Gli elicotteri in Vietnam di Francis Ford Coppola e una battutaccia infelice di Woody Allen hanno relegato la Valkiria di Wagner a un immaginario guerrafondaio. Ma né la Cavalcata che fa da sfondo alla mattanza di viet cong in Apocalypse Now, né “la voglia di invadere la Polonia” evocata sarcasticamente da Woody possono riassumere quella che, in realtà, è l’opera più densa e visionaria di Wagner, la più riuscita dell’intero Anello del Nibelungo e forse la più fantasmagorica nel trattare voci extraterrestri e un’ orchestra forgiata direttamente nell’antro di Efesto.
Dopo oltre tre decenni di assenza la Valkiria torna nel cartellone del Teatro Comunale di Bologna, rappresentata in due serate in forma di concerto (17 e 19 ottobre, ore 18, all’Auditorium Manzoni), nella seconda tappa dell’integrale nibelungico con Oksana Lyniv sul podio. Il prossimo anno, a conclusione di un progetto sostenuto a suo tempo dal filantropo Marino Golinelli, si ascolteranno Siegried e Crepuscolo degli dei.
Con il dramma più rappresentato e amato dell’intera Tetralogia si entra nel vivo della saga e degli intrecci tra il mondo degli dei e quello degli eroi tedeschi: tutto ha inizio con un incesto, quello tra Sieglinde e Siegmund, e con la morte di quest’ultimo per mano del malvagio Hunding.
Ma è il fallito tentativo di Brunhilde di difendere Siegmund che porta al cuore di Valkiria, ovvero il confronto tra il sommo nume Wotan e Brunhilde, accusata di aver interferito con i piani del Fato.
L’addio di Wotan alla sua prediletta, costretta al sonno “eterno” finché un uomo mortale non la risvegli, è forse il momento più commovente di tutto il teatro wagneriano e vale, da solo, le quattro ore e mezza richieste dall’impegnativa serata, cui partecipano le voci di Thomas Johannes Mayer (Wotan), Atala Schöck (nei panni della consorte Fricka), Stuart Skelton e Sonja Šari? (i gemelli Siegmund e Sieglinde), Ewa Vesin (la valkiria Brunhilde), mentre Albert Pesendorfer canterà nei panni di Hunding, tutte voci non meno che straordinarie e già abituate a calcare il palcoscenico di Bayreuth, dove Wagner viene rappresentato ogni anno dal 1876 secondo una prassi che sfiora il religioso.
Rossini inaugura il cartellone del teatro intitolato a Pavarotti e Freni
Negli stessi giorni, il 18 e 20 ottobre, si apre la stagione lirica di Modena: è una nuova produzione del raro “Mosè in Egitto” di Rossini a inaugurare il cartellone del teatro intitolato a Luciano Pavarotti e Mirella Freni. Mai, su questo palcoscenico, era stata presentata la versione che Rossini mise in scena al San Carlo di Napoli nel 1819, quando l’opera terminò tra le risate del pubblico per un problema tecnico insorto nel fatidico momento dell’apertura delle acque del Mar Rosso che sommergono l’esercito egiziano durante la fuga degli ebrei. Le scene del nuovo spettacolo, firmate da Nicolás Boni per la regia di Pier Francesco Maestrini, sono state realizzate nel laboratorio di scenografia del teatro modenese. Il ruolo del titolo sarà affidato al grande Michele Pertusi, affiancato da Dave Monaco (Osiride), Aida Pascu (Elcia), Mariam Battistelli (Amaltea) e Matteo Mezzaro (Aronne). Lo spettacolo approderà anche a Reggio Emilia e Piacenza. Per gli amanti dell’opera, un week-end da ricordare.
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