Togliendo le detrazioni sopra i 120 mila euro di reddito si risparmierebbero 1,6 miliardi. Aumentare gli assegni del 50% costerebbe 10 miliardi. Escludere dal beneficio chi non presenta la certificazione dei redditi Isee ed hanno il minimo (sono quasi due milioni) farebbe risparmiare “solo” 1,3 miliardi
Finché si tratta di dire meno tasse per chi ha più figli sono tutti d’accordo con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anche nell’opposizione. Dare all’idea un’attuazione pratica sarà però, politicamente, molto meno facile. Per finanziare l’operazione e dargli sostanza percepibile nei conti delle famiglie, servirebbero molti soldi, da 5 a 10 miliardi. Su come recuperarli, Giorgetti sembra avere qualche idea. Nella maggioranza, al contrario, tutti continuano a mettere paletti sui possibili tagli alla spesa.
Il tema dei tagli
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha messo le mani avanti anche venerdì. «Giancarlo Giorgetti sta lavorando benissimo. L’importante — ha premesso — è che non ci siano tagli soprattutto su temi importanti come sanità e pensioni». Federico Freni, sottosegretario al Mef con Giorgetti, sempre della Lega, circoscrive ancor di più. Meno tasse a chi ha più figli, dice, ma senza togliere a chi non ne ha o ai single, e senza tagli alle detrazioni su sanità, casa e lavoro, cioè il grosso delle detrazioni.
Il tetto alle detrazioni fiscali
Una delle idee che al Mef stanno verificando per recuperare risorse è un tetto massimo alle detrazioni fiscali, calcolato in base al reddito e al numero dei figli a carico. Le detrazioni, spese che si sottraggono dalle imposte da pagare, valgono oggi 80 miliardi di euro, ed avvantaggiano in proporzione chi ha i redditi più alti. Solo che le detrazioni “intoccabili”, quelle sul lavoro, la sanità e la casa, rappresentano la quali totalità: 74 miliardi, il 93%. Gli sconti fiscali per il lavoro valgono 55 miliardi, le detrazioni delle spese (sanità, mutui, istruzione, università) valgono 7 miliardi, poi ci sono 11 e passa miliardi legati alle ristrutturazioni edilizie.
Si annullano oltre 340mila euro
Oggi c’è già un tetto di reddito oltre il quale le detrazioni si riducono, 120 mila euro, per annullarsi a 240 mila euro. Ma esclude quasi tutte le detrazioni “intoccabili” e fa risparmiare la miseria di 220 milioni l’anno (e paradossalmente dal ’24 regala 260 euro agli 80 mila cittadini più ricchi). Si potrebbe abbassare ancora il tetto, o agire sull’aliquota delle spese detraibili, ma il costo politico sarebbe alto. Per dare un’idea, sopra i 120 mila euro di reddito 400 mila contribuenti godono di 1,6 miliardi di detrazioni, mentre tagliare l’aliquota dal 19 al 10% ne farebbe risparmiare 3,5. I margini sono dunque ridottissimi, a fronte delle ingenti risorse che servono.
L’assegno unico è per tutti
L’assegno unico, che da due anni ha assorbito tutti gli incentivi fiscali per i figli a carico, e viene dato sia ai ricchi che ai poveri che non godevano delle detrazioni, costa 20 miliardi. Ne beneficiano i familiari di 9,4 milioni di ragazzi, con un assegno annuo per il primo figlio variabile in base al reddito da 2.100 a 600, e per quelli successivi tra mille e 180 euro. Aumentare gli assegni del 50% costerebbe 10 miliardi. Escludere dal beneficio chi non presenta la certificazione dei redditi Isee ed hanno il minimo (sono quasi due milioni) farebbe risparmiare “solo” 1,3 miliardi.
I premi alla natalità
I premi alla natalità sono, tra l’altro, una spesa in più rispetto ai 18 miliardi che servono per confermare le misure di quest’anno (dal cuneo all’Irpef). Come quella per l’adeguamento delle pensioni, che come ha detto la premier, sarà anche nel ’25 pieno per gli assegni più bassi e parziale per quelli più alti. O la spesa sanitaria per la quale nel 2025 è già previsto un aumento di 4,2 miliardi.
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