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L’Esecutivo è al lavoro per reperire le risorse per la prossima Legge di Bilancio e confermare Bonus e sussidi, ma l’Assegno Unico potrebbe essere a rischio.

Per la futura Manovra finanziaria servono eccessive risorse economiche, in particolare tra i 25 e i 27 miliardi di euro. Il Governo, dunque, sta pensando a un modo efficace per reperire i soldi, senza dover rinunciare a fondamentali sussidi per le famiglie.

Molte famiglie rischiano la riduzione dell’Assegno Unico e Universale (informazioneoggi.it)

Una delle prestazioni che, tuttavia, potrebbe subire dei tagli è l’Assegno Unico e Universale per figli a carico, la misura che spetta a tutti i nuclei familiari con figli minorenni a carico o con figli fino a 21 anni di età che rispettano determinati requisiti.

Il beneficio viene riconosciuto a prescindere dal reddito del nucleo familiare, ma il suo importo viene determinato a seconda dell’ISEE. Lo scorso anno, per finanziare l’Assegno Unico e Universale sono stati utilizzati 18 miliardi di euro, mentre per quest’anno potrebbero essere necessari almeno 20 miliardi. Quali sono i rischi se non dovessero essere reperiti tali fondi?

Addio all’Assegno Unico per tantissime famiglie: tra qualche mese potrebbero esserci preoccupanti novità

Da gennaio 2024, i percettori di Assegno Unico e Universale per figli a carico hanno ricevuto un incremento delle somme spettanti, per effetto della rivalutazione del 5,4%. Attualmente, è possibile ricevere dai 57 ai circa 200 euro al mese per ciascun figlio.

Una delle ipotesi del Governo, per consentire il rifinanziamento della misura con la prossima Manovra finanziaria, è tagliare l’importo base da 57 euro, che viene riconosciuto ai nuclei familiari che non hanno presentato l’ISEE oppure che ne possiedono uno superiore a 45.575 euro. In questo modo, potranno essere destinati più soldi alle famiglie in difficoltà e con più figli o con disabili e “una storia di lavoro radicata in Italia“.

A novembre 2023, inoltre, l’Unione Europea ha messo l’Italia in procedura di infrazione a causa del presupposto dei 2 anni di residenza per gli stranieri intenzionati a percepire l’Assegno Unico. Dallo scorso mese di luglio, la procedura ha portato al deferimento alla Corte di Giustizia Ue.

Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, infatti, prevede un divieto alla discriminazione dei cittadini UE sulla base della cittadinanza, ai fini del riconoscimento delle agevolazioni sociali e fiscali e delle prestazioni familiari (anche per i figli a carico che risiedono in maniera permanente in uno Stato membro UE) previste per i lavoratori nazionali.

Se, dunque, dovesse espandersi la platea di beneficiari dell’Assegno Unico e Universale, l’Esecutivo potrebbe essere costretto a pensare a un piano efficace per reperire le risorse economiche necessarie. In tale ottica, molte famiglie potrebbero subire tagli o revoche della prestazione.

 

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