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Cosenza-Rende è già la città unica del… cemento: ecomostri, protagonisti e retroscena #finsubito prestito immediato


Ben due ecomostri, travestiti “green”, sono alla ribalta della cronaca cittadina in queste ultime settimane a Cosenza. Uno è già costruito all’inizio di via Popilia e si erge per oltre 10 piani per il quale hanno trovato la faccia tosta di chiamarlo Torre Arborea perché, come Stefano Boeri ha fatto con il Bosco verticale, hanno voluto cercare di mascherare la pura speculazione edilizia con un nome che evoca il verde, la natura. E come il Bosco verticale, e l’intero quartiere City Life di Milano di recente indagato dalla magistratura milanese, anche questo presenta profili di irregolarità e illegalità edilizia da accertare.
Un enorme e brutale parallelepipedo alto, largo e spesso come mai si era visto ancora in città, addirittura più brutto di quelli più piccoli che hanno sciattamente costruito intorno al rondò vicino al centro commerciale dei Due Fiumi.

Lo stesso costruttore, tale Fabrizio Rizzuto – del quale ci occuperemo presto -, e lo stesso architetto, Gianfranco Malara (il cugino Empio si sta rivoltando nella tomba), stanno cercando di perpetrare lo stesso crimine, ma di dimensioni maggiori, contro le regole, la bellezza e il decoro un po’ più a nord, sempre su via Popilia, nei pressi di Vaglio Lise.

Questa volta i due hanno avuto bisogno, per colare migliaia e migliaia di metri cubi di cemento armato per un incredibile residence 5 stelle superior, della musica delle fanfare politiche del consiglio comunale orchestrate dall’ineffabile Franz (il sindaco col cappuccio) in tandem col suo guappo di cartone, al secolo… Mazzuca e condotte dalla brava (bella no, per carità!) presentatrice Pina Incarnato, figlia del famigerato Giggino Tic-Tac. Il voto unanime della maggioranza consiliare e l’endorsement del celeberrimo distruttore di città, Occhiuto il cazzaro senior, certifica la saldatura in un unico locale di massomafia della classe dirigente cosentina e rendese nel dare il via alla terza, dopo quella del dopoguerra e quella degli anni ’90, ondata di speculazione edilizia selvaggia della città.

L’ecomostro sarà altro 46 metri e avrà, almeno, 16 piani, ognuno dei quali dovrà avere circa 1.200 mq., visto che il totale dichiarato da Incarnato, Malara e soci è di quasi 19.000 mq. Ma, non abbiate paura, sarà di lusso e sui balconi ci saranno molte piante e, soprattutto, non occuperà molto suolo perché, come ha dichiarato la nostra archistar preferita, Occhiuto, si svilupperà in altezza facendolo diventare l’edificio più alto della città! I rendering dell’ecomostro, che lo rendono più piccolo e meno alto, sono taroccati, come quelli della nostra archistar casalinga.

Un altro grande traguardo raggiunto. Evviva, evviva!!
Nel caso dell’inusitata oscenità cementizia di cui stiamo parlando, la scusa è che era un progetto cofinanziato, fra il 2006 ed il 2008 (sindaco Perugini), da Invitalia e che, come al solito, se non si usavano questi soldi si sarebbero “persi i finanziamenti”. Questa genia di amministratori fa sempre questa stessa cosa quando vuole fare una porcheria: grida ai quattro venti che “si perdono i finanziamenti!”.

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Anche in questo caso –come, del resto, quello del Museo del Nulla-Alarico: Frenz sta facendo di tutto per salvare la costruzione della cassa da morto dorata di Occhiuto- si grida alla perdita di soldi che in questo caso sarebbero 21 milioni di euro, ma non si è ancora capito, perché lo dicono mai, quanto investe, trattandosi di un cofinanziamento, l’imprenditore Rizzuto e quanto Invitalia. Non si capisce se Invitalia darà finanziamenti a fondo perduto e in quale percentuale e non si capisce se i finanziamenti che darà in prestito saranno restituibili in 10 anni senza interessi.

Vi chiederete: a cosa serve un mostruoso residence di lusso come questo, all’estremo nord di via Popilia, e come pensano di riempirlo di clienti per i dieci anni in cui dovranno farlo per ottemperare agli obblighi di destinazione d’uso imposti da tutti i cofinanziamenti di Invitalia? La pronta risposta dell’ineffabile Franz è stata: i familiari dei ricoverati dell’ospedale di Vaglio Lise e, poi, la grande quantità di turisti che non riescono a trovare posto a Cosenza, priva di alberghi.

La prima risposta si commenta da sola, con una pernacchia, la seconda è ancora più ridicola perché sappiamo tutti che turismo non ce n’è, perché questo sarebbe un residence e non un hotel e, infine, perché i turisti dovrebbero andare, e non lo faranno, ad alloggiare in una periferia disastrata che l’Amministrazione non vuole riqualificare.
Già, la riqualificazione di via Popilia!

Questo coeso e spaventevole locale di massomafia che governa la città -e che vorrebbe l’unificazione per governare, come in parte stanno già facendo, anche i territori di Rende e Castrolibero- vorrebbe farci credere che la costruzione di questo ecomostro sarà la punta di diamante della riqualificazione del quartiere popolare di Cosenza, invece che una evidente e orrenda speculazione edilizia. E’ del tutto evidente – come spiegheremo a stretto giro di posta – che nei fatti esiste già una città unica, quella del cemento. Ed è stato relativamente facile trovarne le prove nelle “prodezze” presenti, passate e future del tandem Rizzuto-Malara e di coloro che gli stanno dietro, nell’ombra, anche in territorio rendese. Palazzinari incappucciati, stiamo arrivando… 

 



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