Auto “nascoste”, soldi spariti. La Corte di Cassazione ha condannato definitivamente A. M. M., donna di origini casertane accusata di truffa aggravata. L’imputata, come racconta Casertanews, sarebbe stata coinvolta in un vasto sistema di appropriazione indebita di somme raccolte presso il casello autostradale di Assago. Secondo la ricostruzione, la donna e altri due complici avrebbero utilizzato artifici e raggiri per incassare illegalmente i pedaggi autostradali.
La truffa si basava su una tecnica di “offuscamento” delle barriere ottiche: in questo modo gli imputati non registravano il passaggio dei veicoli e avevano campo libero per trattenere gli importi incassati senza segnalare anomalie. La vicenda ha sollevato preoccupazioni sulla gestione e controllo degli incassi in aree strategiche come i caselli autostradali.
Nel corso del processo, l’avvocato difensore della donna ha sostenuto che l’imputata non fosse presente nel luogo incriminato, avanzando l’ipotesi di uno scambio tra esattori durante i turni. Tuttavia, la Cassazione ha rigettato queste argomentazioni, sottolineando che la possibilità di uno scambio di tessere tra colleghi non era supportata da prove concrete. Il ricorso è stato dunque dichiarato inammissibile, con la condanna definitiva al pagamento di una somma di 3mila euro alla Cassa delle Ammende e alla rifusione delle spese legali della parte civile, la Milano Serravalle.
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