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Scontro tra regioni e governo sui tagli a sanità e enti locali #finsubito prestito immediato


Tagli agli enti locali nella legge di bilancio, definanziamento della sanità e autonomia differenziata. È scontro a tutti i livelli tra le regioni, quelle di centrodestra e di centrosinistra e tra queste ultime e il governo Meloni. Lo si è visto ieri a Bari dov’è in corso il «Festival delle regioni» al teatro Petruzzelli. Qui ieri ha parlato anche il ministro agli affari regionali Roberto Calderoli. «Definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) è una vittoria della democrazia – ha detto – Li attendiamo da 23 anni, arriveranno insieme ai costi standard verso fine anno, si spera, azzereranno le differenze tra Nord e Sud». Scettico si è mostrato il presidente campano Vincenzo De Luca che si è detto ironicamente «commosso». La legge sull’autonomia «non prevede costi aggiuntivi per lo Stato: non so come si conciliano le due cose, comincio ad avere qualche dubbio» ha detto dal palco rivolto a Calderoli in platea.

LO SCONTRO si è svolto fuori dal bel teatro barese dove i presidenti del centro-sinistra hanno attaccato la legge di bilancio di cui ieri ancora non si conosceva il testo ufficiale. Dovrebbe arrivare in giornata in parlamento dove è iniziato l’iter. Tra l’altro di questo testo dovrebbero parlare anche Meloni e Giorgetti in conferenza stampa stamattina. Alla Conferenza delle regioni è stato chiesta un’«intesa», da esprimere all’unanimità, proprio sulla manovra. Ed è su questo che è maturata una rottura. L’unanimità, almeno fino a ieri sera, non c’era.

EUGENIO GIANI, presidente della Toscana, è stato il più diretto: «Noi, insieme alla Puglia, alla Campania e all’Emilia non abbiamo espresso l’intesa – ha detto – Questa legge di bilancio è fortemente penalizzante, in generale verso gli enti locali e particolarmente con le Regioni». Il governo farà fare a loro i «sacrifici» che non ha chiesto di fare alle banche. Agli enti locali saranno chiesti tagli da 350 milioni nel 2025, 550 milioni nel 2026, 600 milioni nel 2027. In totale, all’incirca 1,5 miliardi di euro in tre anni.

LA FORMULA usata da Giorgetti ha scatenato le interpretazioni: «Contributo alla spesa pubblica molto più vantaggioso rispetto ai termini difficili imposti negli anni scorsi, cioè l’accantonamento di una quota delle spese correnti e delle spese di investimento». I presidenti delle regioni l’hanno intesa in senso opposto.

DI «PRELIEVO FORZOSO» ha parlato Giani. «L’invenzione di questo meccanismo – ha detto – ha portato l’anno scorso a una perdita per la Toscana di 40 milioni. Dal bilancio della regione devono ripassare allo Stato». Per Giani, con la prossima legge di bilancio «i 40 milioni diventeranno 65-70 milioni. Mi preoccupa il circolo vizioso. Per il 2026 e il 2027 queste cifre aumenteranno». Fino ad arrivare complessivamente alla cifra che sembra sia stata definita dal governo: in totale 1,5 miliardi da comuni, province e regioni.

DI TUTT’ALTRO AVVISO il presidente della conferenza delle regioni e del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: «Il governo non chiede un taglio netto – ha detto – Accantonamento significa che non spendiamo in spesa corrente, ma in spesa di investimento. Quindi i soldi restano alle regioni». Bisognerà vedere quando riusciranno a spenderli.

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POLEMICA c’è stata anche sul definanziamento o sul rifinanziamento della sanità. «Da un lato magari si danno risorse alla sanità, ma dall’altra si preleva alle Regioni» ha detto Giani. «In manovra non ci sono risorse per il personale neanche per il 2025. Io avrei messo 4 miliardi dell’Irpef sulla sanità» ha aggiunto De Luca. «Ci sono quasi sei miliardi di euro» ha ribattutto Fedriga. «Chi parla di tagli alla sanità mistifica i dati» ha detto Calderoli.

IL PROBLEMA DI FONDO è stato evidenziato dal presidente pugliese Emiliano: «Il taglio della spesa corrente rende impossibile migliorare la sanità – ha detto – L’Ue ha imposto il taglio della spesa corrente: il prossimo anno trasporto pubblico, Welfare, saranno fortemente ridimensionati. L’unica consolazione, pare per alcuni, è che gli stessi tagli vengono fatti anche per i ministeri. Però mentre i ministeri hanno una relazione con enti impersonali, quindi non hanno davanti le lacrime delle persone, le Regioni hanno questo problema».



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