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Con l’agrivoltaico dovremmo cercare di non commettere gli stessi errori fatti decenni fa con il biogas, permettendo la costruzione selvaggia di mega impianti che hanno bruciato tonnellate di raccolti destinati all’uomo e agli animali. In un paese come l’Italia, forte importatore di cereali e di altre materie prime strategiche, dove la terra buona non è abbondante, la scelta fatta dai nostri governanti non fu lungimirante. Tant’è che ora per il biogas si è voltato decisamente pagina.

Limitare i grandi impianti

Con l’agrivoltaico le Regioni hanno cominciato a emanare regolamenti che hanno l’obiettivo, a nostro avviso virtuoso, di cercare di mettere ostacoli alla costruzione di grandi impianti su decine di ettari, perché non ci sono dati certi sul comportamento delle colture al di sotto dei pannelli. Inoltre tutti i progetti presentati per occupare grandi superfici non hanno come investitore l’agricoltore, bensì finanziarie e fondi di investimento che guardano esclusivamente al proprio interesse economico e non si preoccupano del destino delle produzioni agricole al di sotto dell’agrivoltaico.

Il bando agrivoltaico per gli agricoltori

Il Pnrr ha finanziato il “Bando agrivoltaico 2024“, sulla base del decreto 436/2023 del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che rappresenta un’opportunità per le aziende agricole italiane che desiderano investire nell’energia rinnovabile e nella sostenibilità ambientale, con impianti di piccola e media taglia che sono poi quelli più adatti alla nostra realtà agricola. Il bando mette a disposizione 1,1 miliardi di euro per la realizzazione di impianti agrivoltaici innovativi, con l’obiettivo di raggiungere almeno 1,04 GW di nuova potenza installata. Le aziende agricole possono beneficiare di un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili, oltre a una tariffa incentivante per l’energia immessa in rete.

Di seguito pubblichiamo una serie di slide, tratte da un webinar organizzato dalla compagnia Italia Solare, che illustrano alcuni contenuti del bando.

I requisiti degli impianti

Partiamo dai 5 requisiti di base richiesti dal bando per erogare gli incentivi. Ricordiamo prima di tutto che la superficie destinata alla produzione agricola deve essere pari ad almeno il 70% della superficie totale del sistema agrivoltaico (S tot) e vi è l’obbligo di continuare a coltivare.

Tre tipologie di impianti

Il bando prevede tre tipologie di impianti: strutture fisse, tracker ed elevato.

Contributi e costi

Le tariffe e chi è ammesso al bando

Sono previste due tariffe, a seconda della tipologia di impianto e anche contributi aggiuntivi suddivisi per Regioni. Il GSE erogherà gli incentivi per 20 anni.

Domande entro il 2 settembre 2024

È il GSE a gestire tutte le procedure del bando. Nel sito www.gse.it si trovano tutti i riferimenti normativi anche per quanto riguarda le regole agronomiche da seguire per effettuare le coltivazioni al di sotto dei pannelli.

Monitoraggio dell’attività agricola

Poiché l’accesso agli incentivi per la costruzione dell’impianto è subordinato al mantenimento della produzione agricola al di sotto dei pannelli, il bando prevede che siano effettuati dei monitoraggi periodici su tutto quello che viene coltivato, partendo dal fascicolo aziendale.

La convenienza economica

Facciamo un esempio: per l’agricoltore la costruzione di un impianto agrivoltaico da 1 mega, che occupa in media un paio di ettari, si traduce in un investimento di circa 1 milione di euro, con un ricavo annuo di 100 mila euro dalla vendita dell’energia. Dunque in 7-8 anni l’impianto si ripaga, poi si comincia a guadagnare, con un’integrazione al reddito agricolo molto interessante.

Non c’è dubbio che con l’andamento così altalenante dei prezzi dei prodotti agricoli, oltre alle incertezze derivanti dal cambiamento climatico e all’aumento incessante dei costi di produzione, pensare di realizzare anche un piccolo impianto è a nostro avviso un’idea da non scartare. Anche se sarebbe stato opportuno decidere sulla base di dati agro-economici riguardanti l’impatto che avrà l’ombreggiamento sulle diverse coltivazioni, perché è la produzione agricola che dobbiamo salvaguardare prima di tutto. Poi viene la produzione di energia elettrica sostenibile!


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