«Se non si programmano per tempo gli interventi da effettuare e i lavori urgenti da realizzare, quest’inverno sarà addirittura peggio dell’estate. Per garantire un servizio dignitoso bisogna partire dal quadro della situazione e pianificare quanto c’è da fare. La crisi idrica è tutt’altro che terminata». Vito Guerriero, componente della segreteria territoriale della UilTec Avellino Benevento e riferimento dell’Area Manutenzione dell’Alto Calore, mette tutti in guardia sul prossimo futuro dell’erogazione dell’acqua nel distretto che comprende l’Irpinia e una larga fetta di Sannio.
Il tecnico della partecipata di corso Europa, con i dati in suo possesso, riprende le dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rilasciate durante la conferenza stampa finale del G7 di Mirabella Eclano. «L’Acs ha effettuato oltre 1500 riparazioni in meno di 4 mesi continua e ha 450 interventi in sospeso. Per stare dietro ad una simile mole di lavori c’è bisogno di più ditte specializzate e più personale qualificato, dunque di fondi ingenti. Senza contare che, con l’attuale stato di fatiscenza di reti e condotte idriche, spesso alcune rotture sono provocate dalle stesse sospensioni dell’erogazione. Servono finanziamenti per i progetti ma senza l’omologa è tutto più complicato. Non dimentichiamo che Alto Calore non è il gestore ufficiale del Sistema Idrico Integrato. La concessione dell’Eic è legata al buon esito del concordato in discussione martedì al Tribunale di Avellino».
E aggiunge: «Il ministro Piantedosi che conosce bene il territorio ci ha visto giusto e stando più tempo in Irpinia proprio questa estate l’emergenza idrica l’ha vissuta anch’egli in prima persona. È vero che non si è fatto un piano ma i ritardi dell’Acs negli interventi sono dipesi dalle autorizzazioni ad affidare le gare alle imprese. Gli enti proprietari, Regione Campania per le adduttrici e i Comuni per le reti di distribuzione, devono programmare, insieme all’Alto Calore, gli interventi da effettuare. Fino a quando non avremo una quota importante di infrastrutture nuove il problema, derivante essenzialmente da una dispersione anche superiore al 60%, non sarà risolto».
Per riqualificare l’intero sistema acquedottistico sono stati stimati 6 anni di lavoro e svariati miliardi di euro di spesa. Ma per Guerriero almeno bisognerebbe cominciare dai tratti più delicati, soggetti a continue rotture. «C’è l’adduttrice 414 che va da Ariano a Montecalvo riprende il riferimento della UilTec – che è del 1926 ed è collocata ad una profondità di 3 metri, va sostituita al più presto. E che dire dell’area arianese, gran parte in frana, che produce perdite in continuazione: in 5 km quadrati abbiamo effettuato 25 riparazioni, un mese di lavori. Anche qui serve sostituire e mettere in sicurezza. Sono solo alcuni esempi per affermare che si sono delle priorità sulle quali agire con la massima urgenza».
Guerriero riprende anche il concetto del paradosso della crisi idrica nella terra dell’acqua, espresso a chiare lettere dal numero uno del Viminale, e nel quadro disastroso sotto gli occhi di tutti inserisce due elementi: «Un piano di gestione idrica potrebbe anche partire dall’implementazione del progetto sulla digitalizzazione dei controlli e la distrettualizzazione delle condotte, redatto dal responsabile dell’Esercizio, l’ingegnere Monaco, che permetterebbe di individuare subito e con precisione le perdite evitando sprechi. Nel frattempo, si pianificherebbero le sostituzioni. Ma bisogna anche far emergere le responsabilità conclude di questo disastro».
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