La Comunità Energetica Rinnovabile (CER) è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni comunali, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti associatisi alla comunità. In una CER l’energia elettrica rinnovabile può esser condivisa tra i diversi soggetti produttori e consumatori, localizzati all’interno di un medesimo perimetro geografico, grazie all’impiego della rete nazionale di distribuzione di energia elettrica, che rende possibile la condivisione virtuale di tale energia.
Per Gianni Parigi (Vice Direttore di Federazione Toscana Banche di Credito Cooperativo) «le CER rappresentano una grande opportunità a disposizione delle comunità locali per tornare ad essere protagoniste del futuro dei propri territori. Non considerare questa prospettiva significa rinunciare a comprendere uno dei principali motivi per i quali l’Unione Europea, il Governo italiano, la regione Toscana, gli EE.LL hanno deciso di promuoverle e sostenerle».
Nel corso della 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma a Firenze dal 3 al 6 ottobre prossimi, si parlerà anche di CER e di come queste possano avere un impatto sulla società.Il FNEC è promosso da Federcasse (l’Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) e da Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti), con il contributo di Fondosviluppo, Assimoco, Assicooper, Coopersystem, Federazione Toscana delle BCC, Frecciarossa e la collaborazione della SEC (Scuola di Economia Civile) e di MUS.E.
Ma qual è l’obiettivo che si pongono le CER? Parigi ha spiegato: «Quello di condividere fra i suoi partecipanti l’energia prodotta da fonti rinnovabili, ma esiste una dimensione sociale che probabilmente supera quella ambientale e anche quella economica, riportando i cittadini al centro delle decisioni che li riguardano in una logica di comunità. Le CER possono quindi essere strumento abilitante, capace di generare spinte modernizzatrici a livello micro e locale verso l’innovazione sociale e tecnologica, la competitività strategica del tessuto economico e imprenditoriale, la coesione territoriale e la crescita sostenibile a beneficio di tutti.
È necessario raccogliere la sfida della transizione per sfruttarne le enormi opportunità e le CER possono rappresentare una grande occasione per le comunità locali. Serve però che cittadini, imprese, Enti, Diocesi, associazioni di categoria, non profit, professionisti e altri operatori sul territorio contribuiscano, ciascuno assumendo un ruolo (producer, consumer, promotore, animatore, produttore, installatore, gestore, etc.) in un progetto, in cui le risposte alle esigenze siano di prossimità, la governance dell’iniziativa sia locale».
«Localismo, solidarietà, sussidiarietà sono i valori fondativi di una Banca di Credito Cooperativo (BCC), una banca locale, di comunità, una cooperativa di credito i cui soci e clienti sono coloro che vivono su un territorio (ogni BCC può operare solo nei Comuni dove ha un proprio sportello e in quelli confinanti) e che lì prospera o soffre, cercando di accompagnarlo nel suo sviluppo e nella costruzione del suo benessere. Una BCC – ha sottolineato Parigi – può collaborare alla realizzazione di una CER non solo dal punto di vista finanziario, ma facendosi parte attiva nel promuovere e sostenere sul territorio partnership locali (cittadini, imprese, Enti, terzo settore, associazioni di categoria, professionisti, etc.) e contribuendo ad assicurarne il mantenimento dell’identità nel tempo».
Parigi ha infine chiosato, lanciando un messaggio chiaro e diretto: «Un’iniziativa che promuove la cooperazione, mantiene le risorse sul territorio che le produce e che, con una forte connotazione sociale, destina parte di quelle risorse per aiutare chi rimane indietro e per animare iniziative culturali, formative, per i giovani. Un’iniziativa che può diventare una straordinaria occasione per tornare a pre-occuparsi fattivamente della qualità della vita delle comunità, da protagonisti e non da spettatori, con una logica inclusiva, partecipativa, di ampio coinvolgimento di tutti coloro che ne hanno a cuore il futuro».
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