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diMassimiliano Nerozzi

Si tratta di alcuni manager e dirigenti del passato. Il reato ipotizzato è falso ideologico in atto pubblico. La replica: «Questa amministrazione si ritiene estranea ai fatti contestati, avendo sempre operato con dedizione e massima professionalità»

Rischiano il processo 25 persone – tra dirigenti ed ex, e medici – finite sotto inchiesta per presunte “anomalie” contabili nei bilanci della Città della Salute di Torino:  la Procura di Torino ha infatti chiuso l’inchiesta  che ipotizza il falso ideologico in atto pubblico, a fronte di diverse condotte contestate, dal mancato versamento del 5 per cento da parte dei medici, previsto dalla legge Balduzzi per le prestazioni offerte in intramoenia, fino ai crediti esigibili e mai riscossi. Così, sotto le lente dei magistrati sono finiti i bilanci degli ultimi 10 anni. Tra gli indagati figurano anche i direttori generali che si sono susseguiti al vertice di corso Bramante tra il 2013 e il 2022 e alcuni direttori amministrativi e sanitari in carica fino a qualche anno fa.

Tutto era partito – come raccontato dal Corriere Torino in questi mesi – dall’esposto depositato il 12 dicembre dal collegio sindacale dell’azienda ospedaliera, in cui si mettevano in luce le tante discrasie — «omissioni» e «negligenze» — presenti nei rendiconti e che si sarebbero trascinate fino ai giorni nostri. Da qui, l’ipotesi investigativa dei magistrati, per i quali dietro a questi vizi contabili ci sarebbe stata la volontà di alterare le performance economiche dell’azienda o, piuttosto, un cortocircuito gestionale dettato da incuria. L’inchiesta racconta una decade di presunti «disordini contabili» capaci di rappresentare una situazione economica più consolidata rispetto alla realtà. 




















































Se il tema della legge Balduzzi, che in una prima fase ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di circa 250 medici per peculato, appare quasi in via di risoluzione — i camici bianchi stanno «risarcendo» e la loro posizione viaggia verso l’archiviazione —, sembra appunto ben più complicato mettere una toppa a quelle falle scaturite dalla montagna di fatture non riscosse (molte sono persino andate perse), alcune delle quali riguarderebbero anche la Regione Piemonte.

Il cuore dell’indagine — per la quale è stata disposta anche una consulenza tecnica — sono i crediti esigibili mai incassati e per i quali ai debitori non sarebbe mai stata notificata «la messa in mora», così da interrompere i termini di prescrizione: voci che a bilancio avrebbero dovuto essere iscritte con un valore depotenziato, in sostanza avrebbero dovuto subire una svalutazione. Invece tutto sarebbe rimasto cristallizzato come se da un momento all’altro quel denaro fosse destinato a rientrare. 

Quanto evidenziato nell’esposto avrebbe così trovato conferma negli accertamenti degli investigatori, che nei mesi scorsi avevano acquisito documentazione e iniziato a sentire i primi testimoni. Tra i crediti ormai prescritti ci sono gli 830 mila euro, maturati con il Comune di Torino, delle rette per la permanenza di ospiti all’Istituto di riposo (Irv) per le dimissioni protette: risalgono al 2009 e sono ancora conteggiati nel bilancio 2021 come «esigibili entro 12 mesi». C’è spazio anche per 7 milioni di euro di ticket finiti nel dimenticatoio a cui si aggiungono quelli — valgono circa un milione e mezzo — per l’accesso al pronto soccorso di pazienti stranieri senza documenti e poi irreperibili. 

E sarebbero ancora da incassare i risarcimenti legati alle condanne penali di alcuni protagonisti delle cronache giudiziarie degli anni 2000: tra questi, i soldi dovuti da Michele Di Summa per lo scandalo delle valvole cardiache. Infine, nell’esposto, si fa riferimento all’attività di libera professione dei camici bianchi. «In base alla documentazione acquisita — si legge — parrebbe essere esercitata in perdita, in contrasto con quanto affermato nelle scritture contabili dell’Azienda che, con riferimento all’anno 2022, riporterebbero la parità tra costi e ricavi, entrambi quantificati in 41 milioni e 418 mila euro».

La replica

«In relazione alle recenti notizie stampa, si segnala che questa amministrazione si ritiene assolutamente estranea ai fatti per i quali si procede, avendo sempre operato con dedizione e massima professionalità». Così in una nota la direzione aziendale della Città della Salute di Torino. «Siamo certi che si farà senz’altro luce e chiarezza sulla insussistenza di colpe e negligenze a carico di questa amministrazione -continua la nota- . Nella sicurezza che la giustizia farà il proprio corso ci teniamo a precisare che l’attuale direzione aziendale ha collaborato e sta continuando a fornire ai competenti organi il proprio prezioso contributo». 

Nel frattempo, prosegue l’importante azione di riorganizzazione di tutte le procedure amministrative e contabili volte al conseguimento dei migliori risultati e obiettivi aziendali”, concludono da Città della Salute di Torino

6 ottobre 2024 ( modifica il 6 ottobre 2024 | 11:00)

 

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