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di Mario Lettieri e Paolo Raimondi *

Il nono summit annuale dei governatori della Nuova Banca di Sviluppo (NDB) dei paesi BRICS, tenutosi a Città del Capo in Sud Africa alla fine di agosto, ha messo a fuoco il problema del debito pubblico globale e la necessità di una nuova architettura finanziaria internazionale. Sono questi i due aspetti fondamentali del futuro della stabilità politica ed economica mondiale.
Nel suo discorso introduttivo Dilma Rousseff, presidente della NDB e già presidente del Brasile, ha evidenziato come la bolla del debito pubblico globale, in particolare quella dei paesi sviluppati, siano una pesante zavorra e un blocco vero anche dello sviluppo dei paesi emergenti e di quelli più poveri.
“Sembra improbabile mobilitare più investimenti per lo sviluppo sostenibile senza affrontare la questione dell’indebitamento”, ha detto. “Secondo le stime della Banca Mondiale, le dieci economie sviluppate del pianeta hanno un debito complessivo di circa 87mila miliardi di dollari. Il finanziamento di debiti pubblici così elevati drena una parte significativa dell’enorme liquidità disponibile sui mercati internazionali”, ha aggiunto. Liquidità che altrimenti potrebbe essere destinata al finanziamento degli investimenti anche nei paesi emergenti.
Per i paesi in via di sviluppo, l’indebitamento è diventato un peso ancora più pesante. Il loro debito sta crescendo troppo e troppo velocemente. Nell’ultimo decennio i pagamenti degli interessi per questi paesi sono aumentati più rapidamente della spesa pubblica per infrastrutture, sanità, istruzione e alloggi.
Dilma ha ammonito che “gli shock esterni, come gli aumenti dei tassi d’interesse nei mercati internazionali e gli eccessivi deprezzamenti delle valute dei paesi emergenti, finiscono per alimentare un circolo vizioso di indebitamento. La discrepanza tra debito in valuta forte e reddito generato dai progetti locali crea una barriera agli investimenti nelle economie in via di sviluppo”. La Banca africana di sviluppo afferma che gli interessi sul debito estero africano sono quasi triplicati in meno di 15 anni, passando da 61 miliardi di dollari del 2010 a 163 miliardi nel 2024.
La giusta enfasi sul problema del debito pubblico da parte della NDB cozza in modo stridente con l’atteggiamento del governatore della Federal Reserve americana, Jerome Powell, che alla recente conferenza di Jackson Hole, in Kansas ha totalmente ignorato la questione del debito. Non è mai stata pronunciata la parola “debt”, nel tentativo di oscurare il fatto che gli Usa, non solo hanno il debito maggiore in termini quantitativi, ma che lo stesso è letteralmente esploso negli ultimi due anni.
Per far fronte alle problematiche menzionate, Dilma sostiene che: ”dobbiamo mettere in atto due azioni: in primo luogo, è necessario incanalare la liquidità internazionale verso i paesi in via di sviluppo e ridurre il peso degli alti tassi di interesse; in secondo luogo, sviluppare alternative come il finanziamento in valuta locale per fornire uno spazio fiscale più ampio per investire.”. Per diversificare le fonti di finanziamento si pensa di utilizzare un paniere di valute più ampio che potrebbe migliorare la resilienza economica contro gli shock associati alle decisioni di politica monetaria e rafforzare la situazione fiscale per consentire il finanziamento di tutte le infrastrutture necessarie.
L’uso della valuta locale è quindi un’opzione strategica per la NDB che mira a fornire il 30% del suo finanziamento totale nelle valute locali dei paesi membri. La disponibilità di credito in valuta locale aiuterebbe ad affrontare l’esposizione ai rischi di cambio e ai mutamenti del tasso di interesse. La NDB fa notare che il dollaro, la valuta egemonica, ha due ruoli: uno internazionale e uno nazionale. Quando gli Stati Uniti affrontano l’inflazione, la politica monetaria viene utilizzata per aumentare i tassi di interesse, creando molti problemi per le economie emergenti. Se l’economia statunitense ne ha bisogno, può utilizzare un dollaro forte, il che può provocare un aumento del debito per gli altri paesi il cui debito è in valuta statunitense. Di conseguenza, la volatilità diventa la regola, non l’eccezione.
Durante il summit di Città del Capo sono stati finanziati alcuni grandi progetti, come quello della rete idrica in Sud Africa per l’equivalente di oltre 1 miliardo di dollari e quello di 5 miliardi di rand sudafricani alla società Transnet per migliorare il sistema nazionale di trasporto delle merci.
La NDB ha riferito che molte banche dei BRICS stanno già concedendo prestiti in monete locali. Essa sta sperimentando l’emissione di obbligazioni, chiamate “panda bond”, in yuan sul mercato cinese. Si sta favorendo inoltre l’uso di rating locali nei programmi di finanziamento, bypassando così le nefaste ingerenze delle “tre sorelle” americane del rating.
La conferenza ha deciso di ammettere anche l’Algeria nella Nuova Banca di Sviluppo. In precedenza erano diventati membri della banca il Bangladesh, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto. E’ una prospettiva che molti altri paesi emergenti sembrano voler seguire.

* Mario Lettieri, già deputato e sottosegretario all’Economia; Paolo Raimondi, economista e docente universitario.

 

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