L’auto elettrica causa la perdita di posti di lavoro? In Spagna il PIL è quasi raddoppiato #finsubito prestito immediato

Calmi, non stiamo dicendo che la Spagna ha raddoppiato il suo prodotto interno lordo, semplicemente un rapporto dell’Associazione imprenditoriale per lo sviluppo e la promozione della mobilità elettrica (AEDIVE) in Spagna ha evidenziato che ogni euro investito nell’elettrificazione dei trasporti genera un ritorno di 1,8 euro su PIL.

La cosa più in controtendenza rispetto ai pregiudizi legati all’industria elettrica sono il numero di posti di lavoro in più: ben 500.000 secondo il rapporto. Certo, è bene ricordare che una transizione (lo dice il nome) prevede un’iniziale ricollocamento della forza lavoro, è inevitabile questo, tuttavia il saldo parrebbe essere positivo nel lungo periodo.

Questo del resto non è una novità, anche dal punto di vista storico: all’affinarsi delle capacità tecnologiche, la manodopera necessaria aumenta poiché più tecnologia equivale a più complessità e dunque più competenze necessarie. Può sembrare controintuitivo, ma questo rapporto vuole proprio sottolineare le capacità potenziali delle transizione elettrica.

Viene sottolineato infatti che il 90% degli investimenti nella mobilità elettrica coinvolge una vasta gamma di settori, dall’industria manifatturiera ai servizi finanziari, che crea un grande valore aggiunto, avvantaggiando l’intera economia. Con investimenti previsti per i prossimi dieci anni che raggiungeranno i 60 miliardi di euro nel paese iberico, si stima che il settore possa generare annualmente quasi 11 miliardi di euro, ovvero il 17,2% del PIL industriale spagnolo (i marchi tedeschi invece stanno rischiando molto a causa del mercato cinese che non compra più le loro auto).

Certo, c’è da dire che ci sono comunque delle sfide non da poco da affrontare: molte aziende nel settore faticano a raggiungere la redditività e lamentano una carenza di incentivi governativi sufficienti per attirare investimenti privati. Inoltre, il 25% delle aziende riconosce la necessità di migliorare le proprie capacità formative per soddisfare la crescente domanda di talenti specializzati, quest’ultimo, come già accennato, è un elemento chiave per la transizione.

Nonostante queste difficoltà, la fiducia nel futuro del settore rimane alta. Sette aziende su dieci prevedono un aumento dei ricavi superiore al 30% nei prossimi tre anni. Questo ottimismo è supportato dalla crescente domanda di veicoli elettrici e dalla necessità di raggiungere obiettivi climatici molto ambiziosi dell’Unione Europea.

C’è poi un altro tema infatti, non meno importante, che riguarda le scelte politiche riguardo la transizione elettrica: la politica può decidere in termini di tecnologie da utilizzare? Secondo il Ministro Gilberto Pichetto Fratin no. Egli ha evidenziato che, all’interno dell’industria automotive, è di fondamentale importanza una varietà di tecnologie senza che vi sia un predominio assoluto.

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