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Roma, 15 settembre 2024 – Giorgio Spaziani Testa, leader della Confedilizia, storica associazione che rappresenta gli interessi dei proprietari di immobili, non nasconde i suoi timori sulla sforbiciata che sta per abbattersi sui bonus per l’edilizia. Ma, nell’intervista, non si limita a far suonare l’allarme. Lancia anche una proposta al governo: sediamoci a un tavolo e verifichiamo, incentivo per incentivo, quale conservare e quale eliminare.

Quali bonus potrebbero sparire con la prossima manovra?

“È difficile rispondere. Sarebbe più giusto chiedersi quali devono rimanere. Si potrebbero avere risparmi consistenti se si facesse un riordino generale degli incentivi. Ci sono strumenti attivi da quasi trent’anni…”.

Per la verità il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato più volte un riordino, a partire dallo stop al Superbonus 110%.

“Il problema è che non è stato mai fatto. In più abbiamo sulle nostre teste la spada di Damocle della direttiva sulle case green che, sia pure fortemente attenuata grazie anche all’intervento di Confedilizia, rischia di condizionare le scelte del governo. Se non ci fosse questa direttiva, solo per fare un esempio, potremmo concentrare tutte le risorse sul miglioramento sismico degli edifici, sicuramente una priorità per l’Italia”.

Cosa succederà, da gennaio, per i proprietari di immobili?

“Ci aspettiamo un ridimensionamento degli incentivi. In alcuni casi è già previsto: il bonus sulle ristrutturazioni passerà dal 50 al 36% e sarà anche dimezzato il massimale degli interventi. Ma vorrei fare un ragionamento più generale. Ogni incentivo aveva una finalità “pubblica“ ben precisa. Il bonus ristrutturazione, nato 25 anni fa, era stato pensato per ridurre uno dei mali endemici del settore, il lavoro nero. Riducendolo non solo si rischia di alimentare il sommerso ma anche di ridurre le possibilità per un miglioramento strutturale dello stato degli immobili. A partire dagli interventi per la sicurezza sismica. Lo stesso Superbonus, sbagliatissimo quanto si vuole, ha avuto però l’effetto di rimettere in moto l’economia dopo il Covid. Insomma, la materia è molto complessa e sarebbe sbagliato agire solo con tagli lineari o legati al reddito”.

Si aspetta riflessi anche sul mercato?

“Non mi aspetto un deprezzamento dei valori ma un calo delle compravendite. Molti contratti sono infatti legati alla possibilità di ristrutturare gli appartamenti. Se i costi aumentano, anche gli acquisti potrebbero essere più difficili”.

Cosa dovrebbe fare il governo nella prossima manovra?

“In primo luogo un riordino generale degli incentivi. Inoltre, sapendo che le risorse a disposizione sono poche, si dovrebbe pensare a strumenti alternativi allo sconto in fattura, soprattutto per i condomini. Anche con forme di finanziamento per le famiglie. C’è poi il capitolo degli affitti che, come ogni anno, sta sollevando allarmi, più o meno fondati, sulla disponibilità di case per famiglie o studenti. Anche qui, più che alimentare polemiche, si potrebbe intervenire con la leva fiscale, favorendo con un taglio dell’Imu più forte gli immobili locati a canone concordato. Attualmente lo sconto è del 25%. Si potrebbe portare al 50 o, in alcuni casi, anche al 100, a seconda delle risorse. Si avrebbero effetti positivi sia sul fronte dell’offerta sia sulla domanda, dal momento che i fitti potrebbero anche calare”.

 

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