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Abbandono della plastica monouso, ecco i contributi per le imprese #finsubito prestito immediato


Dieci milioni di euro per aiutare le imprese che producono prodotti in plastica monouso a passare all’economia circolare: è un primo passo del governo Meloni, non certo esente dalle solite lentezze burocratiche e dal ridotto impegno economico, che però va nella direzione auspicata. Sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) è stato finalmente pubblicato il decreto direttoriale 27 settembre 2024 n. 84 che stabilisce “le modalità e i criteri per l’attribuzione di un contributo alle imprese che producono prodotti in plastica monouso e intendono riconvertire il proprio ciclo produttivo verso prodotti riutilizzabili o alternativi”.

Si tratta del passaggio successivo alla pubblicazione del decreto ministeriale n°439 del 22 dicembre 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 116 del 20 maggio 2024, che “sblocca” così le risorse finanziarie disponibili per il 2024, pari appunto a 10 milioni di euro, nella forma del contributo a fondo perduto. Ogni impresa potrà chiedere un massimo di 300mila euro, secondo quanto disciplinato ai commi 1 e 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto ministeriale, e nel caso in cui  l’importo complessivo delle agevolazioni richieste sia superiore al budget previsto il MASE, si legge nel decreto, “procede al riparto delle risorse disponibili in proporzione all’importo dell’agevolazione spettante a ciascun soggetto proponente”.

Le istanze dovranno essere presentate esclusivamente mediante posta elettronica certificata, all’indirizzo PEC riconversione.plastica@pec.mase.gov.it, dalle ore 12 del 21 ottobre 2024 fino alle ore 12 del 20 dicembre 2024. Tutte le istanze presentate nell’ambito dello sportello saranno valutate, a prescindere dall’ordine temporale di presentazione dell’istanza. Ulteriori informazioni e i moduli per la presentazione dell’istanza sono reperibili alla pagina “Bando riconversione dei cicli produttivi della plastica monouso”.

Leggi anche: La plastica monouso non serve, inquina, e nelle scuole è diseducativa

L’italica lentezza a sostituire il monouso

Il decreto direttoriale in esame dà attuazione, come già detto, al decreto ministeriale del dicembre 2023 che a sua volta dava attuazione al decreto legislativo n.196 del 2021, che a sua volta recepiva la direttiva europea n°904 del 2019/904, con la quale il Parlamento europeo e il Consiglio avevano deliberato sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente. Insomma: tempi lunghissimi e stanziamenti limitati in Italia per l’auspicato cambio di paradigma che significherebbe realmente l’economia circolare.

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A beneficiare in ogni caso dei contributi ministeriali sono le imprese produttrici di prodotti in plastica monouso – tazze o bicchieri per bevande, contenitori per alimenti. Per esse l’agevolazione è un contributo a fondo perduto che copre il 40% delle spese di progettazione e riprogettazione di impianti e macchinari, mentre sale all’80% nel caso di acquisto di macchinari, impianti, attrezzature e componenti, dei programmi informatici e delle licenze correlate al loro utilizzo. Il vero rischio, tuttavia, è un’ulteriore prosecuzione dei tempi: nel decreto direttoriale si specifica che per la valutazione delle istanze il ministero potrà avvalersi di un’apposita commissione di valutazione, nominata dalla direzione generale economia circolare e bonifiche, che opererà senza diritto ad alcun compenso, rimborso spese e/o indennità comunque denominata.

monouso 3

Vale la pena ricordare, infine, che sull’Italia pende una procedura d’infrazione proprio per il recepimento “con eccezioni” della direttiva sulla plastica monouso (ne avevamo parlato qui). Nell’ultimo aggiornamento del Dipartimento per gli Affari europei, risalente a luglio, le procedure di infrazione a carico del nostro Paese erano salite a 72, di cui 53 per violazione del diritto dell’Unione e 19 per mancato recepimento di direttive. In totale su 72 procedure ben 22, il numero più alto, riguardano l’ambiente. Non proprio un buon segnale.

Leggi anche: Il report di Zero Waste Europe spiega cosa serve al riuso per diventare mainstream

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