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Reggio Emilia «I dati degli sfratti dell’anno scorso non sono stati resi noti dal Ministero, ma la sensazione non è buona: va sempre peggio, nemmeno i lavoratori riescono a trovare una casa in affitto». Carlo Veneroni, segretario provinciale del Sunia (il sindacato degli inquilini e assegnatari convenzionato con la Cgil che svolge attività di assistenza, consulenza e informazione nell’ambito dell’edilizia privata e pubblica), è pessimista.

«Il boom degli sfratti nel 2021-2022 (ultimi dati disponibili, ndr) provocato dalla ripartenza dopo il Covid che aveva reso esecutivi gli sfratti di un biennio, disegnava un quadro inquietante: nel 2021 Reggio era terza in regione per numero di sfratti eseguiti (354), subito dopo la capofila Bologna (610) e Modena (511). Nel 2022 a fronte di un numero stabile di provvedimenti di sfratti emessi dal tribunale, le richieste sono state 1.356, in crescita del 263%, e le esecuzioni effettive 354 (di queste 146 sono motivate con la morosità, 170 sotto la voce “altre cause”): in totale un +218% sul 2021.

«Dati gravissimi, peggiori anche di quelli del 2019», aveva detto Veneroni, rimarcando che nel 2019 gli sfratti eseguiti erano stati 230 in tutta la provincia. Un trend in continua salita. «Questa è la sensazione, sebbene le tabelle ministeriali che di solito arrivano in luglio quest’anno ancora non ci sono», prosegue Veneroni. L’impressione è che da allora il quadro sia ulteriormente peggiorato: basta scorrere le pagine sui social, dove gli annunci di ricerca alloggi sono decuplicate. «È un effetto dell’impoverimento generale della popolazione: rate dei mutui in impennata, retribuzioni ferme, carenza di alloggi».

Ma a preoccupare maggiormente il Sunia è il fatto che i proprietari, una volta passati dalle forche caudine dell’iter giudiziario lungo e dispendioso per mandar via l’affittuario di turno, difficilmente sono disposti a ripetere a ripetere l’esperienza. «Si preferisce lasciare vuoti gli appartamenti, per una serie di motivi: il parco case è datato e occorrono forti investimenti per ristrutturare, non si vuole correre il rischio della morosità o dei danni che ricadono sul titolare. Infine temo che l’ubriacatura degli affitti brevi, che già la fa da padrona nei capoluoghi di regione, stia prendendo piede anche qui».

La logica è questa, prosegue Veneroni: «Quando vedi che per i grandi concerti vengono proposte offerte da 300-400 euro per notte, è chiaro che al proprietario conviene lasciare sfitto l’appartamento e utilizzarlo solo due o tre volte l’anno, senza spese, danni e le noie di un contratto stabile». Il risultato è che gli studenti e i lavoratori magari con contratti a tempo determinato che si trasferiscono nella nostra città (autisti, insegnanti, professioni sanitarie) non trovano una risposta adeguata. Non a caso Veneroni usa la parola «chimera» o «bolla speculativa», poiché «il rischio di implosione negli affitti brevi è enorme: se non si affitta ai lavoratori in regola diventerà un problema sociale». A questo insieme di elementi si aggiunge il fatto che il governo non stanzia più, da due anni, fondi per il contributo affitti. «L’Emilia-Romagna, a corto di risorse, pubblicherà un bando il 19 settembre ma sarà riservato a chi ha un’Isee di 8mila euro: è chiaro che con questo sbarramento le domande serviranno solo a capire quante persone a Reggio sono in condizioni di indigenza». l © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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