Il volto della gratitudine. Raffaele Biancolino sussurra un sincero «grazie» quando il presidente D’Agostino lo presenta ufficialmente come nuovo allenatore dell’Avellino dandogli pubblicamente «fiducia piena».
Niente giacca e cravatta, pantaloncino corto e maglia della tuta: pronto per andare in campo ad allenare quello che è tornato a essere il suo Avellino. La barba squadrata, qualche ruga in più, la stessa determinazione che aveva in campo da calciatore, espressa anticipando la prima domanda in conferenza stampa con un moto di personalità e sicurezza di sé: «Non capisco perché noi di Avellino pensiamo sempre in negativo; perché confidiamo spesso nei nomi e meno su chi ha fame veramente e vuole vincere. Non me ne vogliano male gli allenatori che mi hanno preceduto, ma non ho visto il Ferguson o il Mourinho della situazione. Nel calcio si vince se si ha fame. Mi dispiace sentire che ci sono io sulla panchina dell’Avellino e allora vuol dire che dobbiamo fare un campionato così, di transizione. Invece no, è bello lottare. Sono qui per questo. Da calciatore ho vinto quattro campionati con gente che in campo era ferocemente determinata».
Chi merita gioca. Come è accaduto con il debutto di Mutanda da titolare contro la Turris: «È stato anche un messaggio per la squadra, certo. Vedere dentro un ragazzo della Primavera voleva rappresentare uno spronare per tutti a dare il massimo. Ora è opportuno dare fiducia al gruppo della prima squadra». Se si è arrivati all’esonero di Pazienza e alla sua nomina, però, è perché quel gruppo non si è dimostrato affidabile e ha palesato problemi: «C’era qualcosa che non andava. Adesso è vitale pensare partita per partita. Tutti vorremmo essere lassù, ma la corsa va fatta innanzitutto su chi è più vicino a noi in classifica. Vogliamo lasciarci alle spalle Latina e Crotone, in primis, senza guardare troppo in alto».
Quel Crotone che domani (ore 20:30) ospiterà i lupi: «È una buona squadra, come l’Avellino costruita per stare ai vertici della classifica. È una partita delicata, tra due squadre deluse. Dobbiamo andare lì con attenzione, cercando di sfruttare le nostre occasioni». Biancolino che presenta una partita da allenatore dell’Avellino è un’emozione per il Pitone stesso: «Sì, sono emozionato e non lo nascondo. Da tecnico è tutto diverso, devo ragionare molto di più, devo far finta molte volte di non sentire delle cose; devo chiudere un occhio. Mi sento sicuro grazie alla presenza di tutto lo staff della Primavera. Sono tutti ragazzi che ho voluto io. Sono professionisti seri». Non resta che lavorare. In primis sulla testa dei giocatori: «Ho parlato con tutti, è importante essere chiari. Certamente chi non gioca sarà scontento, come accadeva a me, per primo. Per questo il dialogo è importante. Da quanto ho visto, comunque, è una squadra con carattere».
Dalla Primavera, Biancolino si è portato dietro pure il 4-3-1-2: «Dobbiamo avere palla il più possibile, decidere noi quando aumentare il ritmo. Siamo una squadra che ha qualità. In testa c’è qualche cambio di sistema, ma in questo momento bisogna insistere su quanto fatto in due partite e su quello che mi hanno dato i ragazzi. Poi vedremo il da farsi. Di certo avrò un occhio di riguardo per gli attaccanti. Per me hanno sempre ragione. Almeno finché segnano».
Idee non meno chiare sui singoli nel segno della discontinuità con la gestione Pazienza: «Cionek? Stiamo valutando se reintegrarlo o meno. Armellino? È infortunato, ha un problema a un polpaccio. A Crotone non ci sarà. Il ruolo? È un centrocampista, io non voglio stravolgere nulla, i difensori li abbiamo. Tribuzzi l’ho avuto da venerdì in gruppo ma non è ancora al cento per cento». Infine, un passaggio sui tifosi: «Abbiamo parlato in queste settimane, li ringrazio. So quello che possono darci. Colgo l’occasione per fare una preghiera per Raffaele Capolupo: «Mi auguro possa rimettersi al più presto».
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