Roma – Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01401
presentato da
BARABOTTI Andrea
testo presentato
Martedì 10 settembre 2024
modificato
Mercoledì 11 settembre 2024, seduta n. 344
BARABOTTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
secondo anticipazioni a mezzo stampa riguardo la manovra 2025 «si ragiona sulle garanzie pubbliche alle imprese, esplose dopo il Covid e la crisi energetica, e che hanno assorbito risorse ingentissime per le coperture (che oggi scarseggiano)»;
il Fondo di garanzia per le Pmi, istituito con legge n. 662 del 1996, operativo dal 2000, e finalizzato a favorire l’accesso al credito bancario delle piccole e medie imprese attraverso la concessione di una garanzia pubblica, si è dimostrato oltremodo essenziale durante la crisi conseguente all’emergenza pandemica da Covid-19, consentendo al sistema imprenditoriale di superarla grazie all’affluenza di risorse finanziarie, sempre sotto forma di finanziamenti garantiti e non a fondo perduto, ad oltre 2 milioni di imprese;
gli iniziali 200 miliardi di euro di garanzie fornite dal Fondo alle Pmi nel periodo dell’emergenza Covid sono in fase di rientro, arrivando attualmente a circa 90 miliardi di euro;
dopo il boom delle garanzie concesse nel 2020, stiamo assistendo ad un graduale ridimensionamento del fenomeno: dalle quasi 493 mila operazioni del 2021 (al netto di quelle ex articolo 56 del decreto-legge «Cura Italia», che prevedeva una garanzia sussidiaria per la moratoria dei finanziamenti in essere) si è passati alle 282.500 del 2022, alle 238.400 del 2023 alle 111.400 del 1° semestre di quest’anno;
per effetto degli accantonamenti effettuati nel periodo emergenziale, improntati alla massima cautela data la garanzia statale di ultima istanza, via via liberati dal regolare andamento dei rimborsi dei finanziamenti garantiti, il Fondo Pmi nei prossimi 3 o 4 anni sarà in grado di autoalimentarsi utilizzando proprie economie senza richiedere eccessivi stanziamenti;
peraltro, da oltre un biennio vigono percentuali di garanzia ridotte, con coperture, nell’ultimo anno scese tra il 55 e il 60 per cento, di gran lunga inferiori rispetto a quelle della fase emergenziale, comprese tra l’80 per cento e il 100 per cento;
ciononostante, spesso si parla di garanzie pubbliche – e dunque del Fondo Pmi – come di una sorta di «bottomless pit» nel quale vanno a finire i soldi dei contribuenti –:
se ed in che termini il Governo intenda assicurare livelli di garanzia in grado di fare fronte alle esigenze di liquidità delle imprese in un periodo di alti tassi di interesse, stante il concreto rischio che un ulteriore abbattimento potrebbe mettere in crisi il mercato del credito, con le Pmi in «apnea finanziaria» non più in grado di rimborsare le rate come sinora fatto.
(3-01401)
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