Un aiuto al mondo italiano dell’innovazione: in arrivo la trasformazione in credito d’imposta della detrazione per chi investe in start-up e pmi innovative, con la clausola che lo assicuri per tre anni. Questa una delle principali novità previste dal disegno di legge Startup, approvato dal Senato quasi un mese fa e attualmente in discussione alla Camera, di cui il primo firmatario è il deputato della Lega Giulio Centemero, capogruppo in Commissione Finanze. Con l’introduzione del credito d’imposta si punta a incrementare gli investimenti in innovazione del 25%.
«Qualsiasi novità sotto forma di incentivo per il comparto dell’innovazione si muove nella giusta direzione ma manca ancora una visione d’insieme, senza la quale l’Italia non sarà davvero attrattiva e quindi competitiva» ha sottolineato Stefano Capaccioli, Of Counsel di 42 Law Firm.
Nello strutturare un sistema «normativo coerente e facile da consultare» vanno seguite quattro direttrici. In primis, vanno pensate «agevolazioni per investitori e soci delle pmi innovative soprattutto nella fase iniziale di lancio e sviluppo d’impresa».
Poi, considerando l’elevato tasso di fallimento delle startup (il 90% non ha successo), servono facilitazioni per la liquidazione e la cancellazione dal registro delle imprese delle startup.
Nondimeno, suggerisce Capaccioli, il comparto dell’innovazione potrebbe essere protagonista di sand box normative ad hoc, «dato che essere innovativi consiste nel non seguire le regole standard».
Da ultimo, servirebbe una norma che regoli «il diritto all’immigrazione dei nomadi digitali italiani ed esteri, così da attrarre i cervelli invece di perderli.
Non escludo che presto possa essere il momento dello Startup Act italiano, dato che il governo Meloni negli ultimi mesi si è dedicato all’enucleazione di testi unici». Linfa per le 14 mila start up italiane «che, con competenze di livello e italica capacità di arrangiarsi, hanno tutte le potenzialità di diventare unicorni e fare davvero innovazione». (riproduzione riservata)
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