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“Benvenuti alla mobilità del futuro”. Così ha esordito all’Italian Tech Week di Torino, Juergen Reers, Global Automotive & Mobility Lead di Accenture. I dati – ONU 2023 e Accenture Research 2024 – a suo parere parlano chiaro: il 50% della popolazione urbana globale non dispone ancora della mobilità che vorrebbe. E le sfide continuano ad aumentare perché le strade sono congestionate, gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più dirompenti e l’utenza con la digitalizzazione globale ha alzato l’asticella dei bisogni. Tutto questo spiega per quale motivo le attuali risposte del mercato convergano sull’elettrificazione dei mezzi e piattaforme software capaci di offrire nuovi servizi digitali per il quotidiano. Questi due poli di attrazione hanno bisogno però di un solido ecosistema capace di mettere al centro l’utente e stabilire una triangolazione fra veicoli, infrastrutture e reti energetiche, nonché servizi e operazioni. Fra gli elementi facilitatori, Reers, ha ricordato le architetture cloud, perimetri sicuri e connessi per i dati, l’intelligenza artificiale e un rapporto diretto tra sensoristica e raccolta dati. Fra tutti l’IA generativa appare come un catalizzatore chiave e trasversale capace agevolare lo sviluppo di interfacce personalizzate, velocizzare l’ingegnerizzazione dei veicoli, rendere più efficiente la produzione e potenziare i processi interni aziendali. La nuova mobilità aspira a ridurre le emissioni a zero, ridurre gli incidenti e migliorare la qualità della vita.

ITW 2024, La promessa di Sam Altman: “Carbon neutral entro il 2050”



Il contributo della micromobilità

Gli ambienti metropolitani sono stati i primi a riscoprire il valore della micromobilità come risposta alla crisi del trasporto pubblico e quello privato tradizionale. Diego Piacentini, Chairman di Vento, il programma di venture building di Exor Venture, ha quindi chiesto a tre esperti di fare il punto sul segmento e soprattutto le sue declinazioni. Maxim Romain, Co-Founder & COO di TIER Dott 2018, il principale operatore di micromobilità in Europa, presente in più di 400 città con bici e monopattini a noleggio, ha spiegato che il segreto di questa attività è nella flessibilità. Se da una parte l’utente si aspetta una esperienza completa, facile e sicura, dall’altra la principale sfida aziendale per farvi fronte è quella di considerare che ogni città è diversa, così come sono diversi i regolamenti di ogni Paese. Non meno importante il fatto che un’efficiente gestione dei dati consente di produrre effetti benefici sulla manutenzione, la gestione dei costi e – se le istituzioni collaborano – anche sui progetti infrastrutturali. Dello stesso avviso, Fredrik Hjelm, Co-Founder & CEO di VOI Technology, un concorrente di TIER Dott, che ha sottolineato come alcuni Comuni siano un po’ restii ad accogliere le best practice che gli operatori elaborano sulla base dei dati e l’esperienza sul campo. Eppure ci sono città che hanno svoltato aprendo alla micromobilità: si pensi alla città-simbolo Stoccolma, oppure molte città tedesche e realtà storiche come Oxford. Toussaint Wattinne, Co-Founder & CEO di Upway, piattaforma specializzata nella vendita di biciclette ricondizionate, ha ricordato che la diffusione delle ciclabili attua trasformazioni insperate. Che si noleggi o si acquisti una bici, un monopattino o uno scooter elettrico la sostanza non cambia: è una risposta a bisogni dell’utente finale per rendere le città più vivibili; modelli di business differenti possono convivere.

Il nodo degli investimenti

Nate Jaret, General Partner di Maniv, società internazionale di venture capital con sede a Tel Aviv e New York, ha ribadito che il settore della mobilità elettrica è più complesso di quanto si possa credere. Non solo ci sono Paesi avvantaggiati dalla disponibilità delle materie prime chiave e da costi della manodopera molto bassi, ma le variabili sono tantissime e vanno a sfiorare temi di innovazione, tecnologia, produzione industriale e prospettive di mercato. Riducendo ai minimi termini l’argomento si potrebbe dire che per il salto prestazionale che ci si attende ci vogliono investimenti così grandi che il ruolo dei Governi è chiave. “Siamo nei teenage years della mobilità”, ha ironizzato Megumi Ikeda, Senior Advisor di Hearst Ventures, la global venture capital division of Hearst. Tanti servizi che un tempo sembravano una novità per i più giovani adesso sono esplosi e c’è un entusiasmo diffuso al riguardo, ma si sente il bisogno di consolidare. Creare un ecosistema, sostenere le nuove imprese ma allo stesso tempo collaborare con le istituzioni, le città insomma. E quindi su chi puntare? “La metrica più importante sono i founder”, ha detto Charlie March, Founding Partner di Never Lift, venture fund di early stage startup di New York. E così la pensa anche Mike Volpi, Co-Founder di Index Ventures, una fra le più note società di venture capital: “I venture sono più attirati da questi imprenditori che dai settori. La cosa peggiore è puntare su una singola cosa incredibile. Bisogna pensare al problema, ovvero la composizione degli elementi che risolvono il problema”. E se si ragiona in prospettiva futura, Volpi è convinto che uno degli attuali modelli vincenti è quello di Waymo che a San Francisco con i taxi a guida autonoma è in grado di offrire già oggi una soluzione matura e vincente. Più di Tesla, a parere di Volpi, e anche dei taxi volanti VTOL “che tecnologicamente non sono ancora pronti a causa dell’autonomia limitata a 300 km”.

Volteras, Viaduct e Magrathea: l’innovazione da tenere d’occhio

Nella giornata dedicata alla mobilità sono emerse le storie di tre aziende/startup all’avanguardia. Peter Wilson, Co-Founder & CEO di Volteras, ha raccontato dell’importanza degli ecosistemi software per i veicoli elettrici. In pratica la sua startup fornisce ai produttori (OEM) l’ambiente software che mette in relazione i veicoli elettrici con i suoi componenti, caricabatterie, batterie domestiche, rivenditori di energia e app di mapping. In pratica gestisce i dati, li organizza e li rende accessibili (via API) direttamente sulle piattaforme dei clienti. David Hallac, Founder & CEO di Viaduct, invece ha illustrato come la sua piattaforma di intelligenza artificiale sia in grado di attuare strategie di manutenzione predittiva per i produttori di veicoli, gestori di flotte e gli operatori automotive in genere. Grazie ad algoritmi di machine learning che elaborano i dati raccolti dai mezzi è possibile non solo identificare guasti o potenziali anomalie ma anche prevederne lo stato di salute nel tempo e gli interventi. Questo lavoro è di aiuto sia per la manutenzione che per migliorare i componenti in fase progettuale. Infine Alex Grant, Co-Founder & CEO di Magrathea ha spiegato come oggi è possibile produrre magnesio metallico a zero emissioni di carbonio sfruttando l’acqua del mare e l’elettrolisi. Da ricordare che questo metallo è chiave per i settori automotive e aerospaziale, e tutte le aziende desidererebbero usarne di più per le sue caratteristiche di resistenza e per le leghe di alluminio, ma la produzione non solo è energivora ma è concentrata al 90% in Russia e Cina.

 

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