Le mense universitarie sono percepite poco sostenibili dagli studenti. Che ora vengono ‘sfidati’ dai loro Atenei a renderle migliori, dal punto di vista sia del cibo sia della conformazione degli spazi. Proposte che saranno valutate e poi inserite nelle prossime gare d’appalto. È questo il succo del progetto ‘Musa’, che riguarda i servizi di ristorazione universitari a Bologna e Parma, messo in campo dai due Atenei emiliani in collaborazione con Ergo, l’agenzia regionale per il diritto allo studio. Martedì scorso, 22 ottobre, in occasione dell’Alma Fest, è stato fatto un primo test alla mensa della Facoltà di Ingegneria a Bologna, spiegando il contenuto del progetto agli studenti seduti ai tavoli e facendo loro anche alcune interviste. Ma in cosa consiste? In sostanza è stata lanciata una ‘challenge’, una sfida a cui si può partecipare come singoli o in gruppo. Gli studenti sono chiamati a presentare entro il prossimo febbraio le loro proposte per rendere le mense universitarie “al 100% sostenibili”. Le idee saranno poi inserite nei nuovi capitolati d’appalto che dovrebbero essere pubblicati in primavera. Non si parla solo di cibo, ma anche di proposte per migliorare gli stessi punti di ristoro, da vedere come spazi polifunzionali e non solo per mangiare. La mensa di Ingegneria a Bologna, ad esempio, già oggi al pomeriggio viene utilizzata come sala studio. Un progetto avviato un anno fa da Ergo in collaborazione con Ateneo e Camst, che prevede anche una pulizia straordinaria dei locali e che ad oggi “funziona bene”. Il gruppo di ricercatori che sta portando avanti il progetto è formato da 15 studiosi del dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari e di quello di Psicologia di Bologna, insieme al dipartimento di Scienze degli alimenti e del farmaco di Parma.
Il progetto sulle mense universitarie ha visto anche un ‘antipasto’. A inizio anno, infatti, è stato diffuso tra gli studenti di Parma e Bologna un questionario per capire quali comportamenti adottano dal punto di vista dell’alimentazione e della sostenibilità, quali sono i fattori che determinano le loro scelte in campo alimentare e qual è la loro preoccupazione per le questioni ambientali. Sono state raccolte 600 risposte e dai risultati, ancora preliminari, emerge in particolare che chi cerca di mangiare con un minore impatto ambientale evita di servirsi alle mense universitarie, che sono percepite appunto come poco sostenibili. Un’idea che però è soprattutto di chi non le frequenta, precisano i ricercatori, al contrario invece di chi utilizza i servizi di ristorazione universitaria. Le mense universitarie, assicura in realtà Ergo, seguono le prescrizioni contenute nelle norme e i criteri ambientali minimi previsti. E’ quindi prevista tra le altre cose una percentuale di prodotti bio e a chilometro zero, la possibilità dell’asporto e un corretto smaltimento dei rifiuti. Da qualche anno sono disponibili anche piatti e menù vegetariani, mentre prima era un’eccezione. “Il fatto è che la sostenibilità ha un costo- spiega alla ‘Dire’ la direttrice di Ergo, Patrizia Mondin- e quindi bisogna contemperare tutte le esigenze, perchè gli studenti si aspettano anche di pagare un prezzo contenuto”. Per questo nella mensa Irnerio a Bologna, e in alcuni punti di ristoro a Parma, si è sperimentato un diverso modo di servire il pranzo, superando il concetto del vassoio e dando la possibilità di avere l’equivalente nutrizionale di un pasto completo combinando diversi alimenti. A Parma si è lavorato invece sulla comunicazione, assegnando dei bollini ai piatti più sostenibili. Un’idea che Ergo vorrebbe ora estendere anche alle altre mense.
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