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Pratobello, la sfida moderna: idrogeno e “strade green” #finsubito prestito immediato


La legge richiama la forza della storia, il contenuto traguarda già il futuro. Ci sono i divieti, quelli urbanistici, gli unici che possono ancora fermare lo sfregio della Sardegna pianificato nelle botteghe oscure dell’alta finanza, ma ci sono anche i piani strategici per costruire l’indipendenza energetica dell’Isola. Un mix normativo che si muove su due pilastri: il primo è quello che assegna alla Sardegna la competenza primaria sul “governo del territorio” con una pianificazione strategico “urbanistica” garantita dall’art.3. lettera “f” dello Statuto Autonomo; il secondo è l’art.4 della “costituzione sarda” che assegna alla Regione, lettera “e”, una competenza di fatto primaria sulle questioni interne all’Isola per quanto riguarda la “produzione e la distribuzione” dell’energia elettrica in terra sarda.

Urbanistica, il primato

La “Pratobello”, la proposta di legge di iniziativa popolare che ha fatto esplodere il totalizzatore delle firme, ben 210.729, ha messo un punto fermo sulla questione “urbanistica” prevedendo un divieto assoluto alla speculazione energetica in quelle aree che risultano tra quelle già sottoposte a vincoli paesaggistici, ambientali e archeologici. Vincoli sino ad oggi «non urbanistici» che risultano, dunque, superabili da quella maledetta clausola della “preminenza-supremazia” delle “rinnovabili” sancita dai Governi Draghi in poi, giusto per mettere sotto scacco il paesaggio dell’Isola. La Corte Costituzionale, anche lo scorso sette giugno, ha ribadito che la Sardegna mantiene il “primato” urbanistico anche in materia di “rinnovabili”, essendo quella norma di rango costituzionale e non comprimibile o sopprimibile a favore della speculazione energetica.

Non solo divieti

La “Pratobello”, però, non è solo divieti. Anzi. Nel cuore della proposta di legge, infatti, è racchiusa una strategia energetica in grado di cambiare una volta per tutte la storia “elettrica” dell’Isola abbandonando per sempre la dipendenza sia dalle fonti fossili che dai piani speculativi di faccendieri e speculatori delle rinnovabili. Un punto fermo della legge dedicata ai “moti di Pratobello” è l’idrogeno, l’energia del futuro, l’unica ad emissioni zero. Stiamo parlando dell’elemento più abbondante dell’universo “osservabile”, si calcola ne costituisca ben il 75%. Un potenziale inesplorato in grado di far “fallire” da un momento all’altro tutti i poteri forti dell’energia, dai petrolieri ai signori degli incentivi, un “giacimento” infinito sul quale si concentrano le “attenzioni” più morbose dei petrol-dollari pronti a bloccare in ogni modo la sostituzione globale di affari consolidati sia per quanto riguarda l’energia fossile che la mega-speculazione energetica.

Idrogeno, sfida normativa

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Il primo caposaldo della Pratobello è all’articolo 4, quello che si occupa delle «Deroghe interventi pubblici». La legge di iniziativa popolare, infatti, dispone l’intervento pubblico sull’intera gestione del capitolo «Idrogeno», sottraendolo alla speculazione di multinazionali straniere e petrolifere. Nel testo normativo, infatti, sono previste deroghe rispetto ai divieti esclusivamente «per impianti di ricerca scientifica e tecnologica, proposti da soggetti pubblici o società a maggioranza pubblica, eventualmente in associazione temporanea di impresa o attraverso partecipazioni societarie con privati, dotati di comprovata esperienza produttiva e tecnologica di livello internazionale, selezionati attraverso una procedura di evidenza pubblica, in base alle norme vigenti in materia di appalti e servizi pubblici, per la produzione di idrogeno e la conseguente generazione di energia elettrica attraverso centrale tecnologicamente innovativa alimentata con idrogeno, previa verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale degli impianti proposti».

Road map per il futuro

In pratica la norma prevede che la Sardegna abbandoni il ruolo di “inseguitrice” e assuma quello di “apripista” tracciando una road map in grado di passare direttamente dalle vecchie centrali a carbone, quelle di Portovesme e Porto Torres, e quella “petrolifera” della Saras, tutte centrali a cui lo Stato ha costretto scientemente l’Isola, a centrali elettriche a idrogeno di ultima generazione. La “Pratobello” ne traccia, dunque, le soluzioni tecnologiche e procedurali attraverso gare internazionali che la Regione può bandire autonomamente avendo la “potestà” statutaria per poterlo fare, visto che lo Stato stesso gliela aveva riconosciuta quando si trattò negli anni novanta di realizzare la centrale a ciclo combinato della Carbosulcis.

