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ROMA – Dai pescherecci ai tir, passando per i trattori. Sono finiti nel mirino del Mef gli sconti fiscali per rifornirsi di carburante. Nel 2023 gli italiani hanno consumato 28 miliardi di litri di gasolio contro gli 11 miliardi di benzina. E i tecnici del ministero dell’Economia non potevano che partire da qui, dal diesel, nel loro impervio tentativo di recuperare i 10 o 12 miliardi (come ha confermato ieri il vicepremier Antonio Tajani) che serviranno al governo quest’anno per scrivere la manovra. Per la cronaca, sul primo carburante si pagano 61,7 centesimi al litro di accisa, mentre l’imposta erariale sulla benzina arriva a 72,8 centesimi.
L’Europa da tempo chiede di riequilibrare questi due prelievi. E se si applicasse alla lettera quanto ĆØ stato scritto nel Piano strutturale di bilancio, nella delega fiscale o negli impegni italiani sul Pnrr – Ā«l’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzinaĀ» – il recupero secco di gettito sarebbe di 3 miliardi di euro.
In realtĆ la partita ĆØ piĆ¹ complessa: in primo luogo perchĆ© il governo su questo fronte vuole usare il bisturi e non l’accetta tanto da guardare a un aumento dell’accisa del gasolio da compensare con un taglio simile (si parla di 5 o 6 centesimi) a quella della benzina. Inoltre quello delle agevolazioni fiscali ĆØ una giungla, un dedalo di sconti e microsconti (le cosiddette tax expedintures) da 620 miliardi sul quale conviene muoversi rimodulando gli aiuti ai singoli settori, per recuperare piĆ¹ soldi e spalmare il malcontento sociale.
L’AGENDA
Giancarlo Giorgetti domani sarĆ a Bruxelles per l’Ecofin e da lƬ avrĆ i primi segnali sulla traiettoria di spesa inserita nel Psb per riportare il debito sotto controllo, con una riduzione annua nel prossimo settennato di 12 miliardi alla spesa. Un tema sempre piĆ¹ cogente dopo che l’Istat ha dovuto rivedere al ribasso la crescita nei primi due semestri del 2024 (da +0,9 a 0,6 per cento). Il giorno dopo sarĆ in audizione alla Camera per illustrare il Psb. Intanto venerdƬ ha incontrato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, dal quale ha ottenuto il via libera per iniziare assieme il disboscamento delle tax expenditures. Su questo fronte, sicuramente, si inizierĆ dai cosiddetti Sad, i sussidi ambientalmente dannosi, come l’accisa agevolata per il diesel. Secondo il fisco valgono circa 16 miliardi di euro, secondo il ministero dell’Ambiente 21 miliardi, perchĆ© il dicastero considera anche gli 1,2 miliardi di minore Iva per l’acquisto di auto nuove per le societĆ di noleggio e la stessa cifra sotto forma di credito d’imposto per le aziende che cambiano i macchinari. Parliamo in entrambi casi di mezzi energivori.
Accanto all’accisa agevolata sul diesel in generale, nella lista allo studio del ministero ci sarebbe quella ancora piĆ¹ bassa – 22 per cento – che si applica su tutti i carburanti acquistati per il lavoro agricolo e assimilato (orticoltura, allevamento, silvicoltura, apicoltura, piscicoltura e florovivaistica). Vale 1,153,6 miliardi. Ancora di piĆ¹ – 1,549,4 milioni – vale lo sconto sui pieni di carburante per gli autotrasportatori.
LE FAMIGLIE
Ma in questa corsa contro il tempo, per fare cassa, potrebbero rientrare anche il mezzo miliardo destinato a sterilizzare le accise nelle abitazioni fino a 150 kwh di consumo, quella ridotta sul gas naturale impiegato per usi industriali per i maggiori energivori (valore 28,7 milioni) o l’imposta erariale al 10 per le cessioni di pellet in legno. Va da sĆ© che queste detrazioni saranno rimodulate, non cassate. Anche perchĆ© con un riallineamento pieno delle accise – come ha ricordato l’Unem – gli automobilisti rischiano di spendere alla pompa 70 euro in piĆ¹ all’anno. Mentre il Codacons ha stimato extracosti totali (tenendo conto l’aumento delle tariffe di trasporto) per le famiglie pari a 7,5 miliardi.
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