l presidente di Federauto (concessionarie auto), Massimo Artusi, lancia l’allarme: il disegno legge Bilancio 2025 sembra assumere un connotato penalizzante per l’intero comparto dell’automotive. Perché? Prevede tagli lineari per diversi miliardi di euro alle misure di sostegno al rinnovo del parco delle vetture e dei veicoli commerciali, senza includere nel contempo misure alternative. Artusi parla di difficoltà che il sistema automotive sta affrontando, per rispondere ai target e alle scadenze sfidanti, in realtà irrealistiche posti dall’Unione europea. C’era da attendersi – dice – una manovra che mettesse in priorità misure di sostegno al settore, anziché tagli draconiani.
Le prime tre batoste all’auto
Uno. Meno incentivi auto.
Due. Decurtazione dei fondi per l’autotrasporto.
Tre. Non si prevede nel contempo misure di supporto al settore riguardante una revisione complessiva del sistema di tassazione in grado di alleggerire il carico fiscale. A beneficio di chi? Di famiglie e imprese che intendono investire per acquistare un’auto o un veicolo commerciale nuovo. Morale: si sta rinunciando a perseguire una politica di rilancio del comparto automotive. È necessario avviare una profonda revisione della fiscalità sugli autoveicoli, nel solco di quanto previsto dalla legge Delega approvata lo scorso anno. Vedremo cosa deciderà il Parlamento.
Anfia all’attacco
Per l’Anfia (filiera) “è un inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in maniera clamorosa l’importante attività che lo stesso governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione, e che annulla i mesi di intenso lavoro del Tavolo Sviluppo Automotive”.
Per la Difesa
In teoria, si tolgono di oltre 4,6 miliardi di euro dal fondo automotive destinato all’adozione di misure a sostegno della riconversione della filiera: soldi che vanno alla Difesa. Il dubbio dei soldi per le armi all’Ucraina. Le armi da inviare a Volodymyr Zelens’kyj sono carissime. Pertanto, si usano le forbici ovunque: auto, sanità, istruzione, manutenzione ordinaria di strade, pensioni, bonus, incentivi vari. Austerità in economia di guerra, come l’Unione europea desidera: tutti contro Putin.
Sindacati agguerriti
Fim, Fiom e Uilm esprimono profonda preoccupazione e ferma contrarietà per la decisione del governo di tagliare al fondo automotive 4,6 miliardi di euro, pari all’80% delle risorse previste: in un momento in cui l’intero comparto automotive si trova in una fase di profonda trasformazione e crisi, risulta fondamentale un forte sostegno per garantire la competitività del settore, la difesa dell’occupazione e l’innovazione tecnologica, indispensabile per affrontare le sfide del futuro. Parole dei segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella. Morale: dopo la mobilitazione dello scorso 18 ottobre, anziché trovare ascolto e una risposta positiva, c’è un provvedimento che va nella direzione opposta a quella auspicata, mettendo a rischio il futuro di migliaia di famiglie e la sopravvivenza di una filiera strategica per il Paese.
Serve l’inverso
No, non bisogna tagliare, ma anzi aggiungere risorse per l’auto, dicono i sindacati. Tutto in linea con le necessità attuali e con quanto si dovrà ottenere anche a livello europeo, per una giusta transizione ecologica e occupazionale. Le tre sigle chiedono con urgenza una convocazione ufficiale da parte della presidenza del Consiglio, con la partecipazione delle segreterie di Fim, Fiom e Uilm, dei vertici di Stellantis e delle aziende della componentistica, affinché si possa discutere insieme delle misure necessarie per salvaguardare l’industria automobilistica italiana e i suoi lavoratori.
Chissà, forse pesano il ko Stellantis nelle vendite e il mancato avvio della Gigafactory di Termoli. Come dire: io Stato alloco risorse per l’auto, per la produzione in Italia, ma poi non ho risultati. Allora tolgo risorse.
Sconcerto Unrae
L’Unrae (Case estere) esprime profondo sconcerto e preoccupazione per la decisione del governo di sottrarre 4,6 miliardi (dei 5,8 residui per il periodo 2025-30) dal Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore automotive e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti. Lo si evince dal testo del Bilancio Finanziario dettagliato per capitoli di spesa dei singoli ministeri. Tutto arrivato senza interlocuzione con la filiera auto. La decisione contraddice clamorosamente le dichiarazioni di intenti pronunciate dal ministro Urso in sede di Tavolo Automotive il 7 agosto scorso.
I rischi? Non raggiungere i target ambientali fissati a livello europeo. Arrestare immediatamente il processo di transizione verde, già in forte ritardo in Italia rispetto ad altri mercati e ad altri Paesi produttori concorrenti. Bloccare definitivamente il rinnovo di un parco circolante sempre più vetusto, insicuro ed inquinante. Infatti i capitoli di spesa riservati ad altre industrie vengono ridotti mediamente del 5-10%, mentre il Fondo automotive subisce un taglio dell’80%. Questa drastica misura non appare giustificata da situazioni di bilancio emergenziali, e si manifesta in un periodo particolarmente critico per il mondo dell’auto, che sta affrontando sfide senza precedenti sia in Italia che in Europa.
La quarta mazzata all’auto
Col disegno legge Bilancio vistato dalla ragioneria generale dello Stato, nei desideri si incentiva l’acquisto di auto aziendali elettriche e termiche ibride plug-in: in realtà, aumenteranno le tasse per i modelli più diffusi nelle flotte delle imprese, con vantaggi per i conducenti di macchine molto inquinanti. Paradossale. Lo dice la riforma della tassazione del fringe benefit nella manovra di fine 2024 per il 2025. C’è una modifica dell’imposizione fiscale sulla retribuzione aggiuntiva derivante dall’assegnazione di una macchina di proprietà dell’azienda: la usi per lavoro e per esigenze personali.
Oggi, la tassazione si basa sulle emissioni di CO2 con quattro fasce di emissioni, e percentuali da applicare al costo in €/km. Tutto scritto nelle tabelle ACI per il modello. Da moltiplicare per una percorrenza standard di 15 mila km l’anno. 0-60 g/km 25%, poi 61-160 g/km 30%, quindi 161-190 g/km 50%, infine oltre 190 60%. Se il disegno diverrà legge, allora ci si baserà sull’alimentazione: auto elettriche 10%, termiche ibride plug-in 20%, altre alimentazioni di qualunque genere 50%. Per esempio, se ti danno l’Alfa Romeo Tonale 1.5 160 CV Mhev TCT7 Sprint (27 g/km CO2), ora il fringe benefit è di 0,6687 €/km x 15.000 x 30% = € 3.009,15; domani 0,6687 €/km x 15.000 x 50% = € 5.015,25. Per i contratti stipulati dal 1° gennaio 2025: per i veicoli immatricolati e concessi in uso dal 1° gennaio 2025.
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