Manifestazioni contrapposte con i big nazionali. Domani e lunedì la sfida tra Bucci e Orlando
Un lungo pomeriggio di botta e risposta, di affondi e di bordate, a chiudere una campagna elettorale che pone gli elettori liguri, come ha detto uno dei candidati, di fronte ad un bivio: o di qua, con il sindaco Marco Bucci chiamato a proseguire il lavoro di Giovanni Toti, o di là, con Andrea Orlando per voltare pagina e aprire una stagione nuova.
I comizi
Le due manifestazioni di chiusura della campagna elettorale, con tutti i leader di centrodestra e di centrosinistra presenti (salvo Carlo Calenda in collegamento video), hanno reso ancor più plastiche le differenze. Dal format, classica convention berlusconiana ai Magazzini del Tessile per il centrodestra, all’assemblea popolare affollata al Politeama per il centrosinistra, fino ai toni e ai contenuti. Con un discrimine fondamentale: la figura del governatore uscente, arrestato e poi uscito di scena dall’inchiesta giudiziaria che lo ha travolto con un patteggiamento.
Matteo Salvini è stato l’unico a chiamarlo in causa con nome e cognome, dicendo che «non rinneghiamo nulla dei suoi 9 anni di governo della Regione». La premier Giorgia Meloni, invece, ha evitato di citarlo espressamente ma ha ironizzato sul centrosinistra: «Solo pochi mesi fa pregustavano una vittoria schiacciante perché noi stavamo vivendo una “situazione difficile”. Ma si sono svegliati sudati perché sono chiamati a fare i conti con la realtà di una bellissima stagione di sviluppo e rilancio che noi non vogliamo interrompere». Anche Bucci non ha evocato il governatore uscente. Ma si è infilato sulla sua scia assicurando che «la Liguria non torna indietro».
Tutt’altro giudizio sull’altro fronte. «Si scrive Bucci, si legge Toti» il primo attacco della segretaria del Pd Elly Schlein. «Vogliamo un governo della Liguria che sia per tutti e non per Toti — la seconda stoccata — perché qui c’è piena continuità con il vecchio sistema di potere». «Il sistema Toti è marcio, va cancellato» è arrivato di rinforzo il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. «Quel sistema ha prodotto disfunzioni e negatività che hanno fortemente compromesso la Regione» ha concluso.
Ma è stato solo uno dei tanti scambi ad alta intensità polemica del pomeriggio, dove non sono mancate anche parole forti, come quando Orlando ha tacciato gli avversari di essere «razzisti» o quando il segretario di Forza Italia Antonio Tajani e il collega leghista Salvini hanno evocato brogli nelle urne. «Dobbiamo difendere il voto anche durante lo spoglio» ha detto il primo. «Occhio ai trucchetti elettorali» ha aggiunto il secondo.
Gli scontri
L’apice è stato toccato con il botta e risposta tra Meloni e Conte. «Ci vuole veramente una faccia “de marmo de Carrara” per sostenere che avremmo potuto fare di più per le pensioni» l’affondo della premier. «Meloni ha la faccia di una bugiarda seriale per parlare dei costi e non dei ritorni del Superbonus sull’occupazione e la crescita del Paese» la replica piccata. La presidente del Consiglio si è scontrata con Schlein sulle spese per la sanità. Di qui, la rivendicazione di aver aumentato la spesa sanitaria dal 2019 ad oggi di 22 miliardi («non sanno la matematica, usino la calcolatrice»; di là, il richiamo a tenere in considerazione il rapporto con il Pil («Meloni dà i numeri e mente sapendo di mentire. E sappia che in Liguria ci vogliono 430 giorni per una colonscopia»). Tajani e Conte, invece, hanno battibeccato sul ponte Morandi. Per il leader di FI «se avessero fatto costruire la Gronda, magari non sarebbe caduto». La replica del presidente M5S: «Voglio dire a Tajani che il crollo del ponte di Genova è dovuto ad Autostrade per l’Italia che non ha effettuato la manutenzione. Basta proteggere gli amici».
La scena, insomma, l’hanno rubata i leader (e la premier ha dovuto vedersela anche con i balneari piuttosto risentiti); ai due veri e unici sfidanti della partita di domani e lunedì sono rimaste le briciole di una campagna partita all’insegna della cavalleria e finita a colpi di «carinerie». «Io ci ho messo la faccia. Non era la situazione migliore per farlo ma penso che sia mio dovere» il congedo di Bucci con un riferimento alla malattia che ha strappato una standing ovation. «Mi avete voluto bene e io vi voglio bene» la chiusura di Orlando tra gli applausi degli oltre 1.200 presenti al Politeama.
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