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Le risorse per coprire le agevolazioni alle imprese tengono banco: si tratta di un nodo chiave per la Legge di bilancio 2024 che prende forma. Su tutte, contratti di sviluppo, Nuova Sabatini e Accordi per l’innovazione.

Oggi, in edicola su Il Sole 24 Ore questo aspetto è approfondito in un articolo a firma Carmine Fotina. Viene spiegato che si attende un quadro delle risorse necessarie per coprire gli incentivi alle imprese da parte del ministero delle Imprese e del made in Italy, soprattutto per quelle misure maggiormente gettonate e, soprattutto, che attendono coperture per le istanze congelate proprio in attesa di rifinanziamento (es: contratti di sviluppo).

Parliamo di uno degli incentivi storici tra quelli gestiti da Invitalia – si legge nell’articolo -, che finanzia investimenti di grandi dimensioni nel settore industriale, agro-industriale, turistico e di tutela ambientale con un focus particolare sulle operazioni nel Mezzogiorno. Con fondi a valere sul Pnrr, il governo sta cercando di reindirizzare i contratti di sviluppo sempre di più verso maxi-investimenti nelle filiere tecnologiche legate alla transizione energetica, come l’idrogeno, le batterie, le rinnovabili. Una recente analisi della Svimez ha mostrato però una risposta delle imprese del Sud al di sotto delle aspettative, a riprova che lo strumento funziona meglio in contesti industriali più “conservativi”, cioè in filiere mature e consolidate – come l’agroalimentare, il turismo, la chimica-farmaceutica – e comunque nel caso di finanziamenti che restano al di sotto dei 100 milioni”.

La Legge di bilancio 2024 dovrà inoltre trovare linfa per la Nuova Sabatini, considerata un’agevolazione storica (abbatte i tassi di interesse dei finanziamenti per l’acquisto o il leasing dei beni strumentali, maggiorazioni per gli investimenti a basso impatto ambientale).

Anche per gli Accordi per l’innovazione ci si attende che il Mef trovi coperture per lo strumento, attualmente fermo, che supporta la ricerca industriale e di sviluppo sperimentale nelle tecnologie abilitanti fondamentali.

Fotina annota su Il Sole: “La ricognizione in corso tra ministeri al momento non sembra contemplare invece l’esigenza di un intervento sugli Ipcei (important projects of european common interest) che erano stati rifinanziati nella manovra dello scorso anno con 1,1 miliardi nel triennio. Valutazioni diverse vanno fatte per altre due misure ritenute centrali nell’arsenale delle policy per le imprese, il Fondo di garanzia per le Pmi e, di più recente attivazione, il credito d’imposta per gli investimenti nella Zona economica speciale unica del Mezzogiorno.

Nel primo caso, le prime stime dei tecnici che lavorano per gestire lo strumento non indicano un fabbisogno urgente ma molto dipenderà da che cosa verrà deciso in merito alla riforma che è entrata in vigore in via transitoria lo scorso gennaio e che in assenza di proroga andrebbe a scadere a fine 2024. Quell’assetto infatti, se rinnovato, potrebbe presentare profili di copertura da considerare. C’è infine il complicato discorso sulla Zes, per la quale sono previsti incentivi in scadenza già al 15 novembre 2024. Una volta conosciuto l’effettivo tiraggio della misura, potrebbero emergere avanzi da utilizzare per la proroga nel 2025.

Dopo il rischio di una pesante decurtazione dei benefici fiscali, in seguito all’intervento dell’agenzia delle Entrate, il credito d’imposta è stato rifinanziato nell’ultimo decreto omnibus attraverso una dote di 1,6 miliardi che ha integrato la disponibilità iniziale di 1,67 miliardi. Ulteriori risorse potrebbero essere successivamente recuperati dai fondi europei 2021-2027. Ma queste doti aggiuntive potrebbero tornare utili anche per il prossimo anno. Il decreto omnibus, infatti, ha imposto alle imprese di comunicare entro il 2 dicembre l’effettivo sostenimento delle spese a fronte delle prenotazioni effettuate. Non è escluso quindi che, nel caso in cui gli investimenti reali risultassero largamente inferiori rispetto a quelli preannunciati, possano avanzare risorse da impiegare per rinnovare la misura anche nel 2025″.

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

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