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«Conti in ordine senza aumentare tasse. Fondi record alla Sanità». I medici protestano #finsubito prestito immediato


Orgoglio e soddisfazione per una Manovra «di buon senso» e dai «conti in ordine». Da Bruxelles Giorgia Meloni prova ad allontanare gli echi delle proteste dei medici e a scardinare le ricostruzioni di chi la vorrebbe nemica giurata delle banche. A margine del vertice tra Ue e Consiglio di cooperazione del Golfo la premier si presenta ai giornalisti con il proposito dichiarato di «fare il punto» su una Legge di Bilancio che, nelle parole meloniane, mostra «la compattezza della maggioranza». Un’unione rimarcata davanti ad un drink, all’hotel Amigo, in un incontro di un’oretta con Antonio Tajani (in città per il vertice del Ppe e pronto a commentare con una «a sinistra non ce vonno sta») a cui si è aggiunto l’altro vicepremier Matteo Salvini, che oggi prenderà parte alla prima riunione dei Patrioti europei.

Nel menu, inevitabilmente quando al tavolo si è seduto anche l’aspirante commissario Raffaele Fitto, pure il sostegno al ministro che il prossimo 12 novembre affronterà l’audizione all’Europarlamento. 
Tornando alla Manovra, per Meloni le «non molte risorse a disposizione» sono state spese con «buon senso», riuscendo «senza alzare le tasse dei cittadini» a concentrarle su «quelle che consideriamo essere le priorità di questa Nazione». E quindi, riprendendo la conferenza stampa di presentazione tenuta al mattino dal ministro Giancarlo Giorgetti e dal viceministro Maurizio Leo (e in attesa di una ulteriore che si terrà lunedì, con la premier), su «redditi, salari, lavoro, sostegno alle imprese, salute dei cittadini e famiglia». Misure di cui Meloni rivendica la continuità con quanto fatto fino ad ora dall’esecutivo. Una strategia che si concretizza nell’aver reso strutturale l’accorpamento delle aliquote Irpef, nel taglio al cuneo (passato da contributivo a fiscale) e nel tetto allo stipendio per chi è ai vertici di enti privati che prendono contributi pubblici («Si prevede non possa esser superiore a quello del premier» dice Meloni). Misure “coperte” grazie «ai circa 3,6 miliardi» provenienti da banche e assicurazioni, ai 3,5 frutto dei tagli dei ministeri e dal «buon lavoro» svolto dalla riforma fiscale. 

LE CIFRE

A proposito di numeri Meloni si sofferma sulla «cifra record» di 136,5 miliardi di euro a cui arriverà nel 2025 il Fondo sanitario. «Mai cose tante» rivendica promettendo di discutere con le Regioni sulle priorità di spesa. Quando a Roma monta la protesta del sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed («Siamo di fronte ad una scandalosa mistificazione»), della fondazione Gimbe («Il ministero della Salute può considerarsi senza portafoglio») e delle opposizioni guidate da Schlein e Conte, a Bruxelles la premier rilancia puntando il dito contro chi l’ha preceduta. «Queste sono le risorse – scandisce – Se non avessimo speso allegramente gli scorsi anni ne avremmo messe di più». Un po’ lo stesso tono con cui Meloni allontana lo spettro di un impatto sul «consumatore finale» o di un malumore delle banche che ora chiede tempo per valutare il testo. «Abbiamo collaborato» spiega Meloni, «non vogliamo dare il segnale che le banche siano avversarie, e mi sembra che ci siamo riusciti».

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Più ironico è invece Giorgetti. «Dopo questa manovra i pescatori e gli operai saranno contenti. Qualcosa di meno, credo, le banche» dice il ministro, raggiante dopo aver strappato il sì dei colleghi in Cdm al Documento programmatico di bilancio (Dpb) e – soprattutto – alla prossima finanziaria. Più che sui numeri di una manovra che vale 30 miliardi contro i 25 preannunciati, il ministro tiene a rivendicare la sua filosofia. «Punto numero uno, attenzione ai redditi medio bassi e da lavoro dipendente che avranno una situazione migliore al passato. Nessun altro peggiorerà la propria situazione. Anche grazie ai sacrifici di banche e assicurazioni. Non ci saranno nuove tasse, mi spiace deludere le attese». E poi «attenzione particolare per la famiglia, con un sistema di calcolo delle detrazione che favorisca i nuclei numerosi, chiamiamolo quoziente familiare». Anche «con un contributo da mille euro per i nuovi nati». Giorgetti, poi, sembra rispondere alla sua maggioranza, che premeva per maggiore spesa. Ammette che durante il Cdm nessuno dei suoi colleghi «era contento». Ma rivendica che «la gestione prudente e responsabile della finanza pubblica ha creato spazi per rendere strutturali misure come il taglio al cuneo fiscale (salito fino ai redditi di 40mila euro, ndr) o le tre aliquote Irpef che qualcuno considerava una tantum». La manovra arriverà lunedì prossimo alla Camera. Anche quest’anno potrebbe essere chiesto alle forze di maggioranza di congelare gli emendamenti. La legge di bilancio però è un cantiere aperto: e non soltanto l’articolato è in via di completamento. Con le risorse in arrivo dal concordato preventivo fiscale per le partite Iva, il governo non esclude di tagliare l’aliquota mediana dell’Irpef (dal 35 al 34 per cento) o di potenziare la flat tax per gli autonomi.

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