Centrali a idrogeno

La centrale elettrica sarebbe, dunque, alimentata dall’idrogeno prodotto attraverso le energie rinnovabili già installate nell’Isola, che stanno per superare i 3.000 megawatt di potenza, e con quelle che saranno decise in ambito pubblico con la gestione “rinnovabile” di tutte le superfici coperte del territorio sardo. In questo scenario, la Germania, per parlare di una nazione che ricerca il superamento della dipendenza energetica, sta per mettere in campo un piano concettualmente uguale a quello indicato dalla Pratobello. Nei giorni scorsi il governo tedesco, infatti, ha annunciato la predisposizione di tre diversi bandi, per la costruzione di nuove centrali “hydrogen ready” (pronte per l’idrogeno), e per la conversione di alcuni impianti esistenti, per complessivi 12,5 GW di capacità, entro la fine di quest’anno o, al più tardi, all’inizio del 2025. Il Governo di Berlino ha anche annunciato di aver stanziato il piano “idrogeno” con 16 miliardi di euro, per completare il phase-out dal carbone e contestualmente superare la storica dipendenza dal gas naturale di origine russa, puntando sull’idrogeno. Le nuove centrali elettriche, secondo i bandi preannunciati, saranno affidate in base alla capacità tecnologica di essere avviate da subito ad idrogeno e comunque non oltre il 2032.

Percorso da seguire

Un percorso “tecnico-amministrativo-finanziario” che potrebbe costituire una potente scorciatoia anche per la Sardegna, agganciandosi alle valutazioni che l’Europa metterà in campo per favorire il piano tedesco. I principali soggetti internazionali hanno già fatto trapelare la loro posizione: siamo “proni” a fare la nostra parte nel dialogo con il Governo e intendiamo partecipare ai bandi, se le condizioni saranno favorevoli. La produzione di idrogeno e la conseguente alimentazione di centrali elettriche di ultima generazione sono il caposaldo dell’indipendenza energetica indicato dalla “Pratobello”, la legge indica soluzioni puntuali anche per la produzione di energia rinnovabile mettendo uno stop alla speculazione e pianificando interventi che traguardano le più avanzate soluzioni al mondo.

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All’articolo sei della legge di iniziativa popolare è scritto: «Piani di energia rinnovabile lineare. 1.Al fine di promuovere un moderno ed efficace processo di valorizzazione dell’energia rinnovabile, la Regione sarda, in attuazione degli art.3 lettera «f» e articolo 4, lettera «e», dello Statuto Autonomo della Sardegna, Legge Cost. n.3 del 26 febbraio 1948, promuove piani di produzione energetica attraverso la predisposizione di progetti di valorizzazione delle infrastrutture lineari, quali strade, ferrovie, piste ciclabili e infrastrutture assimilabili. 2. La Regione sarda d’intesa con i soggetti pubblici proprietari e/o concessionari di reti infrastrutturali lineari di cui al comma 1, elabora progetti di valorizzazione energetica di aree contigue e di pertinenza di arterie viarie, ferroviarie e ciclabili, con particolare riferimento a aree di mezzerie, banchine e marciapiedi. 3. La Giunta regionale, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente legge, elabora un piano che individui le principali infrastrutture lineari e pianifica le procedure per attuare progetti di energia rinnovabile lineare. 4. In relazione al comma 3 la Giunta regionale individua modalità di coinvolgimento di soggetti pubblici e privati nella realizzazione dei progetti di cui al comma 1».

Al passo con i primi

Anche in questo caso la “Pratobello” traccia le soluzioni più innovative in grado di generare “energia rinnovabile”, capaci di rispettare ambiente e paesaggi, rendendo strategico l’utilizzo delle infrastrutture già esistenti, da quelle viarie a quelle ferroviarie, rafforzandole e migliorandole, al fine di renderle “smart” e “green” con uno sforzo innovativo e tecnologico capace di recuperare, sino ad azzerarlo, il gap infrastrutturale energetico. Lo sta facendo la Confederazione Svizzera pianificando la “pannellizzazione” delle reti ferroviarie elvetiche, con tecnologia avanzata in grado di applicare a cavallo dei binari “silicio” di ultima generazione ad alto potere energetico, così come lo sta facendo la Corea per le piste ciclabili coperte, o la Francia che sperimenta “asfalto solare” in grado di produrre energia “fotovoltaica” dalle strade francesi. Nei paesi più evoluti, infine, le grandi società stradali stanno realizzando piani strategici per produrre energia da strade green con pannelli fotovoltaici nelle mezzerie e nei guardrail laterali.

Il potenziale

Ultimo dettaglio la Sardegna dispone di oltre 9mila km di strade, 3mila di strade statali e 6mila di strade regionali e provinciali. La rete ferroviaria supera i 1.000 km, 476 km costituiscono la rete principale a scartamento ordinario. Prima di sfregiare l’Isola con pale e “graticole infinite” meglio diventare “apripista”, con la Sardegna libera dal cappio energetico di multinazionali straniere e petrolifere.

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