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Due ore di confronto per porre alcuni “vaghi limiti”, come li definisce una fonte governativa, alla vigilia dell’apertura della sessione di bilancio. Se al ritorno della ferie il primo vertice di maggioranza tra i leader del centro-destra è stato soltanto politico, al secondo faccia a faccia tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi era presente anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. È toccato a lui descrivere la situazione dei conti pubblici italiani e ribadire che le risorse a disposizione andranno indirizzate su pochi capitoli. La prossima legge di Bilancio andrà costruita all’interno del percorso di aggiustamento delle finanze pubbliche delineato nel Piano strutturale a medio termine e dalle nuove regole del Patto di Stabilità e Crescita europeo. Il che vuol dire che c’è una traiettoria che la spesa pubblica deve intraprendere, può salire ma possibilmente a un ritmo inferiore alla crescita del pil. Il quadro parte da un’espansione dell’economia italiana che il Mef ritiene possa confermarsi quest’anno al ritmo dell’1%. L’orizzonte è fatto anche di un possibile ritorno del rapporto deficit-pil sotto il 3% già nel 2026. Lo hanno riferito le agenzie Reuters e Bloomberg. Il Tesoro ha esortato alla cautela sui numeri che circolano, ma lo stesso obiettivo è alla base della manovra con cui ad aprile il dicastero di XX Settembre ha deciso di dilatare la fruibilità dei bonus edilizi, proprio per spalmare su più anni gli effetti sull’indebitamento, permettendo di riallineare le previsioni a quelle contenute nel Documento di economia e finanza varata in primavera a quelle fatte lo scorso autunno, ciò portare l’indebitamento da una previsione del 3% nel 2026 al 2,9%. 

Secondo quanto appreso da Huffpost, il pranzo di lavoro tra i leader è servito ai partiti per iniziare a presentare al Mef le loro richieste in vista della manovra e del Consiglio dei ministri che martedì 17 settembre, con molta probabilità, licenzierà il piano da inviare a Bruxelles, non prima di aver avuto il benestare delle Camere al documento. Abbandonata la richiesta di Quota 41 per permettere l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, il Carroccio ha posto quale obiettivo allargare il recinto della flat tax per partite Iva e autonomi fino a 100mila euro e prevedere l’aliquota al 15% anche per gli straordinari dei dipendenti. Forza Italia rilancia chiedendo misure per la crescita e battendo sul vecchio cavallo di battaglia berlusconiano, l’aumento delle pensioni minime con l’intenzione di portare la soglia verso 625 euro. Meloni e i suoi difendono gli interventi sulla natalità. Davanti agli industriali e ai manager riuniti a Cernobbio per il forum The European House-Ambrosetti la premier, la premier ha parlato di sostegno alle imprese che assumono e difesa del potere d’acquisto e della salute dei cittadini. I primi due punti sono riassumibili nella super-esenzione per chi assume e nella conferma del taglio del cuneo fiscale, il riferimento alla salute sembra indicare, come da indiscrezioni, l’idea di giocare d’anticipo sulle richieste dell’opposizione di finanziare con più soldi la Sanità, richiesta cara a Elly Schlein e sulla quale Pd, M5S e Azione sono concordi. 

Il governo intende cercare altri 2 miliardi da mettere sul piatto per incrementare i 5 miliardi stanziati un anno fa,  ma in prospettiva Meloni vorrebbe invertire la curva discendente delle risorse per la salute rispetto al pil.  Come evidenziato già in primavera dalla fondazione Gimbe, per il periodo 205-2027, pur con una crescita media annua del pil nominale del 3,1% e con un aumento degli stanziamenti in termini assoluti,  la stima della crescita media annua della spesa sanitaria è del 2%, il che si traduce in un calo del rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,4% del 2024 al 6,3% nel 2025-2026 e al 6,2% nel 2027.

Raggiungere i propositi di Meloni vorrà dire lavorare di cesello sulla spesa pubblica, che come ricordato dalla Ragioneria di Stato ha una struttura molto rigida. Tra il 2024 e il 2026, ad esempio, la spesa per oneri inderogabili pesa per oltre l’81% delle spese finali, ossia per circa 703 miliardi. 

“Niente spese pazze o soldi sperperati” è l’accordo generale raggiunto, così come indicato dal leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Domani la delegazione azzurra sarà la prima a incontrare Giorgetti per una novità nella scrittura della manovra, incontri separati con i partiti. Una mano a reperire risorse può arrivare dai dati sulle entrate fiscali, cresciute nei primi mesi dell’anno di 19,2 miliardi, più di quanto ci si attendeva per l’intero 2024. La settimana che separa il governo dal Cdm servirà appunto anche per analizzare quanto di questo gettito è strutturale e potrà diventare fonte di copertura.  Tecnici al lavoro anche per permettere ai dipendenti pubblici di restare in servizio oltre 67 anni su base volontaria. L’ultima bozza della proposta prevede che serva l’ok dell’amministrazione e la possibilità sarà legata a un tetto del 10% sulla spesa destinata alle assunzioni.  Su una proposta simile si posizione anche il presidente della commissione Finanze del Senato, il leghista, Massimo Garavaglia, ipotizzando di estendere il sistema al settore privato “Nel Conte I come Lega avevamo introdotto il riscatto della laurea agevolato e questa norma si può ripresentare e migliorare ulteriormente attraverso alcuni aspetti tecnici”, spiega il leghista. Altro punto è guadagnare due anni di pensione in caso di adesione a un fondo previdenziale.  Il cantiere è aperto.

 

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