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Casa green, i produttori delle pompe di calore ko nel 2024 puntano sullo stop al bonus caldaia #finsubito prestito immediato


Nei primi sei mesi del 2024 ne sono state vendute 47% in meno rispetto all’anno precedente. Il governo ora potrebbe rimettere mano a tutti gli incentivi per i sistemi di riscaldamento

Le pompe di calore, una delle tecnologie chiave nella corsa dell’Europa verso le emissioni zero, registrano un nuovo crollo. Nei primi sei mesi del 2024 ne sono state vendute il 47% in meno rispetto all’anno precedente, facendo piombare il settore in un periodo di forte incertezza. A pagare lo scotto è soprattutto l’Italia, che tra il 2022 e il 2023 fa registrare la contrazione più severa di tutti i mercati europei: -298mila unità vendute, un calo dovuto soprattutto alla fine degli incentivi del Superbonus 110%. Le pompe di calore rappresentano l’alternativa più moderna ed efficiente alle caldaie tradizionali. Innanzitutto, perché sono alimentati a elettricità, anziché a gas, e permettono dunque di ridurre notevolmente l’impronta ecologica degli edifici, responsabili del 36% delle emissioni di gas serra e del 40% dei consumi energetici di tutta l’Unione europea. In Italia, secondo un rapporto Ispra, 17,5 milioni di case (su 25,5 totali) erano riscaldata a metano.

Il primato dell’Ue nelle pompe di calore

La frenata delle vendite di pompe di calore in Europa è un segnale d’allarme particolarmente preoccupante non solo per le politiche ambientali ed energetiche, ma anche per quelle industriali. La produzione di pompe di calore rappresenta infatti uno dei pochi settori delle tecnologie pulite in cui l’Europa è attualmente leader a livello mondiale, con i prodotti delle aziende del Vecchio Continente che coprono il 73% della domanda europea. Nel 2022, l’Italia si è confermata come secondo datore di lavoro dell’Ue – dopo la Francia – nel settore delle pompe di calore, con 18.244 addetti impiegati. Quando si guarda però alla concentrazione di pompe di calore ogni mille abitazioni, la classifica cambia radicalmente. In testa ci sono i Paesi del Nord Europa: Norvegia (665,5), Finlandia (533,5), Svezia (437,5). L’Italia si piazza al settimo posto con 138,9 pompe di calore ogni mille abitazioni, poco sopra la media Ue (130,6).

Il calo delle vendite delle pompe di calore e gli incentivi da riformare

Negli ultimi due anni, le pompe di calore hanno fatto registrare un crollo delle vendite in Europa, principalmente per due motivi: politiche di incentivi all’acquisto poco efficaci e prezzo del gas in discesa. Il calo più vistoso riguarda l’Italia, che sconta la fine delle maxi-detrazioni introdotte con il Superbonus 110%. Secondo un report del think tank Reform, è proprio alle politiche di incentivi che si dovrebbe rimettere mano per aiutare il settore a ripartire. L’analisi ha preso in esame le politiche introdotte da dieci governi europei per valutarne l’efficacia. La Francia guida la classifica con un punteggio di 69/100, ma il suo mercato delle pompe di calore è stagnante dal 2023. La Repubblica Ceca segue al secondo posto con il 65%, mentre Polonia e Germania sono a pari merito al terzo posto con il 61%. L’Italia si ferma al punteggio di 54, con gli esperti che segnalano la necessità di incentivi più accessibili, con coperture più alte (per far fronte all’investimento iniziale) e tempi di rimborso più brevi (rispetto ai dieci anni previsti dalle regole in vigore).

Il confronto sull’efficacia degli incentivi all’acquisto di pompe di calore, misurata dal Reform Institute

Gli obiettivi del Green Deal a rischio

Se il trend attuale dovesse proseguire, avverte il think tank Reform, l’Ue rischia di arrivare alla scadenza del 2030 con 45 milioni di pompe di calore installate, 15 milioni in meno rispetto agli obiettivi fissati con il Green Deal. Questo ritardo si tradurrebbe nell’emissione in atmosfera di circa 45 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, che equivalgono a quanto emette annualmente l’intera Danimarca. Nel 2023, la Commissione europea avrebbe dovuto pubblicare un «piano di azione» sulle pompe di calore per chiarire la propria strategia. Il documento è stato posticipato però a dopo le elezioni e ci si aspetta che sia il nuovo esecutivo di Ursula von der Leyen, probabilmente per voce della commissaria spagnola Teresa Ribera, a riaprire il dossier e annunciare eventuali nuove iniziative.

Stop agli incentivi per le caldaie a gas dal 2025

La transizione da caldaie a gas a pompe di calore è tornata sotto i riflettori dopo l’approvazione nel 2023 della Direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici (Epbd), ribattezzata in Italia «direttiva Case Green». Il provvedimento europeo fissa l’obiettivo per il settore edilizio di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in linea con la strada tracciata dal Green Deal. I target di riduzione delle emissioni sono graduali e spalmati su una serie di scadenze intermedie, ma c’è una prima novità che scatterà già il 1° gennaio 2025. A partire da quella data, infatti, i governi non potranno più incentivare l’acquisto di sistemi di riscaldamento alimentati con combustibili fossili. Questo significa che non si potrà più richiedere la detrazione al 50% prevista per le nuove caldaie alimentate a gas.

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