditometro originario, dall’altro si introduce un tetto mobile, che colpisce solo i redditi più alti e che cambia negli anni.

Il valore dell’assegno sociale, infatti, è “aggiornato per legge, con periodicità biennale, anche sulla base degli indici di adeguamento ISTAT”.

Nel nuovo redditometro, inoltre, vengono tracciate nuove vie d’uscita per il contribuente che può sempre dimostrare:

  • il finanziamento delle spese con redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo di imposta, o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile ovvero da parte di soggetti diversi dal contribuente;
  • il diverso ammontare delle spese attribuite;
  • la formazione negli anni precedenti della quota di risparmio utilizzata per consumi ed investimenti si è formata nel corso degli anni precedenti.

Lo strumento, quindi, resta in vita ma il perimetro già ristretto si fa ancora più piccolo.

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