Un incredibile scippo sul post carbone. Non usa mezzi termini l’Usb di Civitavecchia, sottolineando che molti non conoscono il danno che sta subendo la città mentre altri, pur avendone piena coscienza, girano la testa da un’altra parte. In una nota firmata da Roberto Bonomi, il sindacato ricorda che fino allo scorso anno il percorso previsto dal Governo per il dopo carbone era ben chiaro: Civitavecchia avrebbe dovuto godere di strumenti agevolativi, in particolare di un “Contratto di sviluppo” finalizzato a favorire l’attrazione di investimenti privati con il sostegno di risorse pubbliche, sotto la direzione e il controllo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di Invitalia, l’agenzia nazionale gestita dal Ministero dell’Economia che si occupa di attrarre investimenti e dello sviluppo di imprese.
Al riguardo, Usb ricorda gli interventi alla Camera del Ministro Giorgetti il 20 aprile 2022 e del Ministro Urso il 4 ottobre 2023, confermati peraltro dal finanziamento di progetti per i Contratti di sviluppo di Brindisi e Civitavecchia previsti all’articolo 1 comma 389 della Legge Finanziaria 2023. Si tratta di impegni e provvedimenti che, per l’Usb, il territorio si è conquistati, a partire dagli scioperi dei lavoratori e con il contributo di tutti gli attori coinvolti, sociali e istituzionali, incluso il meritorio lavoro parlamentare dell’onorevole Battilocchio. Però, rivela l’organizzazione sindacale, a un certo punto è arrivato lo “scippo”, perché, a dispetto del mandato stabilito, il Ministero ha operato un repentino dietrofront, decidendo di limitarsi a un mero ruolo di “facilitatore”, di non mettere un euro su Civitavecchia e di lasciare l’intera partita in mano a Enel. E l’azienda, secondo Usb non solo vuole abbandonare la città, ma oltretutto interpreta il post carbone in base ai suoi interessi. Il risultato dello scippo è che non si parla più di Contratto di sviluppo, né di utilizzo di risorse statali e nemmeno di gestione pubblica dei programmi di investimento. Per questo, secondo il sindacato, i progetti selezionati da Enel sono stati semplicemente comunicati senza alcun confronto, e per questo, in base alle diverse aspettative, hanno iniziato ad attrarre anche molte critiche. “Tranne – aggiunge il sindacato – forse su un punto: ossia il palese e colpevole ritardo delle proposte stesse rispetto ai tempi del fine carbone, su cui in effetti tutti concordano, anch’esso frutto del cambio di direzione imposto dal Ministero”. Adesso i sindacati hanno chiesto di incontrare le imprese proponenti per approfondire i rispettivi progetti, ma per Usb è chiaro che si sta giocando su un terreno scelto da altri, a seguito di un inopinato disimpegno dello Stato che rischia di produrre seri danni alla città. Per questo, secondo l’organizzazione sindacale è arrivato il momento di chiamare direttamente in causa direttamente il Governo, affinché Civitavecchia ottenga un necessario strumento agevolativo, ovvero quel “contratto di sviluppo” già in effetti accordato e che, come succede in tante altre aree di crisi, potrebbe ben attrarre ulteriori investimenti, anche in settori diversi. Il che farebbe una bella differenza. Per l’Usb andrebbe poi restituita la dovuta centralità al “Comitato di Coordinamento”, quale istituto atto a perseguire l’interesse generale e non a riportare decisioni assunte altrove, e sempre con l’obiettivo minimale di non dismettere la centrale di Torre Nord finché i progetti per il dopo carbone non abbiano assunto vera concretezza, con tempi di attuazione certi e opportune garanzie occupazionali. Usb teme che senza una simile correzione di rotta la città sia destinata non solo a dividersi, ma a perdere opportunità vitali per il suo futuro e per questo chiede all’amministrazione comunale di aprire un confronto con tutti gli attori del territorio, “prima che lo “scippo” – conclude – sia portato definitivamente a termine”.
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