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La maggioranza dà una mano al governo sul concordato preventivo. Lo fa con un emendamento al decreto omnibus firmato da FdI (Fausto Orsomarso), Lega (Massimo Garavaglia) e Forza Italia (Dario Damiani) che dovrebbe allargare ulteriormente le maglie del nuovo regime e invitare più contribuenti possibile ad aderire. “Abbiamo provato a migliorarlo – spiega Orsomarso – con l’obiettivo di ottenere più entrate”. Il concordato rappresenta infatti una fonte primaria di coperture per la manovra, almeno nella parte – auspicata in particolare dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo – che nel 2025 dovrebbe estendere al ceto medio i tagli delle aliquote Irpef entrati in vigore quest’anno.

La proposta di modifica avanzata dai senatori in Commissione Finanze prevede l’introduzione di una nuova forma di ravvedimento speciale per gli anni 2018-2023, con un’attenzione particolare al 2020 e al 2021, anni del Covid. Il concordato preventivo riguarda infatti il biennio 2024-2025. Ma a tutti i contribuenti che decideranno di mettersi in regola ed aderire al nuovo regime entro la scadenza del 31 ottobre prossimo, viene concessa anche un’altra opportunità per il pregresso. Quella appunto di pagare un’imposta sostitutiva, parametrata al proprio livello di affidabilità fiscale, sull’incremento del reddito dichiarato. In pratica, la percentuale di rivalutazione aumenta al diminuire del punteggio Isa, mentre l’aliquota dell’imposta sostitutiva diminuisce al crescere dello stesso punteggio, con un trattamento fiscale privilegiato riservato ai contribuenti ritenuti più affidabili. La norma proposta si applica ai periodi di imposta dal 2018 al 2023, immediatamente precedenti a quelli del concordato. Per le annualità 2020 e 2021 – interessate dalla pandemia – l’imposta sostitutiva ha aliquote ridotte del 30% rispetto a quelle di 2018, 2019, 2022 e 2023.

Scegliendo il ravvedimento (e il concordato) si avrò così la possibilità di affrancarsi da potenziali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza anche per gli anni precedenti al nuovo regime. Allo stesso tempo però, chi non aderirà o decadrà dal sistema sarà a rischio di sanzioni più penalizzanti. L’esame degli emendamenti in Commissione inizierà in settimana e il destino della norma, che potrebbe essere etichettata dalle opposizioni come una nuova forma di sanatoria, è ancora tutto da vedere. Solo pochi giorni fa, quando il testo non era ancora stato reso pubblico, Leo si era mostrato comunque disponibile a valutare possibili correttivi e miglioramenti avanzati dal Parlamento.

Proprio il viceministro ha peraltro annunciato in un’intervista al Messaggero che l’atteso bonus Befana da 100 euro, nato come bonus tredicesime e poi rimandato a gennaio del 2025 per mancanza di coperture, potrebbe tornare alla sua forma originaria ed essere elargito a dicembre. La misura, inserita nel decreto sulle imposte dirette attuativo della delega fiscale, deve ancora prendere la sua forma definitiva in attesa che lo stesso dlgs arrivi all’attenzione delle Camere. Grazie al buon andamento delle entrate fiscali riscontrato finora, “non è del tutto da escludere – ha spiegato Leo – che questo bonus possa essere rivisto e anticipato nel 2024, sostanzialmente implementando le tredicesime di quest’anno” per aiutare le famiglie “in un momento particolare dell’anno”.

 

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